CANTO I PROEMIO DEL PURGATORIO

CANTO I PROEMIO DEL PURGATORIO

CANTO I PROEMIO DEL PURGATORIO


“Per correr miglior acque alza le vele”

  • Caratteristiche del Purgatorio:
    1. anche se la teologia più autorevole gli consigliava di porlo sotto terra, Dante lo volle all’aria aperta, forse per marcare meglio la differenza con l’Inferno
    2. è immaginata dunque un’isola, unico punto saldo nell’immensità dell’oceano disabitato, che copre tutto l’emisfero australe, sulla quale c’è una montagna a forma di cono con la punta smussata, che finisce in pianura; essa è più alta di qualsiasi altro monte della terra; tra la sua base e il mare c’è tutto intorno una spiaggia; il Purgatorio propriamente detto comincia ad una certa altezza della montagna ed è fuori dall’atmosfera terrestre
    3. parte inferiore = Antipurgatorio, per coloro che si pentirono all’ultimo momento della vita > devono attendere un po’ prima di essere ammessi all’espiazione
    4. parte superiore = Purgatorio vero e proprio, diviso in 7 girono, enormi gradini sui quali espiano i colpevoli dei 7 vizi capitali in ordine decrescente di gravità dal basso all’alto
    5. vizi divisi in tre zone (come nell’Inferno):

superbia/invidia/ira= coloro che amarono il male del prossimo

accidia= insufficiente amore per Dio (vero bene)

avari e prodighi/golosi/ lussuriosi= coloro che amarono troppo i beni terreni

    1. sulla pianura boscosa alla sommità della montagna c’è il Paradiso Terrestre, perfettamente agli antipodi di Gerusalemme
    2. INFERNO= 10 partizioni (vestibolo + 9 cerchi)

PARADISO= 10 cieli

PURGATORIO= 10 zone (Spiaggia , Antipurgatorio, 7 gironi + Paradiso Terrestre)

    1. Il Purgatorio è diverso dall’Inferno anche per la sistemazione dei peccati: non c’è più la capillare distinzione dell’Inferno, ma semplice applicazione della dottrina della Chiesa; perché mentre i dannati scontano azioni specifiche delle quali saranno colpevoli in eterno, i purganti espiano solo la loro generica propensione a certe colpe, che col pentimento hanno già cancellato!
    2. Col Purgatorio si recupera il concetto di tempo (annullato dalla dannazione eterna e dalla beatitudine eterna degli altri due regni), perché le anime purganti attendono il trascorrere del tempo che li separa dalla loro salvezza. Si recupera anche il paesaggio, non più tetro e oscuro (come nell’Inferno) né ancora ultra-umano (come nel Paradiso)
    3. Verso i personaggi Dante non è spietato perché non insiste sulle loro colpe (essendo essi lavati dal pentimento agli occhi di Dio) e spesso non sono visti come peccatori ma come vittime (Jacopo del Cassero, Pia senese, canto V)

  • Si inizia con un’invocazione alle Muse  ed in particolare a Calliope
  • Dante, uscito dalle tenebre infernali, gode della purezza dell’aria serena e guarda con piacere la volta celeste illuminata dalle stelle, soprattutto da 4 stelle (= prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), che non furono viste da nessuno eccetto Adamo ed Eva (che furono nel Paradiso Terrestre…) e compiange il nostro emisfero perché privo della loro bellezza
  • Apparizione di Catone Uticense (“un veglio solo/ degno di tanta reverenza in vista…”), con lunga barba e capelli bianchi, sul cui volto si riflette la luce delle 4 stelle, che lo illuminano come farebbe il sole (forse per indicare che queste 4 virtù risplendettero nella sua figura, anche se visse prima del Cristianesimo?)
  • Rampogne di catone, che, credendo che i due poeti siano dei dannati, chiede con tono sdegnato se siano per caso cambiate le leggi dell’Inferno o, se no, come abbiano fatto ad infrangerle. Virgilio fa inginocchiare Dante e spiega a Catone la loro vera condizione, la motivazione del viaggio e lo supplica anche in nome della sua amata Marzia (la moglie, che è nel Limbo) di lasciar loro visitare il regno di cui egli è il custode.
  • Catone risponde che Marzia fu per lui importante finché furono in vita, ma ora che è al di là dell’Acheronte ella non può più influire su di lui… Tuttavia, se il loro viaggio è voluto dal cielo, egli non vuole opporsi, ma chiede che siano tolte dal volto di Dante le tracce dell’Inferno lavandoglielo e che i suoi fianchi siano cinti da un giunco colto sulla spiaggia dell’isola
  • Sono atti simbolici e liturgici, dei  quali è pieno tutto il Purgatorio
  • Catone morì nel 46 a.C.  Rimase nel Limbo un’ottantina d’anni, finché Cristo scese lì e ne trasse gli Ebrei giusti e i Patriarchi dell’Antico Testamento per farli beati e pose Catone a custodia del Purgatorio
  • Perché Dante scelse per questo compito Catone, che era un pagano, un suicida e un anticesariano (mentre Dante credeva nella provvidenzialità della vittoria di Cesare)? Forse perché ammirava la fermezza del suo carattere, la sua severità nell’adempimento del dovere fino in fondo. Non lo turbava l’idea del suicidio (anticristiano…)  perché non era stato compito per motivi personali ed egoistici, ma per dare un grande esempio ed accendere nel mondo l’amore per la libertà. Anche Dante, a detta di Virgilio, aspirava alla libertà (“libertà vo cercando, ch’è sì cara/ come sa chi per lei vita rifiuta” vv. 71/72), anche se la sua era una libertà non politica o morale, ma più profonda, spirituale > Dante si sente vicino a Catone, che combatté strenuamente per i suoi ideali, fino alla morte.  Infine Catone era uno stoico, e lo stoicismo in molti punti convergeva con il Cristianesimo (eccetto l’idea del suicidio, ovviamente…)
  • Catone è un “magnanimo” per le sue azioni e gli alti ideali, come Capaneo ed Ulisse, ma a differenza di loro riconosce che l’energia morale (e/o fisica) deve essere accompagnata dall’umiltà (= senso dei propri limiti), perché non sia superbia! Perciò invita Virgilio a recingere Dante con un giunco, simbolo di umiltà (“umile pianta”), che, oltre ad essere inesauribile perché rinasce ogni volta che è colta, è flessibile, cede alle percosse del vento. Così a Dante serve umiltà per riconoscere i propri torti e secondare le percosse della punizione divina