CANTO 6 INFERNO RIASSUNTO

CANTO 6 INFERNO RIASSUNTO


-Al risveglio Dante si ritrova nel terzo cerchio, dove i dannati per il peccato di gola giacciono prostrati da una pioggia scura, mista di grandine e neve, e vengono dilaniati da Cerbero, un mostruoso cane a tre teste con elementi umani. Non appena Virgilio ha placato la ferocia del custode dandogli in pasto una manciata di terra, un dannato si leva a sedere e richiama l’attenzione di Dante, dicendogli di essere fiorentino e di chiamarsi Ciacco. Alle domande di Dante sul futuro di Firenze, sulla situazione presente e sulle cause della discordia attuale, Ciacco risponde profetizzando un primo, effimero, successo dei guelfi bianchi seguito entro breve tempo da una più duratura vittoria della parte nera; quindi il dannato esprime un severo giudizio sulla condizione morale della città e indica nei vizi l’origine delle contese. Infine, dopo aver dato notizie sul destino ultramondano di eminenti personaggi fiorentini, Ciacco ricade a terra. Quindi Dante e Virgilio riprendono il cammino e, parlando della sorte dei dannati dopo il giudizio universale, arrivano sul ciglio del quarto cerchio, dove li attende Pluto.


1-33 Dante riprende i sensi ed ai suoi occhi si presentano nuovi peccatori e nuove sofferenze: si e giunti infatti al terzo cerchio in cui vengono puniti i golosi.

Una pioggia fredda e nera mista a grandine e neve cade incessantemente sulle anime dei dannati prostrati nel fango, rintronati dagli assordanti latrati e scuoiati dalle unghiate di Cerbero, mostro con tre fauci dagli occhi vermigli, la barba ispida ed unta, il ventre largo: il demonio custode del girone. Alla vista dei due poeti la fiera smania e strepita, colta da violento furore, ma Virgilio l’acquieta gettandole manciate di terra tra le fauci.

34-75 Tutte le anime giacciono nel fango, ma tra esse una si leva a sedere al passaggio dei due pellegrini: è il fiorentino Ciacco, sfigurato dai patimenti, che, fattosi riconoscere da Dante, ne soddisfa il desiderio di conoscenza circa l’esito delle discordie a Firenze, l’esistenza di qualcuno che si mantenga al di sopra delle parti, l’origine delle contese nella città.

Le risposte del dannato sono dolorose per il poeta: dapprima lo scontro sara vinto dalla parte se1vaggia, i Bianchi, ma prima che siano passati tre anni i Neri riusciranno a prevalere con 1’aiuto di Bonifacio imponendo un giogo pesantissimo alla parte avversa; due sono i giusti, ed inascoltati; l’origine delle discordie è dovuta alla superbia, all’avarizia ed all’invidia.

76-93 Ciacco si interrompe e D. lo prega di fargli ancora conoscere la sorte di Farinata[4], del Tegghiaio[5], di Iacopo Rusticucci[6], di Arrigo[7] e di Mosca[8], tutti cittadini distintisi nell’impegno civile a Firenze[9]: ma per nessuno di costoro i meriti politici sono valsi a salvarli, tutti giacciono all’Inferno.

Prima di tacere per sempre Ciacco prega il poeta di ricordarlo al dolce mondo; poi, dopo aver distorto gli occhi da D., ricade nel fango con gli altri dannati.

94-115 Virgilio ricorda a Dante che l’anima del suo concittadino si ridesterà nel giorno del giudizio universale, quando tutti i dannati rivestiranno le propri spoglie mortali ed udranno la sentenza di condanna alla dannazione eterna.

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