Breve storia del Concilio Vaticano II

Breve storia del Concilio Vaticano II

La decisione di Giovanni XXIII


Angelo Roncalli, eletto al soglio pontificio il 28 ottobre 1958, tre mesi dopo l’elezione, il 25 gennaio 1959, annunciò ai cardinali riuniti, nella Basilica di San Paolo, un sinodo romano, un concilio ecumenico e l’aggiornamento del codice di diritto canonico.

La preparazione

Il 5 giugno 1960 iniziò la reale preparazione del concilio, che sarebbe durata due anni.

Nel Natale del 1961 il concilio venne ufficialmente convocato per l’11 ottobre 1962.

I lavori del Concilio

Alla seduta inaugurale l’11 ottobre 1962 presero parte 2.540 padri conciliari, quasi i cinque sesti dell’episcopato mondiale,1 “un’immagine della Chiesa di Gesù Cristo che abbraccia tutto il mondo, nella quale i popoli della terra si sanno uniti nella sua pace.

“I concili precedenti erano stati quasi sempre convocati per una questione concreta alla quale dovevano rispondere. Questa volta non c’era un problema particolare da risolvere. Ma proprio per questo aleggiava nell’aria un senso di attesa generale: il cristianesimo, che aveva costruito e plasmato il mondo occidentale, sembrava perdere sempre più la sua forza efficace. Appariva essere diventato stanco e sembrava che il futuro venisse determinato da altri poteri spirituali. La percezione di questa perdita del presente da parte del cristianesimo e del compito che ne conseguiva era ben riassunto dalla parola “aggiornamento”. Il cristianesimo deve stare nel presente per potere dare forma al futuro. Affinché potesse tornare a essere una forza che modella il domani, Giovanni XXIII aveva convocato il concilio senza indicargli problemi concreti o programmi. Fu questa la grandezza e al tempo stesso la difficoltà del compito che si presentava all’assemblea ecclesiale”2.

Vennero create le commissioni conciliari, composte da 16 membri eletti dalla base e di 8 nominati dal papa; più gli esperti.

Per la prima volta furono invitati al Concilio degli osservatori cristiani non cattolici.

L’allocuzione iniziale di Giovanni XXIII, la Gaudet Mater Ecclesia segnò il punto culminante della cerimonia d’apertura.

Il papa ricorda i concili passati segno della vitalità della Chiesa, della sua ricchezza di tradizioni (orientale ed occidentale) e della continuità del magistero; confuta la visione pessimistica dei “profeti di sventura” che vedono nel presente un male da cui difendersi e guardano con nostalgia al passato; afferma che scopo del concilio sarebbe stato quello di proporre in forma adatta agli uomini del nostro tempo la dottrina e la tradizione cristiana; in altri termini il contenuto della fede, che è e resta immutabile, doveva essere esposto in modo moderno all’uomo di oggi; infine il pontefice ricordava che eventuali condanne di errori doveva essere fatta in modo positivo.

Primo periodo: 1962

Molti padri conciliari, tra cui lo stesso papa Giovanni, pensavano ad una conclusione rapida del concilio, addirittura per il Natale del ’62. Ma i fatti dimostrarono che l’assemblea non avrebbe accettato pedissequamente decisioni prese dall’alto.

Il 22 ottobre iniziarono le discussioni sullo schema della liturgia, in cui, tra le altre cose, si parlava della comunione sotto le due specie, delle lingue volgari, e della riforma dei libri liturgici.

L’8 dicembre si chiudeva il primo periodo senza che nessuno degli schemi presentati fosse approvato.

I continenti erano così rappresentati: 1060 europei (423 italiani, 144 francesi, 87 spagnoli, 59 polacchi, 29 portoghesi); 408 asiatici;

 

africani; 416 nordamericani; 620 sudamericani; 74 dell’Oceania; 129 religiosi. Mancavano, per ovvie ragioni, i vescovi albanesi, lituani, rumeni, molti cecoslovacchi, ungheresi e cinesi.

Inedito del Santo Padre Benedetto XVI pubblicato in occasione del 50° anniversario del Concilio Vaticano II

 

L’intersessione 1962-1963

L’11 aprile 1963 usciva la Pacem in terris, l’enciclica nella quale per la prima volta un papa si rivolgeva a tutti gli uomini di buona volontà. In essa il papa riassume i diritti fondamentali di tutti gli uomini, la necessità di una solidarietà fra le nazioni, ed insieme apre a nuove prospettive: è accennata la libertà di coscienza; è riconosciuta la possibilità di una collaborazione tra forze cattoliche e forze di altra ispirazione; si riconosce superata l’idea di una Chiesa che detta direttive immediate nella politica. La sera del 3 giugno 1963 Papa Giovanni moriva.

Il Conclave si aprì il 19 giugno e due giorni dopo veniva eletto papa il card. Montini, che prese il nome di Paolo VI.

Il nuovo papa continuò il concilio e lo portò a termine, dandogli ordine e metodo, nella scia degli ideali del predecessore.

Secondo periodo: 1963-1964

Il 29 settembre 1963 Paolo VI apriva il secondo periodo conciliare con un’allocuzione, in cui affermava che tema principale sarebbe stato quello della Chiesa, il suo rapporto con Cristo, la sua riforma, il dialogo con i fratelli separati, il dialogo col mondo intero.

Il secondo periodo è caratterizzato dall’approvazione della costituzione sulla liturgia, con la Sacrosanctum Concilium, e del decreto sulle comunicazioni sociali, l’Inter Mirifica.

Terzo Periodo: 1964

La costituzione sulla Chiesa Lumen Gentium venne approvata il 21 novembre (2151 sì e 5 no).

Lo stesso giorno venne approvato il decreto sulle Chiese Orientali (Orientalium Ecclesiarum), che riconosceva il pluralismo liturgico, disciplinare, spirituale della Chiesa cattolica, e il decreto sull’ecumenismo (Unitatis redintegratio).

Quarto periodo: 1965

Nell’ultima fase conciliare, si assistette ad una vera corsa contro il tempo. Moltissimo restava ancora da fare (fino ad allora solo cinque documenti erano stati approvati).

La dichiarazione Dignitatis Humanae venne approvata il 7 dicembre 1965 e rappresenta nella storia della

Chiesa un documento eccezionale che chiude un periodo secolare.

Altri documenti approvati in quest’ultimo periodo:

il 28 ottobre la dichiarazione sulle religioni non cristiane (Nostra Aetate), con il capitolo sugli Ebrei che dava un colpo definitivo all’antisemitismo;

il 18 novembre era votata la costituzione sulla rivelazione (Dei Verbum);

il 7 dicembre era approvata la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (Gaudium et Spes), documento che chiude l’epoca delle condanne e della sfiducia nei confronti del mondo.

Lo stesso giorno, in una dichiarazione letta contemporaneamente a Roma e a Istanbul, Paolo VI e il patriarca Atenagora di Costantinopoli cancellavano le reciproche scomuniche.

Chiusura del concilio

L’8 dicembre 1965 si svolse la cerimonia conclusiva del concilio.

I principali documenti conciliari

Il concilio ha emanato quattro costituzioni3, nove decreti4 e tre dichiarazioni5.

Sacrosanctum Concilium (sulla liturgia), Lumen Gentium (sulla Chiesa), Dei Verbum (sulla Sacra Scrittura), Gaudium et Spes (sulla Chiesa nel mondo contemporaneo)

Unitatis redintegratio (sull’ecumenismo), Orientalium Ecclesiarum (sulle Chiese orientali), Inter Mirifica (sulle comunicazioni sociali), Christus Dominus (sulla missione pastorale dei Vescovi), Perfectae Caritatis (sulla vita religiosa), Optatam Totius (sulla formazione sacerdotale), Apostolicam Actuositatem (sull’apostolato dei laici), Ad Gentes (sull’attività missionaria della Chiesa), Presbyterorum Ordinis (sulla vita ed il ministero dei presbiteri);

Dignitatis Humanae (sulla libertà religiosa), Nostra Aetate (sulle religioni non cristiane), Gravissimum Educationis (sull’educazione cristiana).