BONIFACIO VIII E FILIPPO IV

BONIFACIO VIII E FILIPPO IV

BONIFACIO VIII E FILIPPO IV


Il conflitto tra Bonifacio VIII e Filippo IV fu significativo del processo politico in atto nell’Europa tra ’200 e ‘300, ossia l’affermazione delle prime monarchie nazionali sovrane, che non ammettevano più condizionamenti né da parte di poteri interni (i feudatari) né da parte di poteri esterni (la Chiesa, Impero). Il conflitto tra il papa ed il re di Francia ebbe origine dalla questione dei tributi del clero: Filippo IV infatti, poco tempo dopo la sua ascesa al trono nel 1285, come successore di Luigi IX (il Santo), aveva ripreso, intorno al 1295, l’annosa guerra contro l’Inghilterra, nonostante che nel 1259 fosse stato firmato il Trattato di Parigi che sembrava aver posto fine al lungo conflitto.
Questa guerra si era allargata coinvolgendo le Fiandre e mettendo in difficoltà entrambi i sovrani, che si trovarono a corto di risorse finanziarie: essi così decisero di tassare il clero dei propri regni, contravvenendo alla consuetudine e ai privilegi ecclesiastici consolidati. La pronta reazione del papa, che minacciò la scomunica, pose fine momentaneamente allo scontro.
Nel 1297 però accadde un episodio grave che riaprì le ostilità: un carico d’oro appartenente al papa, mentre veniva trasportato da Anagni, quartier generale della famiglia Caetani, a cui apparteneva il papa, a Roma, venne assaltato e derubato da esponenti della famiglia Colonna, acerrima nemica dei Caetani. A seguito di ciò i due potenti cardinali dei Colonna, Pietro e Giacomo, accusarono Bonifacio VIII di essere un papa usurpatore ed illegittimo, in quanto avrebbe costretto con mezzi illeciti il suo predecessore, Celestino V, a rinunciare alla carica pontificia. Il re Filippo IV si schierò subito con i cardinali Colonna nella speranza di far convocare un Concilio che deponesse Bonifacio. In realtà ciò che interessava a Filippo era l’affermazione del principio che la Chiesa francese dovesse dipendere soprattutto dal sovrano e non più dal papa: fu questo l’atto di nascita della cosiddetta Chiesa Gallicana, ossia una Chiesa nazionale francese, indipendente da Roma e sottomessa al sovrano. Più o meno nello stesso periodo anche in altri paesi europei cominciarono a delinearsi movimenti che chiedevano la costituzione di Chiese nazionali (in Boemia, in Inghilterra). Bonifacio VIII rispose con la famosa enciclica Unam Sanctam (1302), in cui riprese e rafforzò le tesi teocratiche già presenti nell’enciclica Ausculta fili, sostenendo tra l’altro l’impossibilità che vi potesse essere salvezza al di fuori della Chiesa di Roma e ribadendo l’idea della superiorità della missione della Chiesa rispetto a quella dello Stato e della dipendenza di quest’ultimo dalla prima. Il potere civile e politico non era autonomo, nel senso che derivava la propria autorità e legittimità dalla superiore autorità religiosa; da ciò conseguiva che i sovrani non potevano e non dovevano prendere decisioni che fossero in contrasto con la politica papale, ossia che potessero in qualche modo danneggiare la Chiesa di Roma.
La risposta di Filippo IV fu quella di inviare dei soldati francesi in Italia per catturare Bonifacio, portarlo in Francia e sottoporlo ad un concilio che avrebbe dovuto destituirlo. Il papa da parte sua scomunicò il re: solo la reazione del popolo di Anagni consentì a Bonifacio di salvarsi.

IL PRIMO GIUBILEO

Bonifacio VIII, nell’istituire il primo giubileo del 1300, oltre che mosso da sicure motivazioni teologico-religiose (la remissione dei peccati per chi visitava le tombe degli apostoli Pietro e Paolo), fu spinto anche da motivi di natura economica: portare a Roma decine di migliaia di pellegrini significava aumentare gli introiti della Chiesa e il suo prestigio.
La Chiesa di questo periodo infatti era anche una realtà politica ed una potenza economica: aspetti religiosi e motivazioni economico-politiche erano strettamente intrecciati. Non a caso in quei secoli si diffusero movimenti religiosi ed eresie che, con diverse modalità, cercarono di contrastare l’eccesso di mondanizzazione della Chiesa.

GLI STATI GENERALI

Filippo IV fu il primo sovrano a convocare gli Stati generali, all’inizio del ‘300; si trattava di un’assemblea feudale rappresentativa delle tre classi dominanti della società francese: nobiltà, alto clero e terzo stato (borghesia). Essa era chiamata a sostenere e ad avallare le ragioni del re contro le pretese di Bonifacio: in effetti gli Stati generali si schierarono dalla parte di Filippo.
Gli Stati generali da allora in poi furono convocati dai sovrani francesi nelle occasioni ritenute di particolare importanza, quando cioè si dovevano prendere decisioni delicate di natura politica ed economica.
LA FINE DEI TEMPLARI

Il nome di Filippo IV è legato anche alla fine dell’ordine dei Templari: i Templari erano un Ordine monastico-militare nato all’inizio del 1100 con lo scopo di liberare i Luoghi Santi dal controllo degli infedeli e di proteggere quindi quei pellegrini cristiani che avessero voluto visitarli.
La caratteristica dell’Ordine era quella di dipendere solo dalla volontà del papa e di rispondere solo alla sua persona: nel giro di alcuni decenni, grazie a privilegi particolari concessi dai pontefici e a donazioni da parte di privati, i Templari divennero una vera e propria potenza economico-finanziaria, non solo perché essi diedero vita a produzioni agricole e manifatturiere molto redditizie nei loro possedimenti, ma anche perché cominciarono ad effettuare la pratica del prestito, svolgendo di fatto una vera e propria attività bancaria. L’Ordine arrivò a possedere centinaia di proprietà sparse in tutta Europa e, sul piano militare, centinaia di piazzeforti.
In virtù della reputazione di onestà goduta dall’Ordine, molti principi e sovrani europei presero a servirsi del Templari come banca, affidando loro ingenti capitali o chiedendo prestiti; in particolare la Francia affidò ai Templari il compito di fare da tesoreria del regno. Queste enormi ricchezze, insieme alla potenza politica e militare dell’Ordine, suscitarono l’invidia di molti e le preoccupazioni di alcuni sovrani, in particolare di Filippo IV, non solo perché egli avrebbe dovuto restituire ai Templari i notevoli prestiti ricevuti ma anche perché buona parte della ricchezza e del potere dei Templari era concentrata proprio in territorio francese. Così Filippo concepì il progetto di appropriarsi dei beni dell’Ordine e di distruggerne il potere e il prestigio: contro di essi costruì una serie di accuse (abusi, riti segreti, apostasia, eresia, omosessualità ecc.). Secondo le più recenti ricerche storiche, sembra che tali accuse fossero del tutto pretestuose e prive di reale fondamento, tanto che il papa Clemente V, egli stesso francese e da poco eletto, cercò di contrastare le mire di Filippo.
Ma il re di Francia, che voleva chiudere subito la partita con i Templari, il 7 ottobre del 1307 lanciò un attacco all’Ordine: su tutto il territorio francese le sedi dei Templari furono occupate militarmente e i monaci-guerrieri furono uccisi o arrestati. Il papa cercò di evitare lo scioglimento dell’Ordine e la possibile condanna a morte dei suoi massimi dirigenti e avviò una sua inchiesta parallela, al fine di appurare la veridicità delle accuse. Filippo cercò di ostacolare tale inchiesta ma la Chiesa riuscì comunque a portarla a termine. Dai risultati di essa, emerse non solo che gli appartenenti all’Ordine erano stati sottoposti a sevizie e torture al fine di estorcere loro confessioni, ma anche e soprattutto che quasi tutte le accuse erano infondate e pretestuose. L’unica colpa dei Templari era data dall’esistenza di un loro rito segreto di iniziazione che non era lecito e non era stato mai autorizzato. Vagliati dati e testimonianze, alla fine dell’inchiesta Clemente V, dopo aver ottenuto dai dignitari dell’ordine la richiesta di perdono per le irregolarità, li assolse da ogni colpa, reinserendoli nella comunità cattolica. Contro queste disposizioni papali, che mettevano in crisi il suo disegno, Filippo IV scatenò un’offensiva contro il papa e contro la Curia. Vennero arrestati alcuni vescovi con le accuse più infamanti e lo stesso Clemente fu fatto oggetto di accuse e insinuazioni gravi.
Il papa, da quando era stato eletto, si trovava in Francia, ad Avignone, e divenne in un certo senso ostaggio del re, in quanto quest’ultimo gli fece chiaramente capire che, se non avesse sciolto l’Ordine, avrebbe provocato uno scisma, procedendo a separare la Chiesa francese da Roma. Clemente V venne a trovarsi quindi sotto la minaccia e la pesante tutela del re di Francia.
Così, contro la sua volontà e per evitare uno scisma, Clemente, nel concilio di Vienne del 1312, ordinò la sospensione momentanea dell’Ordine (che non significava scioglimento definitivo), prosciolse i Templari dall’accusa di eresia (essi potevano entrare in altri Ordini) e consegnò i loro beni all’Ordine degli Ospedalieri (detto anche di San Giovanni). Filippo non fu affatto soddisfatto di queste decisioni, in quanto temeva che alla fine i Templari potessero essere assolti e che la sospensione venisse revocata e attuò un colpo di mano: fece rapire il De Molay (Gran maestro dell’Ordine) e gli altri dignitari e li fece bruciare sul rogo.

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