BIOGRAFIA KLEMENS VON METTERNICH

BIOGRAFIA KLEMENS VON METTERNICH

BIOGRAFIA KLEMENS VON METTERNICH


Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein, conte e, dal 1813, principe di Metternich-Winneburg (Coblenza, 15 maggio 1773 – Vienna, 11 giugno 1859), è stato un diplomatico e politico austriaco, dal 1821 cancelliere di Stato.

Di nobile famiglia, ricevette fin dall’adolescenza una rigida educazione aristocratica e compì gli studi superiori all’università di Strasburgo (1788) e di Magonza (1790), considerate tra le migliori scuole per i giovani, che intendevano seguire la carriera diplomatica.
Dopo aver a lungo soggiornato in Belgio e in Inghilterra, si trasferì con la famiglia a Vienna, dove per esigenze familiari (i beni renani dei Metternich erano stati confiscati dai Francesi) contrasse un matrimonio di convenienza con la ricca principessa Eleonore von Kaunitz (1775-1825), nipote del famoso cancelliere, che lo introdusse negli ambienti politici di corte (1795).

Metternich entrò al servizio diplomatico dell’Austria all’età di ventott’anni e iniziò la carriera come ministro plenipotenziario prima a Dresda (1801), poi a Berlino (1803). Diede brillante prova della sua abilità negoziatrice, ed il suo talento come giovane diplomatico austriaco non sfuggì a Napoleone, che, per meglio controllarne le mosse, lo volle come ambasciatore a Parigi (1806).

L’esperienza parigina fu per Metternich una proficua scuola: posto al centro delle vicende europee, a contatto con i più esperti e smaliziati diplomatici dell’epoca, quali Talleyrand e Fouché e sotto l’influenza della personalità di Napoleone, egli affinò il suo acuto spirito d’osservazione e acquisì una visione più ampia e dinamica del complesso gioco diplomatico.

Rientrato in Austria, quando questa era già occupata dalle truppe francesi, poco dopo divenne cancelliere e ministro degli esteri, e dimostrò doti di grande statista. Riconosciuta la propria responsabilità nella sconfitta austriaca, adottò nei confronti della Francia un atteggiamento conciliante, attendendo il momento giusto per la rivincita.

Dopo la vittoria di Lipsia propose a Napoleone le frontiere naturali (notifica di Francoforte, 15 novembre), poi respinse la sua accettazione perché troppo tardiva (2 dicembre); ma, diffidando delle mire egemoniche dello zar Alessandro I, tentò di evitare una definitiva sconfitta di Bonaparte proponendo l’ascesa al trono di Francia di Napoleone II. Forte della fiducia che Francesco I riponeva in lui e della rinnovata potenza militare austriaca Metternich restaurò il predominio absburgico in Italia e in Germania e ristabilì l’equilibrio europeo (congresso di Vienna, 1814-1815). Ostile, contrariamente a un’opinione molto diffusa, alla Santa alleanza così come era inizialmente concepita dallo zar Alessandro I (trattato del 26 settembre 1815), tanto da definirla un ‘monumento vuoto e sonoro’, egli perfezionò invece un progetto per la conservazione dell’equilibrio europeo che venne a poggiare sul trattato della Quadruplice alleanza (20 novembre 1815), elaborato dallo statista inglese Castlereagh e diretto all’inizio contro la Francia (1815-1818).
In realtà, Metternich utilizzò tale accordo per opporsi al duplice pericolo rappresentato dai princìpi rivoluzionari di libertà e di diritto dei popoli all’autodecisione, il diffondersi dei quali avrebbe arrecato danni soprattutto all’unità dello Stato multinazionale degli Absburgo.

Il cancelliere intervenne ancora, al tempo dei moti polacchi, annettendo all’Austria Cracovia (1846). Poi, l’improvvisa rivolta dei Viennesi (13 marzo 1848) lo costrinse a dimettersi e a fuggire (14 marzo) prima in Gran Bretagna, poi nei Paesi Bassi e infine (ottobre 1849) in Belgio, a Bruxelles. Superata la crisi, ebbe da Francesco Giuseppe l’autorizzazione a rientrare a Vienna (settembre 1851), ma durante gli ultimi anni fu poco ascoltato a corte. Le sue Memorie furono pubblicate postume (1879-1884) dal figlio Richard a Vienna.
Modello di abilità politica volta a conseguire soprattutto vantaggi pratici e immediati, Metternich non sempre ebbe una visione lungimirante dei problemi internazionali considerati in senso globale. In Italia, il sentimento risorgimentale lo vide come rappresentante di un sistema oppressivo (gli venne particolarmente rimproverata la frase ‘L’Italia è un’espressione geografica’, scritta il 2 agosto 1847.

Fonte: WIKIPEDIA , www.italiadonna.it/

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