BIOGRAFIA DI IPPOLITO NIEVO

BIOGRAFIA DI IPPOLITO NIEVO

BIOGRAFIA DI IPPOLITO NIEVO


Scrittore e patriota (nato a Padova il 30 novembre 1831 – morto nel mar Tirreno all’alba del 5 marzo 1861 per naufragio mentre tornava dalla Sicilia nel continente). Nievo visse intense esperienze intellettuali e militari con una forte volontà di presenza nella vita pubblica. I suoi molteplici scritti mostrano la ricerca di un modello positivo di comportamento morale e politico, e insieme un netto rifiuto del Romanticismo sentimentale. C’è in lui una esigenza di maturità virile, di vigore intellettuale, che egli realizzò partecipando come soldato al seguito di Garibaldi, alla guerra del ’59 e all’impresa dei Mille. La sua opera piú famosa, il romanzo Confessioni d’un italiano, è un imponente affresco di un’epoca, una grandiosa saga del Risorgimento italiano, che attesta una caratteristica inconfondibile della poetica di Nievo: la varietà delle voci e degli spazi, degli elementi narrativi e linguistici, degli stili e delle intonazioni, che Nievo vi assume nello sforzo di riprodurre in tutta la gamma delle sue sfumature possibili la molteplicità inesauribile del reale. Esso rappresenta il ponte di passaggio tra il romanzo storico del primo Romanticismo e il romanzo realistico-veristico del secondo Ottocento.

Vita

Nacque da Antonio Nievo, di nobile famiglia mantovana e da Adele Marin, figlia di Carlo Marin, di antica famiglia patrizia veneziana, e di Ippolita di Colloredo, da cui Adele erediterà una parte del castello e dei fondi di Colloredo di Montalbano, in provincia di Udine. Nell’infanzia e nell’adolescenza visse e studiò tra il Friuli (Udine, Colloredo), il Veneto (Verona) e la Lombardia (Mantova, Sabbioneta, Cremona). Si dedicò allo studio del diritto, compiuto dalla fine del 1850 all’università di Pavia e dal 1852 all’università di Padova, dove si laurea in legge nel novembre 1855.  La sua ricchissima attività di giornalista e di scrittore, solcata sin dagl’inizi da forti venature satiriche e umoristiche, ebbe principio in quegli anni. Di ideali patriottici, partecipò ai moti insurrezionali di Mantova nel ’48. Dal ’57 risiedette prevalentemente a  Milano, dove lo richiamava – tra l’altro – l’amore per Bice Melzi d’Eril, moglie di un suo primo cugino per parte di padre e nipote di Francesco Melzi d’Eril, vicepresidente della Repubblica italiana in epoca napoleonica, amore che, in vivo contrasto con le sue idee sulla famiglia, tenne profondamente agitato il poeta, specie dal 1858 in poi, e si rifletté fortemente sulla sua operosità di scrittore, massimamente sulla piú originale delle sue creazioni, la Pisana delle Confessioni. Dopo intensa attività patriottica iniziatasi già nel 1848, e dopo essersi arruolato come volontario nel 1859 tra i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi, fu (1860-61) vice-intendente, poi intendente, della spedizione dei Mille. Dopo l’armistizio di Villafranca (luglio 1859), Nievo non poté piú visitare Mantova e il Friuli, rimasti in territorio austriaco.

Opere 

Intensissima è stata l’attività di Nievo come scrittore e giornalista. Le poesie (Versi, 1854-55; Lucciole, 1858; Amori garibaldini, 1860), le novelle (pubblicate su giornali e riviste e poi raccolte nel Novelliere campagnuolo), particolarmente Il Varmo (1856), due romanzi (Angelo di bontà, 1855; Il conte pecoraio, 1856)[1], un dramma in cinque atti (Gli ultimi giorni di Galileo Galilei, 1854), due tragedie (Spartaco, I Capuani, 1857), due commedie (I beffeggiatori e Le invasioni moderne, 1857) rappresentano i suoi primi tentativi e interessano soprattutto perché aiutano a comprendere la sua opera maggiore, Le confessioni d’un italiano, lungo romanzo composto in 8 mesi dal dicembre 1857 al 16 agosto 1858 (pubblicato solo nel 1867, a Firenze presso Le Monnier, col titolo di Confessioni di un ottuagenario). La narrazione si svolge in prima persona ed è divisa in ventitré ampi capitoli, ciascuno dei quali è preceduto da una sintetica rubrica. L’insieme costituisce l’autobiografia immaginaria dell’ottuagenario Carlino Altoviti, le cui vicende personali si intrecciano con gli eventi politici, dalla caduta della Repubblica di Venezia alla dominazione francese, alla Restaurazione, alle cospirazioni e alle battaglie del Risorgimento, fino al 1858. Quando Nievo vi si abbandona alla descrizione di caratteri visti attraverso «quel lume di fiaba che è il ricordo», o attinge alla sua diretta esperienza, si delineano felici consonanze dell’ambiente col protagonista, nascono figure indimenticabili (la Pisana, Clara, Giulio del Ponte), interni di mitica bellezza (la cucina di Fratta). Allorché, al contrario, gli eventi storici narrati (dalla caduta della Repubblica di Venezia al 1858) prendono il sopravvento sulle figure, la vastità della tela non è piú dominata dall’autore, che indulge allo straordinario e allo scenografico. L’importanza storica del romanzo, tra i Promessi Sposi e i Malavoglia, sta appunto nel tentativo, anche se solo in parte riuscito, di fondere l’interesse politico con lo psicologico. Al suo realismo sfumato nella fiaba guardò con vivo interesse molta narrativa contemporanea.