Battaglia dei Campi Catalaunici

Battaglia dei Campi Catalaunici

Battaglia dei Campi Catalaunici


La notte prima della battaglia, un contingente di Franchi alleati dei Romani si scontrò con una banda di Gepidi fedeli ad Attila. Lo scontro fu particolarmente duro, se si considera che Giordane (Getica 41.217) riferisce di 15.000 caduti da entrambe le parti.Seguendo le usanze unne, Attila chiese ai suoi indovini di esaminare le interiora di una vittima sacrificale durante la notte precedente alla battaglia. Questi predissero che il disastro incombeva sugli Unni, ma che d’altro canto uno dei capi dei loro nemici sarebbe caduto nella battaglia. Interpretando questo vaticinio come un auspicio della morte di Flavio Ezio, Attila decise di affrontare il rischio di una sconfitta pur di vedere morto il suo nemico, e diede l’ordine di disporsi alla battaglia, ma decise di ritardarne l’inizio fino al pomeriggio (nona ora) in modo che il tramonto imminente limitasse i danni in caso di sconfitta (Getica 37.196).Giordane afferma che i Romani occupavano il lato sinistro dello schieramento, i Visigoti il destro, mentre gli Alani di Sangibano, sulla cui fedeltà si nutrivano dei dubbi, occupavano la parte centrale, dove potevano probabilmente essere tenuti meglio sotto controllo. Sempre secondo Giordane, nella piana Catalauna si levava una collina dai versanti piuttosto ripidi. Questo rilievo geografico dominava il campo di battaglia ed era strategicamente importante da controllare, per cui divenne il centro dei combattimenti. Mentre gli Unni tentavano di salire dal lato destro della collina, i Romani cercavano di fare lo stesso dal lato sinistro, senza che nessuno riuscisse però inizialmente ad occuparne la sommità. Quando gli Unni riuscirono a guadagnare la sommità del rilievo, trovarono che i Romani l’avevano occupata prima di loro, e ne furono respinti. I guerrieri unni ripiegarono disordinatamente, portando lo scompiglio all’interno delle loro file e causando il collasso dell’intero schieramento unno (Getica 38).Attila cercò di riorganizzare le sue truppe, per mantenere la posizione. Nel frattempo Teodorico I, re dei Visigoti, fu ucciso mentre guidava i suoi uomini all’assalto dei nemici in rotta. Giordane riferisce che Teodorico fu sbalzato da cavallo e quindi travolto e ucciso dai suoi stessi uomini in avanzata, senza che questi si rendessero conto dell’accaduto; ma riferisce anche un’altra versione secondo cui Teodorico fu ucciso dall’ostrogoto Andag. Dal momento che Giordane prestò servizio presso il figlio di Antag, Gunthigis, probabilmente era bene a conoscenza di questa seconda versione, indipendentemente dal fatto che fosse veritiera oppure no (Getica 40.209).I Visigoti, proseguendo nella loro carica, arrivarono a minacciare dappresso l’incolumità dello stesso Attila, che fu costretto a cercare rifugio nel suo campo, che aveva provveduto a fortificare disponendo opportunamente i suoi carri. La carica dei Romano-Goti era ormai sul punto di travolgere le difese del campo di Attila, quando sopravvenne il tramonto. Torismundo, figlio del re Teodorico, nel rientrare nelle proprie linee entrò per sbaglio nell’accampamento di Attila, dove rimase ferito prima che i suoi uomini potessero metterlo in salvo. Lo stesso Ezio rimase separato dai suoi uomini a causa dell’oscurità, e, temendo che fossero stati sbaragliati, trascorse il resto della notte con gli alleati Goti (Getica 40.209-212).Il giorno seguente, non mostrando gli Unni alcuna intenzione di avventurarsi fuori dal loro campo, i Romani ed i loro alleati cominciarono a tempestare di frecce l’accampamento di Attila e vi posero l’assedio, contando sul fatto che gli Unni potessero essere a corto di vettovagliamenti. Attila, assediato ed anche a corto di frecce, cominciò a temere seriamente la disfatta, tant’è che fece erigere al centro del suo campo una catasta costituita dalle selle dei cavalli dei suoi guerrieri, da utilizzare eventualmente come pira funeraria per se stesso, per non cadere vivo nelle mani dei suoi nemici (Getica 40.213).

Mentre Attila era intrappolato nel suo campo, i Visigoti si posero alla ricerca del loro re Teodorico. Quando, dopo una lunga ricerca, trovarono il corpo del re sotto una montagna di cadaveri, suo figlio Torismundo si accinse ad assaltare il campo unno, ma ne fu dissuaso da Ezio. Secondo Giordane, Ezio temeva che, se gli Unni fossero stati annientati, i Visigoti avrebbero potuto rompere l’alleanza con l’Impero e diventare per Roma una minaccia ancora più grave. Così Ezio convinse Torismundo a rientrare rapidamente a Tolosa per far valere i suoi diritti di successione al trono prima che lo facessero i suoi fratelli. Diversamente, sarebbe potuta divampare una guerra civile all’interno del popolo visigoto. Torismundo si lasciò convincere da Ezio, rientrò rapidamente a Tolosa e divenne re senza che nessuno opponesse resistenza. Gregorio di Tours (Historia Francorum 2.7) riferisce che Ezio usò l’identico stratagemma per allontanare anche gli alleati Franchi, rimanendo praticamente padrone del campo di battaglia.Assistendo alla partenza dei Visigoti, Attila sospettò che si trattasse di una finta ritirata con lo scopo di attirarlo fuori dal campo ed annientare i resti del suo esercito. Rimase quindi al riparo nel suo accampamento per qualche tempo, finché si convinse di poter rischiare di lasciare il campo e si rimise in marcia verso il Reno (Getica 41.214-217).La vittoria romana sui Campi Catalaunici non fu decisiva: Ezio non volle sfruttarla al massimo inseguendo le forze unne in ritirata, temendo che il loro annientamento avrebbe accresciuto troppo la potenza visigota in Occidente. Frustrato nei suoi piani di saccheggio in Gallia, l’anno successivo Attila rivolse il suo esercito contro l’Italia.

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