BASSO MEDIOEVO COMUNI SIGNORIE E MONARCHIE FEUDALI

BASSO MEDIOEVO COMUNI SIGNORIE E MONARCHIE FEUDALI

Moduli di Storia per la classe quarta degli Istituti Professionali – Marino Martignon


  1. La ripresa economica all’inizio del secondo millennio

1.1 Precarietà della vita nell’Alto Medioevo

1.2 Ripresa economica dopo l’anno Mille

1.3 Il ritorno nelle città

  1. Comuni, signorie e principati

2.1 Comune

2.2 Signoria e principato

  1. Monarchie feudali

3.1 La monarchia francese

3.2 La monarchia inglese

APPROFONDIMENTO: La Magna Charta Libertatum

  1. Vivere nel Medioevo (2)

4.1 La donna nel Medioevo: la necessità della custodia

4.2 La situazione sanitaria

  1. La ripresa economica all’inizio del secondo millennio
  • 1 Precarietà della vita nell’Alto Medioevo

La vita di tutti i giorni nella società altomedioevale era molto difficile . La natura era ancora ostile, lo spettro della fame , delle malattie , della miseria era sempre presente, anche a causa delle continue guerre che si combattevano (un esempio è il territorio italiano tormentato nei secoli dell’Alto Medioevo dallo scontro tra bizantini e ostrogoti, bizantini e Longobardi, bizantini e Franchi). La vita, in questi secoli, era per gran parte degli uomini una vita di estrema miseria, si pensi al contadino (in questi secoli la maggior parte della popolazione è contadina) costretto a cedere parte dello scarso prodotto della terra1 al feudatario, a pagare tasse molto alte, spesso vittima di carestie. Le invasioni e i saccheggi di Normanni, Ungari e Saraceni nell’ultimo secolo del primo millennio completano il quadro negativo di questo periodo.

1.2 Ripresa economica e demografica dopo l’anno Mille

La ripresa demografica

Solo dopo l’anno Mille una maggiore stabilità politica e la cessazione delle invasioni barbariche consentì un maggiore sviluppo , ritornando ai livelli di popolazione esistenti nei secoli di ma ggior sviluppo

dell’impero romano. Se nel I secolo d.C. la popolazione europea supera i 50 milioni di abitanti, nel 950 d.C . a fatica si arriva 22 milioni di abitanti, per ritornare ad una popolazione superiore ai 50 milioni di abitanti bisognerà attendere la fine del XIII secolo.

La maggiore produzione agricola

La disgregazione politica, le continue guerre, le epidemie avevano avuto quale conseguenza il crollo demografico indicato. Con la ritrovata stabilità politica si ebbe un incremento demografico che favorì la messa a coltura di nuove terre con conseguente aumento nella produzione agricola tale da soddisfare le maggiori esigenze di cibo. L’aumento della produzione agricola di questo periodo è strettamente legato anche alle importanti innovazioni tecniche introdotte, tra queste:

  • Utilizzo dell’aratro con il vomere in ferro (consente una aratura più profonda), prima era in legno
  • L’utilizzo di un giogo, per gli animali da traino, che andava a scaricare la trazione sulle spalle dell’animale, mentre prima era sul collo
  • La rotazione triennale delle colture (che consentiva al terreno di recuperare le sostanze necessarie per una maggior produzione)

Ripresa dell’artigianato e del commercio, l’importanza dei mercati

L’aumentata produzione agricola ebbe degli importanti risvolti nella economia europea: si ebbe infatti un notevole incremento dell’artigianato e del commercio. La discreta abbondanza di prodotti agricoli disponibili consentì di utilizzare parte di questi come elemento di scambio per fornirsi di prodotti artigianali. Non tutta la popolazione è costretta a dedicarsi all’agricoltura, un parte potrà specializzarsi nella produzione di prodotti artigianali che verranno immessi nel mercato. Le attività artigianali crebbero di volume: si intensificarono l’estra zione e la lavorazione dei metalli; la produzione tessile si ampliò aumentarono le costruzioni in muratura.

Strettamente legato alla maggiore produzione artigianale si ebbe l’incremento nello scambio di prodotti e quindi nel commercio. Inizialmente di carattere prevalentemente locale il commercio nei primi secoli del secondo millennio vide un enorme incremento, sia nei traffici locali, sia in quelli regionali e nazionali. Assieme allo sviluppo nei commerci si ebbe lo sviluppo delle vie di comunicazione a fa cilitare i commerci stessi, la mancanza di una vera e propria organizzazione deputata alla gestione e al mantenimento delle strade non consentì di creare un sistema viario terrestre europeo realmente efficace e così per diversi secoli ancora per il trasporto delle merci si preferirono le vie marittime e quelle fluviali.

Della disponibilità di prodotti e della vivacità nel commercio nei secoli del Basso Medioevo abbiamo testimonianza osservando l’importanza sempre maggiore che i mercati vanno assumendo nella vita delle diverse città europee. Mercati che diventano non solo luogo di scambio di merci, ma anche luogo di incontro di persone, luogo di predicazione, occasione per assistere a spettacoli di varia natura per una folla che accorreva sempre molto numerosa.

  • I sistemi usati in agricoltura erano ancora quelli dei secoli precedenti, spesso incapaci di garantire anche il minimo per la sussistenza.

1.3 Il ritorno nelle città

Durante gli anni dell’Alto Medioevo la popolazione viveva, per necessità, nelle campagne , le città erano spopolate (la stessa Roma che nel periodo di massimo splendore aveva raggiunto un milione di abitanti, nel 700 d.C. contava non più di ventimila abitanti), con la ripresa economica successiva all’anno Mille, e la conseguente crescita demografica, riprende, in modo graduale, in molte zone europee il flusso dalla campagna alla città (questo fenomeno si definisce urbanesimo); le città che durante l’alto Medioevo si erano impoverite e spopolate ripresero a svilupparsi riacquistando una posizione dominante .

In qualche modo la città domina sulla campagna che le fornisce i beni di consumo necessari.

Nella città si sviluppa un nuovo tipo di società avente quale personaggio dominante il mercante , colui che, grazie ai traffici commerciali, apre la città al mondo esterno. Tra i cittadini si va sempre più sviluppando il senso di appartenenza alla propria città con diffusi fenomeni di campanilismo urbano.

Nella città si sviluppano in maggior grado valori che caratterizzeranno l’epoca moderna:

  • Il lavoro
  • La ricerca del profitto
  • Il senso della pulizia, dell’ordine, della bellezza.

All’interno della città ci si sente più protetti dato che tutte le città medioevali sono fornite di possenti mura difensive. É possibile una migliore organizzazione del lavoro: nascono le organizzazione dei mestieri che diverranno vere e proprie “corporazioni” con statuti propri e un sistema di vantaggi e protezioni.

La città diviene anche sede di sviluppo della cultura, già nei primi secoli del secondo millennio nascono le università in diverse città europee. Nelle città la cultura laica inizia a contrapporsi e a sostituirsi a quella religiosa.

  1. Comuni e Signorie
  • 1 Comune

Lo sviluppo dei Comuni

Nelle città, all’inizio del secondo millennio, si forma una nuova classe sociale che sarà protagonista negli anni successivi: la borghesia. Borghesi furono detti i mercanti, gli artigiani, i notai, gli avvocati, i medici. Con il ritrovato ruolo di centro di potere, le città cercarono delle forme di governo autonomo dal sistema di potere “imperatore -papa” (pur rimanendo all’interno di territori controllati dall’imperatore o dal pontefice). Tra le prime realtà cittadine a trovare la forza di un governo autonomo sono le repubbliche marinare , che avevano trovato nell’attività commerciale il loro punto di forza.

Il governo dei primi comuni

Le prime notizie di ordinamenti comunali risalgono al 1030, e si riferiscono alla c ittà di Cremona, ma nel giro di pochi decenni molte città, in particolare nell’Italia del Nord, trovarono delle forme di governo indipendenti rispetto all’autorità imperiale.

I primi comuni si governarono mediante un’assemblea di cittadini, che comprendeva due o più consoli. Successivamente, soprattutto per problemi organizzativi, alle assemblee dei cittadini si sostituiscono dei gruppi ristretti di cittadini, detti consigli, e ai consoli si sostituisce il podestà, eletto annualmente. Nascono anche degli uffici pubblici con a capo cittadini eletti o sorteggiati.

Crisi dei Comuni e nascita delle Signorie

La società cittadina nell’età comunale è sostanzialmente formata da quattro classi sociali:

  • nobiltà (costituita dai proprietari terrieri che vivono in città)
  • popolo grasso (ricchi borghesi)
  • popolo minuto (artigiani e piccoli commercianti)
  • operai salariati

Tra le prime tre classi sociali vi erano continui scontri per il governo della città , si cercò perciò di porre rimedio alla lotta tra le diverse fazioni affidando il governo ad una sola persona proveniente da una diversa città: il podestà,. Questi proprio perché proveniva da una diversa città, in teoria non doveva avere nessun legame privilegiato con le fazioni cittadine in perenne lotta tra loro. Il ricorso al podestà, tuttavia, risolveva solo temporaneamente il problema delle lotte interne, nonostante la sua presenza, infatti, le lotte spesso riprendevano creando una situazione di notevole instabilità e paura. Proprio le continue lotte furono una spinta formidabile per cercare un sistema istituzionale alternativo a quello comunale. Un tale sistema fu trovato nell’affidare ad un’unica persona la gestione del potere: è la nascita della signoria.

I signori potevano avere origini diverse:

  • poteva essere il capo di una delle fazioni in lotta
  • poteva essere il capo del popolo grasso o minuto
  • poteva essere colui che si era, in origine, presentato come pacificatore tra le parti in lotta

2.2 Signoria e principato

Anche se solitamente si colloca il nascere della signoria nel tardo Trecento, in realtà, proprio per le caratteristiche stesse dell’istituzione comunale, l’ascesa al potere di signori iniziò assai prima, sin dal Duecento.

Il comune non è un’istituzione democratica, ma l’espressione organizzata del potere di gruppi costituiti (che spesso si identificano con le corporazioni artigiane e commerciali), su altre componenti della cittadinanza. Di rado la sua esistenza si basa su fondamenti giuridici certi: al contrario, al momento della crisi, l’instaurarsi di poteri di fatto sarà facilitato proprio dall’informalità della costituzione comunale , che rende facile aggirarne i vincoli. In effetti, i Comuni (che sono riusciti a battere l’impero e i feudatari che ne volevano soffocare l’esistenza) trovano il proprio peggior nemico in se stessi: rivalità reciproche e lotte interne, culminate nella sanguinosa contesa fra guelfi e ghibellini, li dilania rono, generando insicurezza politica e paralisi delle attività economiche .

Di fronte a questa crisi perenne, per ripristinare la normalità, nascono quelle che possiamo definire le signorie di fatto, tacitamente avallate dalle parti, affidate a esponenti di famiglie prestigiose o ad abili avventurieri. I nuovi signori si preoccupano nel cercare il riconoscimento imperiale o pap ale della propria investitura.

I nuovi poteri signorili si consolidano : l’intervenuta pacificazione favorisce la ripresa dei traffici e delle industrie cittadine e con questa la ricchezza dei signori che, spinti dall’ambizione cercarono d’imporre la loro egemonia sui territori e sulle città circostanti, si formarono, in tal modo, degli stati di dimensione regionale : la signoria si trasformò allora in principato.

  1. Monarchie feudali

La divisione dell’impero

Con la morte di Carlo Magno (814) il Sacro Romano Impero, da lui creato, entrò in grave crisi. Vari furono i motivi della crisi: innanzitutto motivi si successione, che portarono alla divisione territoriale dell’impero in tre parti. La parte più ad ovest (coincidente con notevole parte dell’attuale Francia) venne assegnato a Carlo il Calvo; la parte centrale, chiamata Lotaringia, (una fascia di territorio che partiva dal Mare del Nord e, includendo territori quali l’Alsazia e la Lorena, arriva fino alle regioni dell’Italia settentrionale) venne assegnata a Lotario; quindi la parte orientale (coincidente con diversi territori dell’attuale Germania) venne assegnata a Ludovico.

Le nuove invasioni e il diffondersi dei castelli

L’impero così diviso subì, negli anni successivi, attacchi da parte di nuovi popo li invasori, tra questi vale la pena di ricordare in più importanti, i Normanni e gli Ungari. Il fenomeno delle invasioni territoriali da parte di popolazioni straniere mise chiaramente in evidenza la debolezza del sistema imperiale diviso.

I pericoli conseguenti alle invasioni di popoli stranieri (i Saraceni per il Mediterraneo), uniti ai pericoli legati alle lotte sul territorio, ebbero quale conseguenza l’innalzamento, sempre più diffuso, di nuove costruzioni, i castelli, in grado di assicurare al signore, e alla popolazione residente, la possibilità di proteggersi da eventuali attacchi ostili.

Nascita del sistema feudale

Nei secoli del Basso Medioevo si ebbe anche una trasformazione nel sistema di vassallaggio. Come si ricorderà la gestione del territor io, da parte dell’imperatore, prevedeva di assegnare a delle persone di fiducia il controllo di porzioni di territorio (feudi), alla morte del vassallo il feudo sarebbe ritornato all’imperatore. Ebbene questo sistema, come probabilmente si poteva prevedere, entrò in crisi; si diffuse, infatti, tra i diversi feudatari la tendenza a considerare di proprietà il feudo assegnato e di conseguenza pretendere di lasciare in eredità ai propri figli il territorio inizialmente assegnato. Di fronte a queste pressanti r ichieste già nell’887 l’imperatore Carlo il calvo dovette riconoscere il diritto di ereditarietà dei feudi maggiori con la conseguente sempre maggiore frammentarietà del territorio e perdita di potere da parte dell’imperatore. Proprio in questa realtà feudale di possesso di vasti territori da parte di un signor si colloca la nascita delle monarchie feudali.

I feudatari che meglio seppero sfruttare la nuova situazione furono i fondatori dei nuovi sistemi monarchici, come vedremo.

3.1 La monarchia francese

Il territorio francese, alla fine del millennio, vide il progressivo dissolversi del potere imperiale e questo vuoto lasciò spazio alla dinastia dei Capetingi (da Ugo Capeto il feudatario fondatore della dinastia) per imporsi quali iniziatori della monarchia francese.

Al momento della sua assunzione di potere, nel 987, Ugo Capeto dominava su un territorio piuttosto limitato, rispetto ad altri feudi, al centro della Francia. Attraverso un abile politica che vide i Capetingi proporsi quali difensori della pace e della Chiesa e grazie alle imprese militari, la dinastia riuscì ad estendere il proprio controllo su altri vasti territori francesi, assumendo, di fatto, una posizione dominante.

Di fondamentale importanza fu la sconfitta inflitta nel 1214 da Filippo Augusto al re d’Inghilterra Giovanni Senza Terra, la vittoria dei Capetingi consentì l’annessione di ampi territori ancora in possesso del re inglese sul suolo francese (tra questi al regione della Normandia).

3.2 La monarchia inglese

La nascita della monarchia inglese parte dalla Francia. È dal territorio della Normandia 2, infatti, che parte Guglielmo il Conquistatore ad invadere l’Inghilterra, riuscendo a sconfiggerele popolazioni residenti degli anglosassoni nel 1066.

I territori inglesi conquistati vennero divisi in feudi e assegnati ai vari vassalli, uomini che avevano accompagnato Guglielmo nella operazione di conquista.

Il governo di Guglielmo fu forte ed efficace, nel 1085 organizzò quello che potremmo definire un vero e proprio censimento del territorio ( il Domestay Book ), registrando persone, proprietà, bestiame e atterezzi.

La monarchia inglese entrò in grave crisi tra XII e XIII secolo, prima con Riccardo Cuor di Leone, spesso impegnato nelle crociate, e quindi con Giovanni Senza Terra costre tto a cedere, come abbiamo visto, quasi tutti i possedimenti in territorio francese, dopo la sconfitta di Bauvines del 1214. La debolezza del re favorì l’opposizione della Chiesa e dei grandi feudatari presenti sul suolo inglese. In particolare al sovrano veniva contestato il frequente ricorso alla richiesta di tributi straordinari.

La monarchia fu quindi costretta a rivedere le condizioni che la legavano ai vassalli, giurando, nel 1215, sulla Magna Charta Libertatum, un documento che per la prima volta sanciva il diritto di resistenza da parte dei sudditi nei confronti del monarca. Si poneva in tal modo le basi di quello che sarà il modello politico inglese dei secoli successivi: ossia l’accettazione del potere del re, ma l’obbligo, da parte di questi, di riconoscere il parlamento3, istituzione in grado di limitarne il potere. Questa formula è ancoraggi in vigore.

APPROFONDIMENTO ……..!

La Magna Charta Libertatum

Formata originariamente da 63 articoli, nella Magna Charta Libertatum il re si impegnava nel rispettare una serie di diritti e libertà dei propri sudditi, tra queste:

  • Veniva abolito ogni arresto arbitrario per ordine del re, ogni suddito aveva diritto a regolare giudizio
  • Alla Chiesa inglese venivano garantiti diritti e libertà secondo tradizio ne .
  • Al re era vietato imporre nuovi tributi se non approvati dal consiglio del regno

Gli articoli della carta vennero ridotti a 47 nel 1216. Nel 1225 venne nuovamente promulgata, nella forma che è rimasta in vigore fino ai nostri anni.

Il termine “Normandia” deriva dal fatto che questo territorio nel IX secolo d.C. venne occupato da popolazioni vichinge, chiamate “normanne” ossia “popoli del nord”.

  • Il parlamento inglese si componeva, e si compone ancora oggi, di due parti, o camere: la Camera dei Lord e la Camera dei Comuni. Nella camera dei lord, di carattere non elettivo, siedono i rappresentanti della nobiltà; nella camera dei comuni, di carattere elettivo, i rappresentanti delle contee e delle città (oggi la camera dei comuni è divenuta il vero centro legislativo del Paese, la camera dei lord, nei secoli, ha perso di importanza).
  1. Vivere nel Medioevo (2)

4.1 La donna nel Medioevo: la necessità della custodia

Per natura inferiore all’uomo, secondo il giudizio datone anche da Aristotele, la donna medioevale abbisogna, innanzitutto, di custodia. Il suo corpo mobile e la sua anima irrequieta richie dono una profonda opera educativa che verrà attuata attraverso la sorveglianza e la repressione da un lato, la protezione e la cura dall’altro lato.

L’opera educativa nei confronti della donna verrà attuata fin dall’infanzia e durerà per tutta la vita, el la, infatti, pur essendo potenzialmente in grado di autocustodirsi, nella realtà di fatto manca della fermezza necessaria per prendersi cura pienamente di sé; abbisogna, perciò, di padri, mariti fratelli, consiglieri spirituali, predicatori che la guidino e la custodiscano.

In questo processo di custodia vi sono dei temi comuni che ritornano:

  • La valorizzazione della vita interiore dell’anima, di contro alla esteriorità
  • La volontà di allontanare le donne dalla vita pubblica, spingendole verso lo spazio priv ato

della casa e del monastero

Giielli, trucchi per il corpo, vestiti appariscenti, atteggiamenti superbi ed eccessiva gestualità sono da evitarsi, così come deve essere praticata la sobrietà nell’assunzione dei cibi e delle bevande. Alle donne viene quindi consigliato di evitare di bere vino, come viene consigliato di evitare il cibo troppo caldo o troppo speziato, invece si consiglia la pratica del digiuno (in particolare alle vedove e alle donne non sposate).

Oltre al vestire, alla gestualità, al cibo assunto, ci si preoccupa anche della operosità della donna. Si è convinti che per il sesso femminile l’ozio sia il peggior male, i momenti d’ozio sono occasione di pensieri e desideri indegni; meglio perciò essere sempre impegnate in qualche lavoro: tessere , ricamare, cucire, filare, rammendare, in questo modo si tengono occupate non solo le mani ma anche, ed è la cosa più importante, i pensieri.

Altra attività raccomandata alla donna medioevale è la carità, intesa come disposizione nel rincuorare gli afflitti e nell’aiutare i bisognosi con l’elemosina.

Un ulteriore elemento che prevede un rigoroso controllo maschile sulla donna è l’uso che questa fa della parola. Secondo i predicatori e moralisti medioevali le donne parlano troppo e spesso a sproposito. La menzogna, la maldicenza, la litigiosità, l’insistenza e la lamentosità sono tratti spesso presenti nel discorso femminile. Per questi motivi la dimensione pubblica viene negata alla parola femminile, alle donne viene preclusa la possibilità dell’insegnamento, del governo, dell’amministrazione della giustizia, della predicazione.

Nel rapporto con la parola scritta, alcuni autori riconoscono solo alle donne destinate al monastero il diritto di apprendere a leggere e a scrivere.

Allo stesso tempo, visto che il destino delle ragazze è di trovar marito e governare la casa, è fondamentale che la donna sia in grado di occuparsi della casa, dovrà essere in grado di svolgere le quotidiane faccende domestiche:

  • Tessere
  • Filare
  • Lavorare a maglia
  • Cucire
  • Provvedere al bucato
  • Cucinare

Concludiamo questo paragrafo con le parole scritte da Carla Casagrande, autrice del testo “ La donna custodita” dal quale abbiamo preso la maggior parte delle informazioni riportate. Per l’autrice la figura di donna dominante nel Medioevo è quello di: “… donna custodita nelle case e nei monasteri, di cui vengono controllati movimenti, gesti, parole, abiti, fecondità e religiosità era una donna che era possibile guidare verso la salvezza eterna e che nello stesso tempo garantiva in questo mondo l’ onore e la continuità delle famiglie, una donna che i predicatori e i direttori spirituali approvavano e che i mariti e i padri apprezzavano.” (AA. VV. Storia delle donne. Il Medioevo, , pag. 125, Bari 2005).

4.2 La situazione sanitaria

Il generale degrado nella qualità della vita, successivo alla caduta dell’impero romano d’Occidente, si manifesta nella sua massima espressione nella disastrosa condizione sanitaria vissuta nei secoli dell’Alto Medioevo.

La mancanza di controllo politico e la disorganizzazione sociale ebbe nei secoli altomedioevali delle pesanti conseguenze:

  • Nella produzione alimentare
  • Nella totale mancanza di forme di prevenzione e di lotta alle malattie
  • Nella mancanza di pratiche e di strutture idonee alla cura dell’ammalato

La scarsa produzione alimentare (in alcuni momenti particolarmente critici, in certe zone d’Europa si arrivò a cibarsi di carne di altri uomini pur di sopravvivere) ebbe degli effetti veramente devastanti in relazione alla condizione sanitaria. La fame spingeva ad inger ire anche cibi avariati con le conseguenze immaginabili per la salute. La scarsa disponibilità di sale e di altre sostanze fondamentali per l’organismo provocava malattie di vario tipo, tra queste era frequente il rachitismo.

La scarsa igiene e il conseguente proliferare di insetti e topi ebbe degli effetti devastanti nella diffusione delle epidemie.

Segno evidente delle precarie condizioni igienico-sanitarie e alimentari è l’elevata mortalità infantile di questi anni: si calcola che quasi il 50% dei bambini nati non avrebbe superato i primi anni di vita.

La durata media della vita era di circa 30 anni per le donne (questo dato si giustifica anche in considerazione dell’elevata mortalità durante il parto: per metà delle donne tra i 18 e i 30 anni il parto è la prima causa di morte), 45 per gli uomini. Un cinquantenne era considerato ormai vecchio.

Tra le malattie più diffuse in questi secoli troviamo la tubercolosi, la lebbra, la peste.

Per curare le più gravi malattie non vi sono rimedi efficaci, la miglior cosa da fare era di affidarsi a qualche santo protettore e confidare nel suo aiuto.

Nei secoli medioevali la pratica chirurgica è regredita rispetto all’antichità greca e romana, in particolare le cause di morte sono da attribuire alla totale mancanza di pratiche di disinfezione.

Solo nei secoli centrali del Basso Medioevo, anche grazie agli studi pervenuti dal mondo arabo, vi sarà una ripresa della pratica medica, con lo sviluppo di scuole importanti (tra le più importanti troviamo la scuola salernitana e quella bolognese). La medicina ora si avvale dell’uso di piante officinali (ossia contenenti elementi con proprietà medicamentose), si usa la calce nei luoghi di sepoltura per bloccare l’eventuale estendersi di infezioni.

Le strutture sanitarie rimarranno, per tutto il Medioevo, piuttosto carenti, assenti del tutto in campagna e poco diffuse anche in città. In ogni caso, rispetto alle strutture laiche, saranno i luoghi gestiti dai religiosi a svilupparsi maggiormente offrendo le migliori prestazioni.

La situazione sanitaria, già piuttosto precaria, si aggravava enormemente nei momenti delle epidemie. Tra le più devastanti si ricordano le epidemie di peste che colpirono ciclicamente l’Europa per tutto il periodo medioevale e anche in età moderna con riflessi importanti anche sulla crescita demografica (la peste che colpì l’Europa nel XIV secolo ebbe degli effetti devastanti, si conta che circa il 30-40% della popolazione dei Paesi più colpiti morì di peste).

Nella pratica della guarigione grande importanza avevano i miracoli, secondo le indicazioni dei cronisti del tempo le guarigioni legate ai pellegrinaggi variavano dal 41% dei paralizzati all’8% dei muti, con il 19% dei ciechi. Con riferimento alle guarigione miracolose, a partire dall’XI secolo si diffuse la convinzione che anche i re fossero in grado di compiere miracoli, sanando particolari malattie: tra XI e XIX secolo i sovrani francesi riconosciuti con virtù di guaritori furono Filippo I, Luigi VI, Luigi IX il santo, Filippo IV il bello.