Baruch Spinoza

Baruch Spinoza

DOVE E NATO SPINOZA

Baruch Spinoza


Nasce nei Paesi Bassi nel 1632. Era di famiglia portoghese ebrea. Con la controriforma nei paesi cattolici (soprattutto in Spagna e Portogallo dove l’inquisizione era autonoma) gli ebrei erano cacciati. Il nonno di Spinoza scappa e va ad abitare in Olanda, prima colonia spagnola, ma poi autonoma, dove tutti gli ebrei si riunivano nell’unica sinagoga. Nel 1656 Spinoza viene scomunicato e espulso dalla comunità ebraica perché considerato eretico. Questi ebrei portoghesi erano molto legati fra loro e la scomunica era rigidissima: nessuno doveva più parlargli insieme. Per vivere fa l’ottico, oltre che studiare e scrivere. Era entusiasta del pensiero di Cartesio, che rappresentava la novità al tempo (ci si allontanava dalla scolastica che era vista in maniera negativa). Spinoza pensava di essere un cartesiano, però le modifiche che lui farà sono talmente importanti che non si può parlare di pensiero cartesiano. Nel 1673 gli viene offerta la cattedra in Germania ma lui rifiuta per mantenere la sua indipendenza. Muore nel 1677.
L’opera principale è Ethica, ordine geometrico demonstrata in latino.
L’etica si divide in 5 libri:
I. Tematiche di tipo ontologico
II. Tematiche di tipo gnoseologico
III. Studio psicologico delle passioni
IV. Etica
V. Etica
I primi tre erano considerati i preliminari per trattare dell’etica.
Ogni libro dell’etica inizia con l’elenco di definizioni, assiomi e proposizioni.

I LIBRO
DEFINIZIONI:
“Per causa di sé intendo ciò la cui essenza implica l’esistenza, ossia ciò la cui natura non può essere concepita se non come esistente”; “causa di sé” è una espressione della scolastica che era attribuita a Dio, nel senso che non ha bisogno di un’altra causa per esistere. Quindi l’essenza implica l’esistenza.
“Per sostanza intendo ciò che è in sé ed è concepito per sé: ovvero ciò, il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’altra cosa dal quale debba essere formato”: la definizione di sostanza di Spinoza è uguale a quella di Aristotele: la sostanza è contrapposta ontologicamente all’accidente ed è ciò che sussiste di per sé. Per esempio la biro è una sostanza, il colore contenuto in essa è un accidente. Però Spinoza ha un’idea diversa di sostanza da Aristotele: ritiene che esiste un’unica sostanza (in pratica che l’intero cosmo costituisce un’unica sostanza). Per esempio: il nero della biro ha bisogno della biro per esistere, però anche la biro ha bisogno di qualcosa per esistere: per esempio la fabbrica che la produce. Quindi anche la biro non è una sostanza, un’esistenza in sé, non dipendente da altro. L’unica cosa che sussiste di per sé (l’unica sostanza) è il tutto, e Spinoza questo lo chiama Dio.
Era quindi un sostenitore del MONISMO, contrapposto al dualismo di Cartesio. Spinoza credeva nell’esistenza di un’unica sostanza, il tutto, che non è causato da niente, perché se ci fosse una causa distinta allora non sarebbe più il tutto. Quindi il tutto è incausato. Chiamando Dio questo tutto, Spinoza dimostra di accettare un punto di vista che possiamo definire panteistico (in greco “pan” significa tutto). Il panteismo è la concezione secondo la quale la divinità non è trascendente, ma è immanente, ossia che non trascende il mondo, la realtà esperibile. Per i credenti invece Dio è trascendente; infatti, di solito, i panteisti sono considerati atei dai credenti. Per il pensiero tradizionale Dio non è il mondo; per i panteisti Dio non è distinto dal mondo, perché chiamiamo Dio tutto ciò che esiste.
Biro, libro, macchina, albero, banco…cosa sono rispetto alla sostanza, che è il tutto?
La sostanza ha due tipi di affezioni o accidenti in senso ontologico.
· ATTRIBUTI: “per attributo intendo ciò che l’intelletto percepisce di una sostanza come costituente la sua essenza”. Gli attributi sono ciò che l’intelletto percepisce. Sono degli attributi essenziali, che non possono non essere. Gli attributi di Dio sono infiniti, ma l’uomo ne conosce solo due: pensiero e estensione (materia), che sono due affezioni fondamentali della sostanza. Fin dall’inizio Spinoza vuole affrontare ciò che Cartesio ha lasciato aperto: la giustificazione dell’interazione tra res cogitans e res extensa. Se supponiamo che pensiero e materia siano distinti, è chiaro che non sappiamo come interagiscono tra loro. Bisogna invece immaginarli come due facce di una stessa moneta (le facce sono due, ma la moneta è una sola). Applicando: la sostanza è una sola, però noi possiamo percepirla o dal punto di vista del pensiero o dal punto di vista di una fisico (come materia). Queste sono due caratteristiche essenziali. Solo la sostanza ha gli attributi.
· MODO: “per modo intendo le affezioni di una sostanza, ossia ciò che è in altro, per mezzo del quale anche è concepito”. Tutti gli altri accidenti li chiama modo: ciò che NON può sussistere di per sé. Possiamo utilizzare la metafora di Nicola Abbagnano: prendiamo il mare e le onde. Le onde sono una realtà effimera rispetto al mare. Il mare esiste sempre, le onde nascono e muoiono. Noi possiamo immaginare la sostanza come il mare; le cose, le persone, gli animali sono le onde: nascono, muoiono e tornano alla sostanza. Il mare esiste anche senza le onde; le onde hanno bisogno del mare per esistere. Perciò i modi hanno bisogno di sostanza per esistere, la sostanza non ha bisogno dei modi per esistere.
“Per Dio intendo l’ente assolutamente infinito, cioè la sostanza che consta di infiniti attributi ; ognuno dei quali esprime un’essenza eterna e infinita”.
“Si dice libera quella cosa che esiste per sola necessità della sua natura e si determina da sé sola ad agire; invece si dice necessaria, o meglio coatta, quella cosa che è condizionata ad esistere e ad agire da qualcosa d’altro, secondo una precisa e determinata ragione”. Per esempio io persona mangio o perché so che se non mangio potrei morire (determinata da noi stessi) o perché passo davanti a una pasticceria e pur avendo già mangiato mi fermo a prendere un pasticcino (è vero che la gola fa parte della mia natura, però questa decisione è stata condizionata da qualcosa che non è nella mia natura). Libera è quell’azione che tiene conto delle ragioni interne, coatta quella che tiene conto delle ragioni non interne.
ASSIOMI:
“Tutte le cose che sono, o sono in sé, o sono in altro”: tutto ciò che esiste o è sostanza o è accidente (o modo o attributo).
“La conoscenza dell’effetto dipende dalla conoscenza della causa e la implica”: il concetto di causa e effetto è correlativo (se comprendo una, comprendo anche l’altra).
“Le cose che non hanno tra loro nulla in comune non possono neppure essere comprese l’una per mezzo dell’altra, ossia il concetto dell’una non implica il concetto dell’altra”: se sono due cose diverse, nulla della comprensione di una mi da gli elementi per la comprensione dell’altra.
“L’idea vera deve convenire con il suo ideato”: per idea si intende qualsiasi rappresentazione mentale (come Cartesio), es: penso all’albero; per ideato si intende l’oggetto che immagino, penso, es: l’albero. La verità è corrispondenza: una frase è vera perché corrisponde alla realtà.
Dalle definizioni e dagli assiomi si ricavano i teoremi o PROPOSIZIONI (solo un esempio):
“In natura non si possono dare due o più sostanze della stessa natura, ossia dello stesso attributo. Dimostrazione: se ci fossero più sostanze distinte, esse dovrebbero distinguersi tra loro o per la diversità degli attributi, oppure per la diversità delle affezioni. Se si distinguessero soltanto per la diversità degli attributi, si concederebbe dunque che non si dà se non una sostanza dello stesso attributo. Ma se si distinguessero per la diversità delle affezioni, poiché la sostanza è per natura prima rispetto alle sue affezioni, deposte dunque le affezioni e considerata in sé, cioè considerata secondo verità, non si potrà concepire distinta da un’altra, ossia non potranno darsi più sostanze, ma soltanto una”.

DETERMINISMO(libro I)
Per determinismo si intende quella visione della realtà (ontologica) secondo la quale tutto ciò che accade è determinato dalle cause che la determinano. Potremmo dire che “accade necessariamente”. Si hanno però due diversi aspetti di necessità:
· LOGICA: se dico che è necessario che in ogni triangolo la somma degli angoli interni è 180°, vuol dire che è contraddittorio che nella geometria euclidea esista un triangolo la cui somma degli angoli interni non sia di 180°. Es: A è necessario, quindi non A è contraddittorio. Es: se è vero che tutti i corvi sono neri è impossibile che esista un corvo che non è nero. Es: se tutti gli uomini sono mortali, se tutti i greci sono uomini, allora tutti i greci sono mortali.
· FISICA: per esempio ho una biro in mano, la lascio e la biro cade: è necessario che la biro cada, ma non è una necessità logica, potrebbe esserci una situazione in cui la biro non cade se la lascio (nello spazio). La necessità fisica dipende dalle condizioni della realtà e quindi dalle leggi fisiche. Es: non si può andare oltre lo zero assoluto, necessità fisica.
La visione deterministica della realtà è tale che il rapporto necessario che sussiste tra le cause e gli effetti è come una necessità logica. Tutto ciò che accade non potrebbe accadere diversamente.
Es: se fossimo onniscienti e conoscessimo tutti gli atomi della materia, la loro velocità…potremmo prevedere il futuro. Se abbiamo a che fare con un numero finito di cause e se conosco le cause non mi è difficile conoscere l’effetto (per esempio nel biliardo).
Quando abbiamo a che fare con situazioni complesse non possiamo conoscere tutte le cause. Dal punto di vista pratico il futuro rimane imprevedibile, però in linea di principio è prevedibile (se fossimo onniscienti).
Se agiamo in un certo modo è perché ci sono delle cause: nostre conoscenze, esperienze del passato. Noi non conosciamo il nostro futuro quindi ci sembra di poter scegliere.
Fa un esempio: quando una pietra cade dalla montagna, rotola giù necessariamente. Se la pietra potesse pensare, poiché non conosce tutte le cause, potrebbe credere di rotolare perché lo vuole lei (e non perché è piovuto, il terreno si è corroso….). In realtà cade necessariamente.
Quando l’uomo pensa di avere il libero arbitrio, sbaglia. Dal punto di vista dell’etica se tutto avviene necessariamente, e quindi non esiste il libero arbitrio, uno potrebbe pensare che non c’è la responsabilità morale.
Es: Nerone ha ucciso la madre e altre donne. Poiché tutto avviene necessariamente, non poteva non ucciderle.
Dal punto di vista del tutto non esiste il bene e il male.
“Da Dio seguono necessariamente tutti i modi possibili, ossia l’universo attuale è l’unico mondo possibile. Si tratta della forma più forte di determinismo prodotta dal pensiero occidentale: non soltanto ogni evento si verifica necessariamente, ma questa necessità è di tipo logico, ossia è contraddittorio il suo non verificarsi.”.
Per Spinoza esiste un’unica sostanza, che è Dio, che ha infiniti attributi di cui noi conosciamo solo pensiero e estensione; i modi si susseguono nel tempo. Il rapporto che sussiste tra Dio e i suoi modi è necessario e determinato.
Il tempo è indispensabile per noi che non siamo onniscienti e quindi ci serviamo di esso per ordinare gli eventi (come diceva Platone “il tempo come immagine mobile dell’eternità”). Però dal punto di vista di Dio il tempo è irrilevante, dal momento che tutti i modi sono legati da rapporti di causa e effetto e quindi tutto ciò che accade è chiaramente concepibile indipendentemente dal tempo.
Es: ho una pallina in movimento, la prima colpisce la seconda, la seconda la terza…. Questi avvenimenti si ordinano cronologicamente. Se non avessi la concezione del tempo potrei ordinarli in base alle cause.
Un fenomeno è quindi causato da mille altre cause che intrecciandosi insieme danno origine ad un susseguirsi di eventi. Se fossi onnisciente potrei ordinare le cose in un rapporto causa-effetto senza considerare il tempo.
Spinoza divide i modi in: FINITI: inizio e fine nel tempo, come questa biro e le onde e INFINITI: come il movimento, le reazioni chimiche.

CONFRONTO TRA DIO DI SPINOZA E DIO EBRAICO-CRISTIANO
· Le grandi religioni monoteistiche hanno diffuso un’idea di Dio trascendente, mentre Spinoza diceva che Dio era immanente. Questa è la differenza più evidente.
· Cristiani e ebrei pensano Dio come se fosse simile a una persona, perché gli attribuiscono caratteristiche che di solito si danno ad una persona: “Dio ama e ci conosce” che sono sentimenti personali. Spinoza pensa invece che Dio sia il tutto, quindi non ha senso dire che “il tutto pensa”. Il tutto ha una doppia faccia: pensiero e estensione. In quanto estensione è la somma di tutti i modi che esistono. È anche però il pensiero di tutto ciò che esiste, anche i nostri. Quindi si potrebbe vedere Dio come la somma dei pensieri umani, però non è detto che sia solo questo. In conclusione cristiani e ebrei credono che Dio sia personale, mentre Spinoza crede che non sia personale.
· Per cristiani e ebrei Dio è creatore. Per Spinoza da una parte è creatore, dall’altra no. Della natura di Dio dobbiamo infatti distinguere
· Natura naturante, vista come causa. Si intende l’insieme di tutti i modi finiti più l’insieme di tutte le relazioni necessarie che sussistono tra i modi finiti.
· Natura naturata, vista come effetto. Si intende l’insieme dei modi finiti.
Es: supponiamo che la cattedra sia l’universo, sopra ci sono una biro, un registro, un gesso…. La natura naturata è biro, registro e cattedra. La natura naturante è biro, gesso, registro, più il gesso è a sinistra del registro che è sotto alla biro….
Secondo la tradizione Dio è la causa, il mondo è l’effetto. Spinoza vuole adeguare questa concezione alla sua visione immanentista. Dobbiamo considerare l’unica sostanza come causa (natura naturante) e effetto (natura naturata). Spinoza dice quindi che Dio è creatore nel senso che la natura naturante è causa della natura naturata, e queste sono entrambe in Dio. Quindi Dio è causa di sé. Se lo intendiamo come una causa esterna non rispecchia il pensiero di Spinoza. Si crede che il creatore sia ciò che da ordine, non la causa esterna (secondo la concezione tradizionale).

II LIBRO
Ci sono tre generi di conoscenza:
I genere che può essere inadeguata
II genere o dimostrativa (con passaggi intermedi)
III genere o intuitiva.
La conoscenza di secondo e terzo genere è adeguata.
Parallelismo di Spinoza: mentre per Cartesio il pensiero e estensione erano due sostanze autosufficienti (ma poi si poneva il problema di come interagivano tra loro), invece per Spinoza erano due attributi della sostanza, due diversi modi di manifestarsi di un’unica realtà. Spinoza dice che per parallelismo intende che “l’ordine e la connessione delle idee corrispondono all’ordine e alla connessione delle cose”. C’è un isomorfismo (stessa forma, similitudine di struttura) fra il mondo delle idee e il mondo delle cose.
Es: se abbiamo una traduzione letterale (la prima parola della frase italiana corrisponde esattamente alla prima parola della frase inglese, la seconda alla seconda e così via) “questo libro è bello” “this book is beautiful”. L’ordine delle parole è lo stesso e anche la funzione grammaticale. L’ordine e la connessione sono gli stessi. Quindi si ha un perfetto parallelismo.
Es: se prendiamo un tavolo da biliardo e descriviamo esattamente ciò che succede (la prima pallina colpisce la seconda e così via), abbiamo una successione di eventi, che è il mondo della realtà fisica. Una descrizione meticolosa di ciò che è accaduto mi da un perfetto parallelismo. Il mondo delle cose è esattamente come quello delle idee. C’è lo stesso ordine tra ciò che è accaduto e ciò che si descrive.
Es: faccio una foto a una stanza. La foto rispecchia le stesse cosa, la loro esatta posizione…c’è cioè un esatto parallelismo.
La conoscenza adeguata è quella in cui c’è questa corrispondenza biunivoca (ad ogni elemento di un insieme corrisponde uno e un solo elemento di un altro insieme), quando c’è parallelismo.
La conoscenza di I genere è data dalla conoscenza sensibile più quelli che Spinoza chiama concetti empirici, cioè concetti di natura empirica (concetto di biro, libro, acqua, terra…). Questo tipo di conoscenza può essere inadeguata, ma non lo è sempre.
Es: il sole appare ai nostri occhi più piccolo della montagna, ma in realtà è più grande. In questo caso la conoscenza è inadeguata, perché non corrisponde alla realtà (non c’è parallelismo).
La conoscenza di II genere è la conoscenza dimostrativa e la conoscenza scientifica, rientrano in questo genere perché la loro adeguatezza è garantita.
Es: se lancio un sasso da un grattacielo cadrà in un certo intervallo di tempo. Se non commetto errori, o trascuro qualcosa, o sbaglio i calcoli e utilizzo formule fisiche adeguate prevede esattamente ciò che accadrà. Si ha quindi un perfetto parallelismo.
In questa conoscenza rientrano i concetti (universali) scientifici, che sono quelli che corrispondono in un certo senso alle qualità primarie di Galileo (massa, forza, lunghezza, velocità…).
La conoscenza di III genere non è ben esplicitata. Spinoza dice: quando abbiamo una proporzione 2:4=X:6 per sapere che X=3 abbiamo tre possibilità:
· Supponiamo che io sia un bambino di tre anni che non sa niente di matematica, allora chiedo a un insegnante di dirmi quanto vale X. L’insegnante me lo dice e io lo acquisisco tramite i sensi e quindi si tratterebbe di una conoscenza di I genere. In questo caso però la conoscenza può essere inadeguata (magari l’insegnante mi vuole fare uno scherzo e mi dice il numero sbagliato).
· Sono bravo in matematica e so come di risolvono le proporzioni. Quindi so con certezza che è adeguata, non posso dopo aver fatto i calcoli credere che non sia vero. Corrisponde quindi ad una conoscenza di II genere.
· Spinoza dice che un mercante lo vede subito che X=3 senza fare i conti, perché, essendo abituato, intuisce che X=3. Intuire significa capire immediatamente senza passaggi intermedi la conclusione. Ma il mercante intuisce perché è abituato a calcolare rapidamente. Cioè è un caso dimostrativo a cui però ci si è abituati.
Dire che “in questa conoscenza l’uomo sarebbe uguale a Dio, poiché raggiungerebbe la prospettiva della facies totius universi, ossia la conoscenza di ogni singolo evento” è forse insoddisfacente, o può apparire tale, perché non è ben chiaro in cosa consista questa conoscenza intuitiva.
Siccome per Spinoza il parallelismo deve essere assoluto, non deve ammettere eccezioni perché verrebbe meno l’idea che pensiero e estensione siano due punti di vista di un’unica realtà. Se questo è vero allora il parallelismo deve esserci sempre (la realtà rimane la stessa realtà, è come se vedessi una città da due colline diverse, ma la città che vedo è sempre quella).
La conoscenza adeguata rispecchia esattamente la realtà (c’è parallelismo), c’è un perfetta corrispondenza biunivoca. E fin qui non c’è problema.
Il problema c’è con la conoscenza inadeguata: se dico che il sole lo vedo più piccolo della montagna non c’è più parallelismo. Il rapporto di dimensioni tra sole e montagna come li vedo io e come sono effettivamente è diverso.
Spinoza dice che il parallelismo esiste sempre, solo che ciò che è parallelo avviene su due piano diversi. Cioè quando ho una conoscenza adeguata il mio pensiero rispecchia la realtà (intesa come sostanza, il tutto), per esempio quando descrivo il moto della pallina di un biliardo. Quando invece guardo un bastoncino nell’acqua e mi appare spezzato mentre in realtà è dritto non c’è il rispecchiamento della realtà ma per Spinoza c’è comunque un parallelismo: il mondo del pensiero è sempre parallelo al mondo dell’estensione, ma in questo caso il mondo dell’estensione non è tutta la realtà nel suo complesso, ma solo il corpo di quella mente che ha la conoscenza.
Es: io vedo il sole più piccolo della montagna. Supponiamo che sia un uomo preistorico a vederlo, questi crede che ciò che vede sia vero. In questo caso non c’è corrispondenza biunivoca tra pensiero e realtà vera, ma il parallelismo è vero rispetto al corpo, agli organi di senso, al cervello di quest’uomo primitivo. La conoscenza inadeguata rispecchia le modificazioni che avvengono nel nostro corpo grazie ai sensi.
Si ha quindi una modifica della teoria degli errori di Cartesio: quando l’uomo primitivo sbaglia non lo fa per volontà, ma l’errore è sempre teoretico. L’errore consiste nello scambiare una conoscenza che rispecchia il modo in cui sono modificato (corpo, sensi) e ciò che rispecchia la realtà. Dire quindi che “il sole appare ai miei occhi più piccolo della montagna” è vero perché rispecchia un pensiero parallelo al mio stato somatico. L’errore categoriale sta nello scambio di genere: se dico che il sole è più piccolo e che non mi appare più piccolo è sbagliato. Non posso dire che ciò che appare è anche ciò che è, spesso è così ma non sempre.
Riassumendo il secondo libro: c’è una conoscenza adeguata e una inadeguata e questo fatto non rende impossibile il parallelismo; considerando dunque pensiero e estensione due attributi di una sola sostanza possiamo meglio comprendere come interagiscono tra di loro.

III LIBRO
Spinoza si ispira a Cartesio, il quale aveva fatto un lavoro simile: era partito dagli aspetti generali e da questi aveva ricostruito quelli particolari.
In questo libro l’atteggiamento è simile a quello di uno psicologo che descrive la realtà. L’atteggiamento che il filosofo deve avere per le passioni è quello di non deridere, non compiangere ma comprendere.
“Il modello della fisica meccanicista domina anche l’analisi spinoziana della vita emotiva. Sul modello della legge di inerzia è infatti concepito il pilastro fondamentale dell’affettività umana: lo sforzo, il conatus. Ogni ente, corpo e mente, si sforza di mantenersi nello stato in cui si trova, ossia si sforza di conservare se stesso. Questo sforzo è comune a tutte le menti, sia in quanto posseggono le idee adeguate, sia in quanto posseggono le idee inadeguate”; se vogliamo comprendere le passioni dobbiamo ricondurle a quelle fondamentali. Una componente che rientra in tutte le passioni è quest’istinto naturale che ha ogni essere vivente ad autoconservarsi, chiamato conatus o sforzo. Per esempio se noi abbiamo sete allora beviamo, perché abbiamo questo istinto.
È l’istinto ad autoconservarsi che porta l’uomo a desiderare, da qui cupidità, letizia e tristezza: le tre emozioni fondamentali che servono a costruire le altre passioni.
Quando il nostro desiderio è corrisposto, troviamo nella realtà ciò che vorremmo (ho sete e trovo l’acqua): si ha letizia
Se invece il nostro desiderio non è corrisposto avremmo tristezza.
Avendo come base naturale della nostra esistenza una serie di desideri, troviamo gioia o dolore a seconda che il nostro desiderio sia soddisfatto o meno.
A queste tre emozioni ne aggiungiamo due: quando noi vediamo che un certo tipo di oggetto è in noi una causa di gioia tendiamo ad amarlo, se invece è causa di tristezza tendiamo ad odiarlo. Questo vale in generale per tutta la sfera emotiva (una persona simpatica desidero vederla di nuovo, una antipatica no). L’amore è una letizia accompagnata dall’idea di quell’oggetto che provoca in noi piacere (provo piacere a mangiare il cioccolato e associo al cioccolato il piacere).
Partendo da questi 5 elementi base (cupidità, letizia, tristezza, amore, odio) si possono definire tutte le passioni. E, come già detto, lo studio delle passioni è mirato alla descrizione degli stati d’animo dell’uomo e non a giudicare se sono giusti o sbagliati.

IV e V LIBRO
In questi due libri l’etica assume la sua funzione: indirizzare verso ciò che è bene.
S.Tommaso diceva che all’inizio dell’etica c’era la sinderesi, ossia la prescrizione secondo la quale bisognava seguire il bene e evitare il male.
Uno potrebbe dire che per Spinoza tutto avviene necessariamente e quindi non ha senso parlare di bene e male, questo perché non c’è il libero arbitrio (che è un’illusione). Poiché Spinoza ipotizza un determinismo assoluto pare non ci sia spazio per l’esistenza dell’etica. Spinoza invece dice che dal punto di vista del tutto (“sub specie eternitatis”) non c’è né bene né male, ma tutto avviene necessariamente. Però dal punto di vista dell’uomo chiamiamo bene ciò che amiamo e male ciò che odiamo. L’unico significato che hanno bene e male è relativo all’uomo. Siccome tutti gli uomini desiderano qualcosa, quest’istinto può essere ben diretto o mal diretto (mal diretto come nel caso di un drogato). Una volta stabilito che bene e male hanno significato solo in relazione all’uomo abbiamo due strade:
· Tutto ciò che si desidera è bene; però in questo caso non avremmo più un’etica prescrittiva. Spinoza non sceglierà questa strada.
(se per esempio mangio delle lasagne avvelenate non sapendo che sono tali, credo di farmi il bene e invece mi faccio male).
· Distinguere ciò che realmente è bene da ciò che è creduto bene: su questo si basa l’etica spinoziana (come anche quella aristotelica).
Noi ci possiamo fare un modello ideale di uomo, cioè possiamo immaginarlo con l’intelletto. Con modello ideale si intende un uomo che sa distinguere ciò che è bene da ciò che è creduto tale ed è quindi colui che “sempre agisce e mai patisce”.
Agiamo quando l’azione è determinata da qualcosa intrinseco alla propria natura.
Patiamo quando una causa esterna concorre a determinare la nostra azione (l’esempio della pasticceria).
Se passando davanti a una pasticceria non entro a prendere qualcosa è perché necessariamente doveva essere così.
Non posso scegliere tra agire e patire perché il libero arbitrio non esiste. Il comportamento dell’uomo è libero quando agisce, non è libero quando patisce.
Come mai in certe situazioni un uomo agisce (e si avvicina quindi al modello di uomo) e in altre patisce??
Per esempio una persona può essere irascibile e un’altra no. Uno potrebbe dire che è così perché è così che si nasce. Però se così fosse il nostro comportamento sarebbe determinato solo da condizioni biologiche, geneticamente ereditate. In realtà ci sono altri motivi: come l’educazione, ma soprattutto avere e non avere idee adeguate (questo porta a differenze). Le idee adeguate portano ad agire, le idee inadeguate portano a patire.
Si deduce quindi che la conoscenza ha un ruolo importante, e quindi si potrebbe parlare di una sorta di intellettualismo etico (simile a quello di Socrate secondo il quale chi conosce il bene fa il bene…; per lui il male era commesso solo per ignoranza). Allora uno potrebbe dire che se scelgo sempre idee adeguate allora faccio sempre il bene. Questo non è però possibile perché il libero arbitrio non esiste; necessariamente ho idee adeguate o inadeguate.
Il libero arbitrio,inteso come libertà di scelta tra due diverse azioni, non esiste. Però anch se l’uomo sceglie necessariamente, la scelta la possiamo chiamare libera perché provocata da idee adeguate (non è condizionata da cause esterne).
Le componenti, causa del nostro agire, oltre alla ragione, sono le passioni (ira, fame, gioia); distinguiamo: le Passioni in senso lato si dividono in Affetti attivi [positivi] e Passioni in senso stretto [negativi]. Spinoza dice che il patire è causato dal fatto di avere idee inadeguate. Le passioni in senso stretto sono quindi cause inadeguate del comportamento.
Se uno ha desiderio di conoscere, questo stato d’animo ha un ruolo attivo e mi porta a conoscere la realtà e quindi ad agire.
Esempi di passioni in senso stretto sono: ira, golosità, spirito di vendetta, masochismo.
Il modello ideale di uomo sarà dunque quello che potenzierà gli affetti positivi e eviterà quelli negativi.
Se nella sfera dell’emotività c’è un’eliminabile soggettività, nella ragione può non esserci: l’uomo è in grado di astrarre, immaginare, ma una dimostrazione viene fatta nello stesso modo da tutti. L’etica deve fondarsi sulla ragione.
Si ha la distinzione tra passioni in senso stretto e emozioni positive. La letizia se provata per delle idee adeguate (uno è contento perché è riuscito a capire qualcosa) è sempre positiva; la tristezza e l’odio sono sempre negativi.
Il disprezzo, la commiserazione e il pentimento sono sempre negativi, ossia ci portano a patire e non ad agire. Tenendo presente che per Spinoza tutto avviene necessariamente e che quindi nulla può essere diverso da com’è, pentirsi di un’azione, per quanto quella sia grave, è sbagliato. Perché dal punto di vista del tutto non c’è né bene né male. Se ciò che è accaduto doveva accadere necessariamente non bisogna pentirsi. L’uomo saggio capisce che tutto è necessario e perciò non si pente.
Uno potrebbe dire che anche l’uomo saggio potrebbe pentirsi, ma che dopo, vedendola come cosa cattiva, evita di rifarlo. Per Spinoza questo è possibile e questo rientra in una delle cause delle azioni future. L’uomo saggio è quindi in questo caso consapevole.
Disprezzo: un amico, a cui io sono sempre stato vicino, nel momento in cui ho bisogno di lui, mi volta le spalle. In questo caso io provo disprezzo. Il saggio (colui che ha tutte idee adeguate) non disprezza il comportamento di quella persona perché sa che quella persona non poteva fare altrimenti. Un caso analogo si ha con la commiserazione.
Tutti questi atteggiamenti sono errori, perché si basano sul fatto che tutto poteva andare diversamente, mentre non poteva che succedere così. Se uno è consapevole che tutto accade necessariamente non prova disprezzo, commiserazione o pentimento.
Il saggio non si ribella al destino ma considera che non lo si può cambiare rispetto al passato, ma per quanto riguarda il futuro posso aggiungere delle cause per migliorarlo.
Atarassia: sinonimo di apatia, imperturbabilità. È quel comportamento dell’uomo che non è influenzato nel suo agire da elementi emotivi, ma solo dalla ragione. L’aponia è invece assenza/negazione del dolore.
I primi ad avere un’idea di uomo imperturbabile sono stati gli stoici. Spinoza è molto influenzato dal pensiero di questi nel determinismo, ritenendo che le passioni possono intervenire nel bene e nel male. Però l’idea di Spinoza è simile a quella degli stoici, ma non uguale: non è atarassia. Tutti desiderano che gli altri concordino con noi, però questo accordo se è fondato con la ragione è positivo, ma se questo desiderio è generato da idee inadeguate si trasforma in un atteggiamento negativo.
“Per Spinoza la passione fa parte della natura tanto quanto la ragione; è vero che l’uomo è tanto più virtuoso, quanto più si conduce secondo ragione, ma condursi secondo agione vuol dire appunto conoscere la natura umana ed esaltare ciò che aumenta la potenza e la felicità dell’uomo, ivi compresi gli affetti”. Questo perché: le passioni non sono un errore come pensavano gli stoici. Costituiscono una parte essenziale della natura umana. Però bisogna capire con la ragione che alcune passioni vanno coltivate (desiderio di conoscere) altre no. Le passioni diventano negative quando portano a patire.

AMORE INTELLETTUALE DI DIO
L’uomo ideale (che per ipotesi ha tutte idee adeguate) ha fatto proprio il concetto di determinismo e quindi non prova rimpianto né pentimento. Si sentirebbe così unito con il tutto da accettare tutto ciò che avviene, sentendosi in simbiosi con l’intero universo. Quest’atteggiamento dell’uomo saggio può portare a rafforzare le azioni che ci portano ad agire e mai a patire. E quindi rappresenta l’ideale al quale deve mirare l’esistenza e la conoscenza di ognuno.
Uno non può scegliere di essere saggio o meno e quindi decidere di avere quest’amore intellettuale o no, perché si ricadrebbe in una concezione erronea di libero arbitrio, perché tutto è determinato.
Ma allora che senso ha scrivere “l’etica”?
Anche noi non abbiamo scelto di studiare Spinoza, ma la sua conoscenza ci può influenzare in futuro. Fra le cause che determinano ciò che faremo, c’è anche quella di avere determinate idee.
Se un uomo è libero, cioè ha raggiunto quest’amore, allora questa sua immedesimazione con il tutto è causa di altre idee che porteranno a comportamenti saggi (agiti non patiti).
Il saggio prova tutto questo, però anche lui quando deve scegliere cosa fare, non può dominare tutto l’insieme delle cause che hanno determinato l’evento e quindi gli sembra di avere il libero arbitrio. Però l’uomo saggio sa che esiste il determinismo e che quindi tutto accade necessariamente. Se sapessimo tutte le cause capiremmo che tutto è necessario e che il libero arbitrio non esiste.

TEOLOGIA
Spinoza è importante dal punto di vista della teologia, anche se non credente, perché può essere considerato l’iniziatore dell’uso della filologia (studio della parola) nell’esegesi (interpretazione) biblica. Crede che i testi biblici vadano interpretati alla luce del contesto storico in cui avvengono, sia se vengono considerati testi religiosi sia testi storici. Non devono cioè essere interpretati alla lettera.
Anche chi ha fede capisce che la parola di Dio va interpretata (magari venivano utilizzati termini che erano capiti nel periodo in cui si svolgono i fatti). Questo metodo oggi è usato da tutti i biblisti, anche in alcune zone dell’Islam non estremiste, viene usato per il Corano.
Si analizza quindi il contrasto possibile tra scritture e scienza (ragione).
Questo argomento era già stato preso in considerazione da Galileo, il quale credeva che le sacre scritture davano indicazioni solo su come raggiungere la vita eterna, mentre la scienza aveva il compito di capire la realtà. Avevano quindi due scopi diversi.
Spinoza dice che lo scopo della Bibbia è quello di insegnare l’obbedienza (orientare i comportamenti dell’uomo a rispettare i comandamenti), la scienza, invece, è usata per descrivere com’è la natura, l’universo…. La religione insegna quindi una dottrina morale con scopo pratico e non teorico. Essendo quindi su due piani diversi non entrano in contrasto tra di loro.

LA CONCEZIONE DELLO STATO
Vediamo prima l’idea di Hobbes, filosofo inglese che scrive “Il leviatano” (era il nome di un mostro biblico). Era un sostenitore della teoria assolutistica del potere: lo stato non deve aver nessun limite di potere. Sosteneva che i cittadini (che prima erano homo hominis lupo), quando entrano a far parte dello Stato cedono i loro diritti. La situazione iniziale di lotta fra tutti non ha senso; la mancanza di regole danneggia tutti. Affinché sia possibile la società fra gli uomini, questi si devono sottomettere al potere dello Stato, che chiamava appunto Leviatano (o re o organo collegiale o dittatore che ha potere assoluto).
Spinoza accetta alcune parti dell’idea di Hobbes, ma rifiuta l’idea dello stato assoluto. Si differenzia da Hobbes perché sostiene, come Locke, il liberalismo (contrario all’assolutismo di Hobbes).
“Gli uomini si accordano dunque per instaurare una regola comune di vita: nasce così lo stato. Perché il patto sia rispettato, ognuno deve cedere tutta la propria potenza, ossia tutto il proprio diritto, al potere comune.” In pratica condivide che il patto (contratto sociale idealizzato) porta alla nascita dello Stato.
Per Hobbes una volta che il cittadino entra a far parte della società deve obbedire sempre all’autorità. Spinoza, invece, dice che la rinuncia dei diritti da parte degli uomini è fatta perché lo stato agisca per il bene comune; se quindi questo non avviene sono possibili delle ribellioni. È quindi interesse dello stato essere liberale (libertà di parola, di stampa…) e quindi più forte di uno stato autoritario (che può suscitare ribellioni).

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