BAROCCO

BAROCCO

Barocco è il termine utilizzato per indicare tout court una ideologia e una stagione culturale nate a Roma,
che si sono espresse in letteratura, filosofia, arte e musica, caratteristiche del XVII secolo e dei primi decenni
del XVIII secolo.
Si indica impropriamente con «barocco» il gusto legato alle manifestazioni artistiche di questo periodo,
mettendo l’accento su quelle caratterizzate da estrosità e fantasia quasi bizzarra nonostante, ad esempio in
architettura, questa epoca sia percorsa ancora una volta da richiami alla classicità, e il linguaggio classico
rimanga il punto di riferimento comune degli artisti (Bernini, Borromini).
Il barocco si presenta come l’affermazione di valori potenti e riconoscibili da parte di chiunque, e per ciò vi
viene fortemente rivalutato il realismo della rappresentazione, ma nello stesso tempo pone l’interrogativo
angoscioso sul vero senso dell’esistenza: mentre esalta la potenza di Dio, sulla scorta del Concilio tridentino,
in esso si agitano istanze scientifiche, di libertà individuale e di sensibilità che mettono ancor più in crisi il
potere, ad esempio dello Stato moderno appena costituitosi in Europa, e la sua rappresentatività (v. la
filosofia hobbesiana). Riguardo alla derivazione del termine, sia che:
derivi da tre sillabe per sintetizzare un sillogismo della scolastica medievale, il “ba-ro-co”,
o registrato nel francese baroque, (dizionario della Academie, 1694) nel significato di “stravagante,
bizzarro”,
o dal portoghese barroco, con riferimento ad una perla irregolare, l’italiana ‘scaramazza’,
contiene un significato derisorio.
L’uso del termine, da parte di critici e storici dell’arte, risale alla seconda metà del Settecento (ad es. Milizia),
riferito in un primo tempo alle arti figurative e successivamente anche alla letteratura. Inizialmente il
termine, come detto, ha avuto un senso negativo; verso la fine dell’Ottocento è iniziata una rivalutazione del
barocco grazie ad un contesto culturale europeo che con l’impressionismo o il simbolismo dimostrava
agganci con l’epoca barocca. Non può non riconoscersi al Barocco una delle temperie più alte della
produzione artistica di tutti i tempi.


Il Seicento e Il Settecento

L’arte è un aspetto fondamentale nella cultura del Seicento, un’epoca che ama rappresentarsi e celebrarsi
fastosamente. I maggiori committenti sono la Chiesa, soprattutto quella cattolica (ma anche alcune chiese
riformate), i sovrani, i principi e le istituzioni civili, come pure la borghesia, sia attraverso l’architettura che
la pittura. L’arte barocca ha come scopo principale quello di meravigliare: in architettura con decorazioni
sfarzose e fantasiose, nella pittura e nella scultura con composizioni complesse e movimentate. Furono
grandi personalità del Barocco Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini nell’architettura, il Caravaggio
in pittura, Antonio Vivaldi nella musica, ecc…


La vita nel barocco

I nobili del periodo barocco avevano uno stile di vita sfarzoso e tendente all’esagerazione e all’eleganza.
Famosi sono i banchetti importanti dove i nobili spendevano i loro averi per organizzare cene al limite della
prodigalità. Si univa a questa sfarzosità l’elegante musica dell’epoca. L’elemento fondamentale della vita
nell’epoca barocca era il lusso che caratterizzava il modo di vivere. Di contrasto a questo modo di vivere
c’era la seconda parte della società basata sulla severità e sull’istruzione di cui facevano parte piccoli
proprietari terrieri. Uno dei maggiori esponenti fu Luigi XIV di Francia, detto “Re Sole”.
La poetica barocca
Posto in connessione con la controriforma, il Barocco si realizza come l’ultimo stile unitario europeo, pur
con le differenze delle singole letterature, nello sperimentalismo del linguaggio e nella retorica, concependo
la forma come forma “aperta” e libera, che si esprime di volta in volta nel concettismo, o nel marinismo,
eufuismo, preziosismo e secentismo delle varie correnti nazionali, in quanto modi efficaci di visualizzare il
concetto, la musica (con l’oratorio o la musica sacra) e l’arte danno forma all’Infinito e alla ricerca di esso
attraverso il principio della meraviglia, l’uso abbondante della metafora e del simbolo, l’illusione del sogno e
la prospettiva della metamorfosi universale della realtà, il Barocco si specifica anche nel gusto
dell’enciclopedia e del collezionismo come amore per ogni dettaglio del reale.
La meditazione intorno alla poetica aristotelica finisce con il dissolverne il carattere razionalistico e
programmatico, suggerendo nuovi modi di intendere il concetto di imitazione, che viene interpretata come
“finzione”. Comincia ad affermarsi un ideale retorico dell’arte poetica, al quale viene sottomessa la ricerca di
ogni genere di strumenti stilistici e tematici: la decorazione, l’oscurità, la magnificenza, le prime forme di
acutezza e di concettismo, l’amplificazione, i primi tentativi di cogliere l’inquietudine delle cose, già non più
stabili e certe. Questa rappresenta così il deciso rifiuto dei canoni dell’estetica classicistica.


La letteratura barocca

La letteratura del Seicento si ispirò liberamente alla cultura tardo-rinascimentale del secolo precedente. Il
Barocco si diffuse ben presto in tutta Europa. La concezione della poesia come gioco, ornamento, bella
apparizione, bizzarria caratterizzarono l’arte e la letteratura del periodo. La cultura letteraria del Barocco
doveva insistere su una costante rottura delle regole. Tra le caratteristiche del Barocco si distinse la
trattazione di temi considerati insoliti quali il brutto, il grottesco, il deforme, il macabro. Nel Barocco
l’intellettuale non può affrontare i temi a lui preferiti perché con l’avvento della Controriforma i temi
adoperati si ridussero notevolmente.
I letterati di questo periodo si esprimono con un linguaggio così raffinato da fare questo il loro maggior
pregio artistico. Data la riduzione dei temi il maggior intento degli intellettuali era quello di far recepire al
lettore il vero significato dei loro testi. La letteratura barocca si distingue dalle correnti precedenti in quanto
costituisce un genere letterario sperimentale, grazie al quale vengono impiegate per la prima volta forme di
espressione artistica che apriranno la strada all’Illuminismo. Inoltre i letterati tendono sempre ad arricchire il
contenuto del testo fino a renderlo un insieme di idee e fantasie.


La letteratura barocca in Italia

Giambattista Marino:
Il napoletano Giambattista Marino (1569-1625) è lo scrittore più significativo del nostro Seicento e
rappresentò un modello imitato dagli scrittori dell’epoca in tutta Europa.
La vita e le opere
Avviato agli studi giuridici, si dedicò quasi subito alla poesia come poeta cortigiano presso il duca Ascanio
Pignatelli e poi (1592) presso il principe Matteo di Capua. Nel 1600 entrò al servizio del cardinale Pietro
Aldobrandini a Roma. Pubblicate le Rime (1602), cominciò a lavorare alla stesura del poema Adone, che nel
progetto iniziale avrebbe dovuto essere di tre libri. Nel 1606 seguì Aldobrandini a Ravenna e in altre città del
Nord. Giunto a Torino (1608), scrisse per Carlo Emanuele I un panegirico Il ritratto del serenissimo don
Carlo Emanuele duca di Savoia (1608), ottenendone in cambio una generosa ospitalità dal 1610 al 1615. A
corte si scontrò con l’invidia del segretario del duca, il poeta Gaspare Murtola, autore del poema sacro La
creazione del mondo (1608) deriso da Marino. Nel 1608 Marino aveva stampato la raccolta lirica La lira. Gli
anni torinesi furono particolarmente fecondi: riprese e ampliò il progetto dell’Adone; nel 1614 stese le
Dicerie sacre, tre orazioni fittizie (La pittura, La musica, Il cielo) che dimostrano un’abilità virtuosistica
straordinaria nel modellare la lingua nel genere “oratoria sacra”. Nel 1615 fu chiamato alla corte di Francia
dalla regina Maria de’ Medici, a cui dedicò il poemetto encomiastico Il tempio (1615). A Parigi scrisse
alcune delle sue cose migliori: gli Epitalami (1616), poesie per nozze, La galeria (1619), rassegna di opere
di scultura e pittura di artisti contemporanei. Nel 1620 diede alle stampe La sampogna, composta da 12
poemetti, 8 di contenuto mitologico e 4 di tipo pastorale. Il trionfo giunse con l’Adone (1623), poema in 20
canti la cui lussuosa edizione fu finanziata dallo stesso re Luigi XIII. Poco dopo Marino decise di tornare in
Italia, accolto con grandi onori a Torino, a Roma e soprattutto a Napoli. Nella sua città si dedicò alla
composizione di un poema religioso in ottave, La strage degli innocenti, già iniziata vent’anni prima;
l’improvvisa morte non gli consentì di concludere quest’opera, pubblicata postuma nel 1638. Anche le
Lettere (uscite a partire dal 1627) sono postume.
I caratteri dell’opera di Marino
Il carattere del lavoro di Marino è chiarito già da un’affermazione dello stesso poeta, che riguardo alle
proprie vaste letture scriveva: “Imparai sempre a leggere col rampino, tirando al mio proposito ciò ch’io
ritrovava di buono, notandolo nel mio zibaldone e servendomene a suo tempo”. Marino è il poeta che
reinventa e rinnova con un’esuberanza cromatica e figurativa mai vista nella nostra letteratura. Sembra aver
superato senza ritorno il classicismo a favore di una curiosità infinita e sensuale, originalmente barocca. Le
liriche della Lira sono una proliferazione di timbri e sonorità; la Sampogna è un esercizio di gusto
inconsapevolmente “esotico” e svaporato; la Galeria poi, forse il libro migliore di Marino,rimane un
incredibile tessuto di rifrazioni e annotazioni curiose.


L'”Adone”

Il libro di maggior successo fu comunque l’Adone. Con i suoi 40.000 versi è il più lungo poema della
letteratura italiana. La vicenda che ne costituisce l’esile trama ha al centro l’innamoramento di Venere per il
bellissimo giovane Adone. Marte, preso dalla gelosia, costringe il giovinetto a una serie di peripezie e alla
fine ne provoca la morte a opera di un cinghiale. Lo svolgimento del mito ha tuttavia un’importanza relativa.
Ciò che conta è il modo con cui esso viene raccontato e soprattutto l’infinita serie di episodi secondari, di
spunti descrittivi (come quelli celebri del canto dell’usignolo o dell’elogio della rosa) sfruttati oltre ogni
aspettativa; l’abilità nel trasformare aspetti allegorici in luoghi della fantasia, come il giardino del Piacere e
l’isola della Poesia; e ancora l’infinita gamma di piani e di livelli con cui viene trattata la materia erotica che
sta alla base del mito: si va dalle allusioni appena accennate alla narrazione audace e densa di particolari.
L’Adone è un immenso coacervo di immagini, una “fabbrica delle meraviglie”, un succedersi inarrestabile di
metafore e sarebbe vano cercarvi un centro logico; la sua novità sta proprio nell’infrazione della regola
classicistica dell’unità del poema eroico e nel recupero della narrazione affabulatoria dei grandi narratori di
favole latini (Apuleio, Ovidio, Claudiano) ed ellenistici (Apollonio Rodio, Mosco e Bione).

/ 5
Grazie per aver votato!