ARTE E CERAMICA CENNI STORICI
Si definisce “ceramica” ogni impasto di argilla che viene modellato e sottoposto a cottura per mezzo del fuoco, in focolai aperti o in fornaci.
Le fasi di realizzazione di un oggetto in ceramica sono diverse, e comprendono:
1 – L’impasto, che permette di distinguere i prodotti in :
terracotta, ottenuta da una sola cottura di un impasto di semplice argilla, dall’aspetto rustico, poroso e colorato dal giallo al rosso scuro per la presenza dell’ossido di ferro, senza rivestimento;
maiolica, terracotta con rivestimento trasparente (vernice) o opaco (smalto) che viene poi sottoposta ad un’ulteriore cottura;
porcellana, ottenuta cuocendo un impasto di argilla con quarzo, feldspato e caolino, sostanza che rende il prodotto bianchissimo, traslucido, compatto e vetroso,
terraglia, il cui composto è simile a quello della porcellana ma con un minore contenuto di caolino; non sopporta alte temperature di cottura ed ha aspetto meno lucido e compatto. E‘ quella che viene comunemente chiamata ceramica, e ha costi inferiori alla porcellana;
grès, dall’aspetto compatto come la porcellana ma colorato anziché bianco.
2 – La modellazione, che nelle civiltà primitive avveniva per semplice pressione delle dita sull’impasto; successivamente, l’invenzione della ruota introdusse l’uso del tornio, e con la rivoluzione industriale divenne di grande impiego l’uso degli stampi.
3 – L’impermeabilizzazione o invetriatura, per rendere l’oggetto idoneo a contenere liquidi; avviene con l’immersione nella cristallina o vetrina (vernice composta da silice pura e ossido di piombo).
4 – La cottura in forni, a cui l’oggetto viene sottoposto una prima volta dopo l’impasto a circa 1000 °C, che fa acquistare all’oggetto il nome di biscotto (biscuit per le porcellane), una seconda volta dopo il rivestimento con la cristallina dai 950 ai 1300 °C (seconda cottura o granfuoco), e una terza volta dopo la decorazione (terzo fuoco o piccolo fuoco) dai 600 ai 900 °C, fino a un massimo di 750 °C per la ceramica. Ulteriori cotture possono essere effettuate per successive decorazioni con oro o argento, aggiunta di bordure ecc.
5 – La decorazione può avvenire ad INCISIONE con strumenti appuntiti, tipica delle antiche civiltà; alla BARBOTTINA, cioè a rilievo mediante una colatura di argilla liquida, molto diffusa nell’ellenismo e nella tarda romanità, che permette di fissare all’oggetto motivi decorativi, manici, beccucci, frutti, ecc.come nella produzione sei e settecentesca; a RILIEVO con modellazione a stampo o con l’applicazione di vernici particolari; a PITTURA, che si diffuse a partire dal IV millennio, all’inizio con colorazioni in ocra e in seguito con polveri a base di piombo o a base alcalina, con smalti tipo i lustri di cultura ispano-moresca (a base di pigmenti di rame o d’argento ) o con decalcomanie.
LA SCOPERTA DELLA PORCELLANA
Oggetti impastati semplicemente con argilla e poi essiccati erano fabbricati già dall’uomo preistorico, ma fu la Cina che, in tempi assai remoti, scoprì la porcellana, influenzando tutta la produzione artistica dell’Oriente e portando a sostituire gli impasti ceramici fino ad allora conosciuti.
Il caolino, materia prima essenziale nella composizione della porcellana, prende il suo nome dal giacimento di Kaulin, in Cina.
Prime porcellane si individuano sotto la dinastia Han, (202 a.C., 220 d.C.), ma la vera e propria porcellana bianca si può trovare solo a partire dall’Epoca T’ang (618 – 907), con decorazioni in blu e verde. Gli esemplari più belli, con ricca decorazione policroma, si svilupparono nelle Epoche Yuan (1280 – 1368) e Ming (1368 – 1644). Con le varie dinastie sono stati introdotti colori e forme che hanno dato origine a stili diversi e ben definiti, come lo “stile dei 3 colori”, “stile dei 5 colori”, “familia verde”, “familia rosa” ecc. Motivi ricorrenti nelle produzioni cinesi sono: draghi, pesci, uccelli, fiori e paesaggi.
Il Giappone imitò l’arte cinese e arrivò ad una produzione propria solo nel XVII secolo, grazie alla scoperta locale di giacimenti di caolino.
LA DIFFUSIONE IN EUROPA….
Le prime porcellane arrivarono in Occidente intorno al 1300, portate da Marco Polo. La Compagnia delle Indie, nel XVII secolo, cominciò l’importazione e la commercializzazione su larga scala di questi prodotti, molto apprezzati per la loro bellezza e raffinatezza.
Nel frattempo, le manifatture europee cercavano di imitare la fabbricazione di tali porcellane.
Un tipico prodotto inglese fu la terraglia, prodotta all’inizio del XVII secolo nello Staffordshire dallo stesso impasto del grès (argilla bianca + silice calcinata) ma con cottura a temperatura più bassa, che dava luogo ad una ceramica molto lucente e brillante. Sempre all’Inghilterra si deve l’introduzione della decorazione a smalto sulla terraglia e la creazione di diverse varietà di ceramica, come i famosi basalti neri.
Finalmente, in Sassonia, l’alchimista Johan Friedrich Bottger, nel 1709,grazie alla scoperta di un giacimento di caolino, riuscì a trovare la formula per la fabbricazione della vera porcellana, compatta e bianchissima come quella cinese. Il 23/1/1710 venne fondata la prima manifattura di Meissen, ancora oggi molto conosciuta, che custodì l’esclusivo segreto della formula fino al 1719, quando fu clandestinamente venduta alla manifattura di Vienna, e da qui si diffuse rapidamente nel resto dell’Europa.
Una delle manifatture più grandi fu quella di Berlino, che impiegava 500 persone e dove fu usata la prima macchina a vapore.
In Inghilterra, manifatture importanti di porcellane furono quella di Chelsea, dal 1745, e quella di Bow, che utilizzava nell’impasto la polvere di osso bovino; ancora oggi questo impasto, dopo opportune modifiche, viene utilizzato con il nome di Bone China.
In Francia un primo risultato dell’imitazione della porcellana cinese fu la porcellana a pasta tenera, composta da polvere di vetro e di altri materiali; solo nel 1768 si riuscì a produrre la porcellana a pasta dura nelle manifatture di Sèvres e di Limoges, entrambe dichiarate nel 1784 “Manifacture Royale”.
In Danimarca la manifattura più importante fu quella di Copehaghen, fondata nel 1760 e diventata poi “Manifacture Royale”.
….. ED IN ITALIA
In Italia la prima manifattura di porcellana “autentica” sorse a Venezia nel 1720, creata dall’orafo Francesco Vezzi, che importava il caolino dalla Sassonia.
Vicino a Firenze, a Doccia, il marchese Carlo Ginori fondò, nel 1737, una manifattura molto prestigiosa, che produceva innovativi decori, anche a rilievo; questa manifattura si fuse nel 1896 con la fabbrica Richard di Milano, formando la famosa Società Ceramiche Richard Ginori.
A Napoli, nel 1743 Carlo di Borbone insediò nel palazzo Capodimonte l’omonima fabbrica; quando fu eletto Re di Spagna nel 1759 la manifattura venne trasferita vicino a Madrid. La fabbrica di Napoli fu riaperta dal figlio Ferdinando IV nel 1771 e successivamente ceduta ad un francese, Jean Poulard Prad nel 1806, che la convertì a laboratorio di decorazione di porcellane bianche provenienti dalla Francia. Alla fine del 1700 altre fornaci si svilupparono in Veneto, Lazio Piemonte.
Le nuove porcellane invasero così il mercato, grazie alla lavorazione in serie, che permise un costo limitato, ed alla semplificazione della decorazione in seguito alla scoperta della stampa calcografica e con decalcomanie. La pittura a mano resta, comunque, la decorazione più pregiata ed apprezzata in tutto il mondo.