ARRIGO BOITO

ARRIGO BOITO

ARRIGO BOITO


Nato a Padova nel 1842 ebbe una formazione essenzialmente musicale. L’amicizia con Praga l’accostò alla Scapigliatura. Con l’amico tentò nel 1863 la fortuna con un dramma, “Le madri galanti”, e pubblicò una rivista, “Figaro” (1864), dedicata alla battaglia per un’arte nuova, in violenta polemica con il manzonismo.
Dopo il 1866 allentò i legami con la Scapigliatura, tornando definitivamente alla musica. Scrisse i libretti per Verdi e un melodramma proprio, “Mefistofele”, che cadde clamorosamente a Milano nel 1868, ma trionfò poi nel 1876 a Bologna, dando inizio alla sua fortuna. Lasciò incompiuto un dramma, “Nerone”. Nel 1912 fu nominato senatore. Morì a Milano nel 1918.La Scapigliatura per Boito fu dunque una parentesi giovanile. I frutti furono “La favola del re orso” (1865), “Il libro dei versi” (1877), e tre novelle, “L’alfiere nero” (1862), “Ilaria” (1868) e “Trapezio” (1874).

Esse insistono in particolare sul concetto di dualismo, tra ideale e vero, tra bene e male, sulla polemica contro il presente, contro l’affarismo e la speculazione che distruggono il bello e la poesia, e presentano un atteggiamento ambivalente verso la scienza positivistica, che dissolve l’ideale mostrando il nudo e il vero desolato.