APPUNTI SECONDA GUERRA PUNICA

APPUNTI SECONDA GUERRA PUNICA

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In seguito Roma si impegnò a fortificare i legami nel suo territorio, mentre Cartagine si stava riprendendo. Si erano formati due partiti : uno pacifista, formato dai proprietari terrieri, uno espansionista che voleva ricreare il vecchio impero fondando nuove colonie. Così Amilcare Barca, capo del partito espansionista, nel 237 a.C. andò in Spagna con pieni poteri stringendo alleanza con alcuni popoli e sottomettendone altri ed arruolò un esercito potente. Dopo la sua morte il comando dell’esercito passo al fratello Asdrubale e poi al figlio Amilcare Annibale. Egli pensava che era inevitabile riscontrarsi con Roma e pensava che quello potesse essere il momento migliore. La sua strategia prevedeva di sciogliere la lega e ridare l’autonomia ai vari popoli annessi al territorio di Roma. Riuscì a far dichiarare guerra assediando Sagunto(nel 219 a.C.), che pur essendo entro i confini cartaginesi era una città amica di Roma. Nel frattempo fu inviato il console Scipione in Spagna per bloccare l’avanzata di Annibale, ma avanzava molto velocemente e in poco tempo superò le Alpi. La prima battaglia avvenne nel 218 a.C. presso il fiume Trebbia, vinta dai cartaginesi. Il secondo scontro avvenne nel dicembre dello stesso anno e i romani furono nuovamente sconfitti presso il fiume Ticino e Annibale tolse al territorio romano tutto ciò che aveva conquistato da poco sottomettendo i galli. All’inizio del 217 a.C. i romani cercarono di bloccare l’avanzata vicino il lago Trasimeno, ma furono uccisi o catturati tutti i soldati compreso il console Flaminio che li stava guidando. A Roma fu nominato come dittatore Quinto Fabio Massimo che cercò di temporeggiare l’attacco di Annibale, che si era diretto verso la Puglia. I Romani convinti di poter battere i cartaginesi in campo aperto, prepararono un esercito di circa 70.000 uomini che furono sconfitti a Canne e solo un piccolo gruppo tra cui uno dei nuovi consoli (Terenzio Varrone) riuscì a tornare in patria. Intanto alcune parti della lega italica si andavano sciogliendo. Roma non aveva intensione di stipulare un accordo di pace, così grazie all’inaccortezza di Annibale a non attaccare subito Roma e di occupare la Campania, Roma riuscì a riorganizzarsi richiamando tutto il popolo a combattere, mandando parte dell’esercito in Spagna, e a Siracusa, che si era schierata contro. Roma istituì alleanze con i popoli greci nemici del re macedone, Filippo V, alleato di Annibale e inoltre potè contare sull’aiuto dato dai popoli del Lazio che le rimasero sempre fedeli. Intanto l’esercito di Annibale si andava indebolendo perchè i cartaginesi non mandavano più aiuti, essendo stati persuasi da Annone e dal suo partito pacifista a finire la guerra. Siracusa fu conquistata e saccheggiata dai romani nel 212 a.C. e anche Capua fu punita severamente, condannando a morte molti senatori. In Spagna, rimasta la più importante base da cui provenissero gli aiuti, grazie a Publio Cornelio Scipione fu conquistata la capitale Cartagena(nel 210 a.C.). Il fratello di Annibale, Asdrubale, riuscì a fuggire dalla Spagna portando con se una parte dell’esercito e giunse in Italia, dove fu intercettato e sconfitto nelle Marche, prima che arrivasse dal fratello(207 a.C.). In seguito Scipione cercò di condurre una campagna in Africa, accolta con diffidenza dal senato, ma gli fu comunque concesso di creare un esercito con il quale sbarcò in Africa e grazie all’alleanza dei Numidi, acquisì la supremazia cavalleresca, finora rimasta la carta vincente di Annibale. Così Cartagine richiamò in patria Annibale che dovette quindi tornare. Nel 202 a.C. si svolse lo scontro finale a Zama, che si concluse con la vittoria dei romani. Così Cartagine chiese la pace e le fu concessa solo a patto che lasciasse tutte le terre conquistate fuori dall’Africa, che pagasse un’indennità di guerra e che non dichiarasse guerra contro qualcuno senza aver prima chiesto il permesso a Roma.