APPUNTI SCUOLA LA RIVOLUZIONE RUSSA

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La Rivoluzione russa dell’ottobre 1917 fu uno degli avvenimenti più importanti del XX secolo. Essa portò all’insediamento in Russia del primo governo comunista del mondo. Il sistema comunista ha governato l’Unione Sovietica fino al 1989. La Rivoluzione di ottobre fu anticipata da altre due rivoluzioni. La prima avvenne nel 1905 e portò pochi cambiamenti. La seconda scoppiò nel febbraio del 1917 e rovesciò la monarchia degli zar che guidava il paese.

UN GIGANTE ARRETRATO

All’inizio del XX secolo la Russia era una nazione molto arretrata, specialmente se confrontata alle altre nazioni europee. Essa non aveva infatti vissuto lo sviluppo economico e industriale che aveva trasformato l’Europa nel XIX secolo. La maggior parte delle persone viveva ancora nelle campagne e praticava l’agricoltura come ai tempi del Medioevo. Il governo russo era guidato da un monarca chiamato zar (titolo che deriva dal latino caesar, ovvero “cesare”), che deteneva il potere assoluto. Agli inizi del XX secolo lo zar era Nicola II, appartenente alla famiglia dei Romanov.

LA RIVOLUZIONE DEL 1905

Nel 1904 la guerra contro il Giappone peggiorò la situazione in Russia, già provata da una forte crisi economica. La guerra per il possesso della Manciuria e della Corea durò fino al 1905, quando i russi si arresero alle forze giapponesi. La sconfitta mise in luce le debolezze della Russia e quelle dello zar.

Il 22 gennaio 1905 i lavoratori organizzarono una manifestazione pacifica a San Pietroburgo, per chiedere alcune riforme. Arrivati davanti al Palazzo imperiale, furono colpiti dalla polizia che sparò sui manifestanti, uccidendo centinaia di persone. In tutta la Russia scoppiarono rivolte e dimostrazioni a sostegno dei morti nella cosiddetta domenica di sangue. L’agitazione proseguì per tutta l’estate, con scioperi tra i lavoratori delle fabbriche e ammutinamenti nelle forze armate. I contadini che erano giunti dalle campagne nelle città per lavorare nelle nuove industrie protestavano per i salari troppo bassi e per le pessime condizioni di lavoro.

Nelle grandi città i lavoratori si organizzarono in consigli, che in lingua russa si chiamano soviet. Essi chiedevano più diritti politici e condizioni lavorative migliori. Nell’ottobre del 1905 tutta la Russia era percorsa da scioperi e sembrava sul punto di sfuggire al controllo dello zar e dei suoi ministri.

Nicola II fu costretto a fare alcune concessioni. Egli autorizzò una serie di cambiamenti, noti come Manifesto di ottobre. Promise la nascita di un’assemblea chiamata Duma, eletta direttamente dal popolo. La Duma avrebbe avuto il potere di approvare e di modificare le leggi. Approvò inoltre l’introduzione di nuovi diritti civili, tra i quali la libertà di parola, ovvero la possibilità di opporsi apertamente al governo senza il timore di essere arrestati.

Queste riforme permisero a Nicola II di riprendere il controllo della polizia e dell’esercito. I suoi oppositori più radicali, favorevoli all’abolizione della monarchia, furono uccisi, imprigionati o esiliati. Le riforme del Manifesto di ottobre, però, furono introdotte solo parzialmente. I problemi più gravi della Russia non era stati risolti né dalle proteste né dalle riforme dello zar.

LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO

La prima guerra mondiale fu molto dura per la Russia: milioni di persone morirono in battaglia e per fame. Agli occhi di tutti fu chiaro che lo zar non sapeva governare. Egli subiva totalmente l’influenza del monaco Rasputin, il quale sosteneva di poter guarire il figlio dello zar, l’erede al trono Alessio, da tempo affetto da una grave malattia. La famiglia reale aveva per Rasputin una considerazione talmente elevata da permettergli di interferire nelle decisioni di governo, inclusa la nomina di generali e ministri.

Ai primi di marzo del 1917 (che corrispondevano circa all’ultima settimana di febbraio secondo il calendario giuliano usato a quel tempo in Russia), una manifestazione contro la mancanza di pane si trasformò in una rivolta armata alla quale parteciparono anche reparti ammutinati dell’esercito. Davanti ai disordini, lo zar, ormai abbandonato dalla popolazione e dai suoi ministri, fu costretto ad abdicare. La dinastia dei Romanov, che vantava oltre 300 anni di storia, era finita. Lo zar fu sostituito da un consiglio di membri scelti nella Duma, che diedero vita al cosiddetto governo provvisorio. Questi fatti passarono alla storia con il nome di rivoluzione di febbraio. In questa atmosfera di profondo sconvolgimento, i lavoratori delle città russe si riunirono di nuovo nei soviet (consigli), così come avevano fatto nel 1905.

Il governo provvisorio, guidato da Aleksandr Kerenskij, era contrario alla prima guerra mondiale, ma voleva portarla a termine per ottenere qualche vantaggio territoriale ed economico per la Russia. Per alcuni mesi il nuovo governo ebbe un largo consenso tra la popolazione ma, dal momento che la situazione in Russia andava peggiorando, la popolarità scese velocemente.

In estate il governo provvisorio ordinò un attacco massiccio contro la Germania, in uno sforzo quasi disperato di vincere la guerra. L’offensiva fallì in modo disastroso, e provocò numerose diserzioni e il collasso dell’esercito russo. Sempre in estate, un generale russo di nome Lavr Kornilov marciò su San Pietroburgo, con l’intenzione di sciogliere i soviet dei lavoratori. Per fermare Kornilov, Kerenskij autorizzò l’invio di armi ai soviet e a un piccolo gruppo di comunisti chiamati bolscevichi. Alla fine le truppe di Kornilov furono persuase a non attaccare i soviet. Schieratosi dalla parte dei soviet, Kerenskij perse però l’appoggio dei comandanti dell’esercito.

L’incapacità di Kerenskij di riportare la stabilità in Russia gli costò l’appoggio del popolo, che si rivolse ai gruppi più radicali. I bolscevichi, guidati da Lenin, erano l’ala più radicale del Partito socialdemocratico russo: il loro obiettivo era la nascita di un regime comunista in Russia. Essi dichiararono pubblicamente la propria opposizione al governo provvisorio e chiesero la fine immediata della guerra. I loro slogan “tutto il potere ai soviet” e “pane e pace”, gli diedero grande popolarità tra la popolazione.

LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE

Il governo provvisorio non riusciva a mantenere il controllo di un paese che stava rapidamente sprofondando nel caos. Approfittando dell’anarchia che si stava diffondendo in una Russia stremata dalla guerra, nella notte tra il 6 e il 7 novembre alcuni gruppi di bolscevichi armati, guidati da Lenin, presero il controllo di San Pietroburgo. Questo episodio passò alla storia come rivoluzione di ottobre (va di nuovo ricordato che il calendario russo era indietro di alcune settimane). In altre città della Russia altri gruppi bolscevichi si sollevarono contro il governo. A Mosca essi impiegarono dieci giorni per conquistare il controllo della città. Altrove fu molto più facile. Sebbene i bolscevichi non fossero che un piccolo partito, privo di un forte consenso popolare, essi erano molto determinati e avevano un’idea molto chiara di cosa si dovesse fare per conquistare il potere.

LA FINE DELLA GUERRA

Tra le prime decisioni prese dai bolscevichi vi fu quella di porre fine alla guerra. Nel marzo del 1918, nella città di Brest-Litovsk, fu firmato un trattato di pace. La Russia cedette alla Germania una parte consistente dei propri territori occidentali. Il capo della delegazione di pace russa era il leader bolscevico Lev Trotzkij, al quale non importava molto di dover fare delle rinunce. Egli era convinto che presto tutta l’Europa avrebbe avuto la sua rivoluzione bolscevica, e di conseguenza aveva fiducia nel fatto che i territori perduti sarebbero stati restituiti alla Russia dai futuri regimi comunisti amici.

LA GUERRA CIVILE IN RUSSIA

Sebbene avessero conquistato il potere, i bolscevichi non erano riusciti a eliminare tutti i loro oppositori. In seguito all’enorme perdita di territori in favore della Germania, si diffuse l’ostilità verso Lenin e i suoi uomini. Tra il 1918 e il 1921 una feroce guerra civile divampò tra i comunisti e una coalizione di forze di opposizione, conosciuta come i bianchi. Guidati in modo intelligente e spietato da Trotzkij, alla fine i bolscevichi ebbero la meglio sui loro avversari, i quali erano invece male organizzati e godevano di pochissimo sostegno da parte del popolo. Per la maggior parte dei russi essi simboleggiavano infatti la vecchia e disprezzata monarchia.

Nel corso della guerra civile, i bolscevichi uccisero l’ex zar Nicola e tutta la sua famiglia per impedire che fossero liberati dai bianchi.

LA CREAZIONE DELLO STATO SOVIETICO

Dopo la fine della guerra civile, il regime comunista prese il posto della vecchia monarchia assoluta. Ogni forma di opposizione fu messa al bando. Ogni sciopero, ogni tentativo di ammutinamento e ogni dimostrazione contro il potere bolscevico furono puniti. Nel 1922 i bolscevichi annunciarono la costituzione dell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). L’impero russo degli zar era scomparso per sempre. Lenin, il leader della rivoluzione di ottobre, morì nel 1924. Gli succedette un altro leader bolscevico, Stalin, che instaurò uno dei più crudeli e sanguinari regimi della storia dell’umanità.

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