APPUNTI DI GRAMMATICA IL VERBO

APPUNTI DI GRAMMATICA IL VERBO

APPUNTI DI GRAMMATICA IL VERBO


IL VERBO

Con il termine verbo intendiamo la parte fondamentale del discorso che predica, informa circa lo stato del soggetto. Solitamente i verbi si trovano al centro della frase e sono collegati tra loro mediante congiunzioni subordinate o ordinate.

Un verbo è composto da tre parti fondamentali: 
1. radice: parte invariabile che contiene il significato del verbo;
2. vocale tematica/tema: fornisce appoggio fonico tra la radice e la desinenza e descrive la coniugazione;
3. desinenza: parte variabile che indica la persona, il numero, il tempo, modo, aspetto (momentaneo o durativo), direzione (verbo attivo o passivo).

L’aspetto del verbo è la maniera con cui l’azione si svolge. Attraverso l’utilizzo del tempo indichiamo la durata dell’azione che può essere durativa, se dura nel tempo, o momentanea se invece si esaurisce nello spazio e nel tempo.
Per esprimere un aspetto durativo si usa l’imperfetto, per esprimere quello momentaneo/puntuale si utilizza il passato remoto.

Il modo dei verbi presenta il modo in cui l’azione si svolge, lo stato d’animo…

I MODI FINITI

-MODO INDICATIVO : utilizzato per esprimere azioni/cose certe, realizzate. E’ il modo della certezza;

-CONGIUNTIVO : è usato più frequentemente nelle proposizioni dipendenti per indicare cose incerte, ipotesi, dubbio, fare un augurio;
-CONDIZIONALE : utilizzato sempre nelle proposizioni principali per esprimere un dubbio. Esprime l’apodosi del periodo ipotetico; una condizione realizzabile solo nel caso in cui avvenga ciò che è espresso nella protasi;
-IMPERATIVO : ha soltanto la 2° persona singolare e plurale, per le altre persone si utilizza il congiuntivo esortativo.

I MODI INDEFINITI o FORME NOMINALI DEL VERBO


-INFINITO : indica la pura azione, stato, condizione. Ha due tempi: presente e passato;

-PARTICIPIO : partecipa alla duplice funzione di verbo o sostantivo. A volte può svolgere anche la funzione di attributo. Ha due tempi: presente e passato;
-GERUNDIO : indica il fare, il modo di svolgere l’azione: Ha due tempi: presente e passato.

IL MODO INDICATIVO

E’ il modo della certezza, dell’obiettività.

1. PRESENTE INDICATIVO è utilizzato per esprimere:
-collocamento in un preciso luogo e momento;
-presente di consuetudine: esprime un fatto che si ripete regolarmente;
-presente atemporale: utilizzato nei testi di scienze, matematica, fisica, proverbi, testi di legge…;
-presente in luogo del futuro: indica un’azione che sicuramente accadrà:
-presente storico: utilizzato per narrare fatti storici, nei titoli di giornale (es. Ruba l’auto e finisce contro il gardrail) per conferire immediatezza.

2. IMPERFETTO (in latino “preteritum infectum/imperfectum-> ciò che è passato ma nel suo divenire) esprime un aspetto durativo:
-azione abituale/continuata del passato;
-articoli di giornale per dare immediatezza, rapidità ai fatti accaduti in passato;
-imperfetto narrativo: utilizzato nei temi e nelle narrazioni.

3. PASSATO PROSSIMO esprime:
-azioni, fatti accaduti in un passato molto vicino (al max ieri);
-fatti avvenuti in un tempo lontano ma che ha effetti sul presente;
-in letteratura indica una consuetudine (es. “Mi sono coricato presto per anni”.)
-imperfetto durativo: indica uno stato d’animo (es. “Io era, quell’inverno, in preda a quegli astratti furori”.).

4. PASSATO REMOTO è utilizzato per lo più nei testi narrativi, ad esempio nei “Promessi Sposi”. E’ il tempo che presenta maggiori sfumature, gradazioni.

5. TRAPASSATO REMOTO esprime un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto. Azioni/fatti che nel tempo sono accaduti prima di altri eventi lontani espressi con il passato remoto.

SCHEMA RIASSUNTIVO UTILIZZO DEL PASSATO

  • Passato prossimo: azioni trascorse ma non lontane nel tempo/nella memoria.
  • Passato remoto: azioni trascorse da molto tempo, senza effetti sul presente.
  • Trapassato prossimo: è il tempo usato in una proposizione secondaria. Plusquam perfectum: usato sempre nelle proposizioni secondarie. Ha valore relativo, indica un’azione che è avvenuta prima dell’azione della proposizione principale.
  • Trapassato remoto: azioni trascorse da molto, molto tempo. E’ poco utilizzato.

6. FUTURO SEMPLICE è utilizzato per esprimere:
-un comando rivolto al futuro-> futuro con funzione di imperativo;
-azione che avverrà in un futuro;
-valore dubitativo: dubbio/stupore (es. “Saranno romai le 9”);
-valore concessivo: es.”Sarà un buon cantante ma io non lo sopporto!”.

7. FUTURO ANTERIORE lo troviamo sempre in una proposizione secondaria che è collegata ad una principale. Assume una funzione di anteriorità espressa dal futuro semplice nelle proposizione subordinata.

IL MODO CONGIUNTIVO


Congiunge una proposizione dipendente alla sua sovraordinata. E’ il modo della soggettività, della dimensione del dubbio, possibilità, esprime cose incerte che fanno parte del mondo della soggettività. Utilizzato soprattutto nella proposizioni dipendenti.

USO DEL CONGIUNTIVO NELLE PROPOSIZIONI DIPENDENTI

Presente: -augurio;
                -contemporaneità di un’azione al presente o al futuro.
Imperfetto: -anteriorità se nella principale c’è il presente;
                     -contemporaneità se nella principale c’è il passato.
Passato: -dubbio riferito al passato sotto forma di interrogativa;
              -possibilità;
              -rapporto di anteriorità rispetto ad un presente o ad un futuro.
Trapassato: -irrealtà -> quando facciamo un desiderio che è ormai un rimpianto.

USO DEL CONGIUNTIVO NELLE PROPOSIZIONI INDIPENDENTI

Presente: -dubbio.
Imperfetto: -desiderio;
                    -augurio.
Congiuntivo desiderativo: desiderio  (“Fosse così!”).
Congiuntivo esortativo: ordine (“Taccia!”).
Invito, illusione, augurio, speranza che si sente come irrealizzabile.

IL MODO CONDIZIONALE

E’ il modo della proposizione reggente. Non esprime certezza:

-richieste;
-dubbi “Potremmo trovare…”;
-interrogative: “Che dovrei fare?” 
Infinito e condizionale hanno lo stesso peso sintattico, ma hanno significati diversi. Che fare? Infinito 
            Che cosa dovrei fare? Condizionale
Solitamente si trova nell’apodosi (conseguenza) della reggente del periodo ipotetico di quello che viene espresso nella protasi.