Antonio Fogazzaro

Antonio Fogazzaro

E’ nell’opera di Fogazzaro che fa la sua prima apparizione in Italia la nuova sensibilità decadentistica.

Si pensi che Malombra apparve nello stesso anno dei Malavoglia (1181), tuttavia, per quanto in apparenza verista, la spiritualità tormentata di Fogazzaro presenta ben pochi punti di contatto con il Verismo (semmai qualche precedente lo si ritrova in autori come Tommaseo).

Nella sua narrativa si concludono quei motivi relativi alle “memorie” risorgimentali e si affermano i principi  della nuova tendenza letteraria, inseriti in una visione apertamente religiosa e cattolica, caratterizzata da una convinta adesione al modernismo.

Nacque a Vicenza nel 1842 e fu allievo di Zanella; si laureò in giurisprudenza a To­rino, ma abbandonò presto l’avvocatura per dedicarsi interamente alle lettere; dopo un periodo di tempo trascorso a Milano, ritornò nella città natale e, dopo che Piccolo mondo antico ne ebbe consacrato la fama in campo nazionale ed internazionale fu nominato senatore; negli ultimi anni della sua vita incorse nella condanna della    Chiesa per aver aderito all’evoluzionismo darwiniano e al modernismo, ma rientrò con umiltà      nella fede e morì a Vicenza nel 1911.

Esordì con una nove a sentimentale, Miranda, e con una raccolta di versi Valsola, ma la sua vera vocazione era per il romanzo, ed al romanzo si accostò con Malombra, in cui riversò il mondo delle sue esperienze giovanili.

Vi è narrata la vicenda di Marina, che ritrova nel cassetto del sécrétaire della sua stanza il breve manoscritto di un’antenata, costretta a rimanere prigioniera in quel locale per espiare una colpa d’amore; immagina allora di reincarnare l’anima della morta, e crede di ravvisare nello zio e nel giovane segretario Corrado, invaghitosi sensualmente di lei, rispettivamente la reincarnazione del marito e dell’amante della morta, per cui giunge alla follia ed uccide Cor­rado.

Intorno alla protagonista aleggia un’atmosfera che solo esteriormente pub apparire di tipo romantico: essa vive nel romanzo più per la morbosa immagine suscitata nell’anima di Corrado dalla sua persona fisica, che per la storia paz­zesca, o quanto meno illogica, della sua mente inquieta e malata. La presenza in entrambi di uno spiritualismo che inclina al misticismo fino a dar credito alla reincarnazione ed alle pratiche dell’occultismo; ma che si congiunge ad una passionalità fortemente sensuale, accentuata dalla morbida musicalità che trascorre nelle pagine descrittive richiama autobiograficamente il contrasto  tra fede e sensualità che Fogazzaro sentiva insorgere nel suo animo ed al quale cercava di dare una risposta con frequenti quesiti d’ordine morale e re­ligioso.

E’ un romanzo in apparenza Verista, ma proprio per il richiamo ad elementi sovrannaturali esce fuori da tali schemi, per collocarsi in ambito decadente.

Ancora un contrasto tra la legge morale (che in questo caso è il dovere coniugale e la forza imperiosa dell’amore) è al centro del Daniele Cortis,  il secondo romanzo in ordine di tempo, e come il primo ambientato nel mondo dell’alta borghesia e dell’aristocrazia, il più idoneo alla rappresentazione di raffinati conflitti di coscienza.

La trama essenziale del racconto è impostata sull’affinità spirituale di Elena Carrèr (sposata ad un barone siciliano che non la comprende) con il cugino Daniele, tutto infervorato nei suoi sogni di giu­stizia sociale, e che, posta la candidatura politica, riesce ad essere nominato deputato. All’incontro tra materia amorosa e materia religiosa, che prelude al carattere distintivo della posteriore narrativa fogazzariana, si accompagna il tema politico, che riflette il pensiero dello scrittore, ammiratore di Bismark: Daniele auspica l’avvento di uni monarchia forte, in grado di operare riforme sociali senza l’aiuto e  la guida di maggioranze parlamentari, sciolta da qua­lunque legame giurisdizionale con la Chiesa, ma ossequiente al sentimento religioso, il  quale in Italia non può essere sollecitato che dalla Chiesa cattolica.

Benché più equilibrato per l’assenza degli elementi romanzeschi e degli effetti teatrali che avevano appesantito l’opera precedente, anche Daniele Cortis non riuscì a dare carattere di universalità al tormento interiore dei suoi per­sonaggi.

Nel 1896 appare Piccolo mondo antico, che  sembra oggi la sua opera  migliore.

Protagonista del romanzo è Franco Maironi, patriota e fervido credente. Sposa Luisa Rigey contro il volere della pro pria nonna, che minaccia di diseredarlo. I due sposi devono sistemarsi a Oria, sul lago di Lugano, in casa di uno zio, Piero, il quale in seguito perderà l’impiego imperiale per l’intervento della nonna filoaustriaca. Nasce una bambina, Ombretta: durante una assenza di Luisa che, contro la volontà del marito si appresta a farne valere i diritti ereditari a scapito della nonna, Ombretta annega nel lago. E’ una prova durissima per i due genitori. Luisa si sente colpita da una cieca ingiustizia e diventa acida. Franco, sorretto dalla fede cattolica, si dà all’azione patriottica. Siamo nel 1859 e si hanno le avvisaglie della guerra, cui Franco partecipa. Intanto matura il ravvedimento della nonna che, prossima alla morte, si riconcilia con il nipote.

Sullo sfondo delle vicende troviamo gli avvenimenti risorgimentali degli anni 1850-1860. Fogazzaro raggiunse la più alta maturità con Piccolo mondo antico, la cui vicenda si staglia nostalgicamente su un tempo in cui i sentimenti pubblici prevalevano sui privati e in cui la comune partecipazione a un alto ideale di vita collettiva garantiva all’individuo quell’equilibrio interiore che nel turbolento clima di fine secolo lo scrittore vedeva dolorosamente disperso.

Fogazzaro intanto allargava i suoi interessi culturali, prima affrontando i temi della filosofia positivista e dell’evoluzionismo darwiniano, poi accostandosi alle istanze di rinnovamento religioso propugnate dai modernisti. L’ambizione di atteggiarsi a maestro di vita spirituale, ponendo i suoi romanzi al servizio delle tesi moderniste, suscitò attorno a lui vaste polemiche. La chiesa cattolica intervenne addirittura nel 1905 con la condanna all’indice, che Fogazzaro accettò in silenzio.

I romanzi successivi, Piccolo mondo moderno, Il santo, Leila, costituiscono la fase più impegnata della narrativa fogazzariana da un punto di vista ideologico: protagonista diretto dei primi due è ancora Piero Maironi, il figlio di Franco e Luisa.

Nel primo romanzo, ambientato a Vicenza, dopo un appassionato amore per una giovane donna, egli scopre la sua vocazione mistica. Ne Il santo, con il nome di Benedetto, si propone nelle vesti di riformatore. Continuatore della sua dottrina riformistica sarà il suo discepolo, Massimo Alberti che, perduta la sua fede, la ritroverà nella passione per Leila, un ereditiera scontrosa  per  elevarsi così dal mondo meschino di intrighi che lo circonda.

La tematica degli ultimi romanzi di Fogazzaro rappresenta il travaglio spirituale e religioso di un epoca, travaglio destinato a profondi sviluppi nell’età immediatamente successiva.