Angelica e Medoro

Angelica e Medoro

Orlando Furioso Libro XIX, ottave 20-22 e 28-30


Si è appena conclusa la battaglia di Parigi, in cui i cristiani hanno sconfitto i saraceni.
Tra i soldati rimasti sul campo di battaglia è anche Medoro, giovane guerriero
saraceno che aveva tentato, assieme al compagno Cloridano, di recuperare il
cadavere del valoroso Dardinello.
I brani che trovi nei riquadri sono tratti da Italo Calvino, L’Orlando furioso di Ludovico
Ariosto raccontato da Italo Calvino, Mondadori.


Medoro vien lasciato per morto ma il suo cuore batte ancora. Chi è che si china sul
suo corpo ferito e s’affretta a portargli soccorso? Una pastorella, si direbbe, a
giudicare dalla veste; ma l’aria di sprezzante orgoglio che questa giovane ostenta d’in
sella al suo palafreno, basta a richiamarci alla mente un personaggio a noi noto sotto
altre spoglie: Angelica principessa del Catai. Il solo piacere di questa donna è sempre
stato quello di far impazzire d’amore i più gloriosi cavalieri e farseli correre dietro
senza lasciarsi mai acchiappare. E da quand’è tornata in possesso del suo anello
magico [che ha la proprietà di rendere invisibile chi lo porta], e ha trovato rifugio
presso una famiglia di pastori, si sente più sdegnosa e ardita che mai. Ed ecco che la
vista di Medoro ferito muove qualcosa in quel gelido cuore.
Dapprima è solo la pietà, e il piacere di sfoggiare le arti mediche apprese in Oriente


XX
Quando Angelica vide il giovinetto
languir ferito, assai vicino a morte,
che del suo re che giacea senza tetto,
più che del proprio mal si dolea forte;
insolita pietade in mezzo al petto
si sentì entrar per disusate porte,
che le fe’ il duro cor tenero e molle,
e più, quando il suo caso egli narrolle.
XXI
E rivocando alla memoria l’arte
ch’in India imparò già di chirugia
(che par che questo studio in quella parte
nobile e degno e di gran laude sia;
e senza molto rivoltar di carte,
che ‘l patre ai figli ereditario il dia),
si dispose operar con succo d’erbe,
ch’a più matura vita lo riserbe.
XXII
E ricordossi che passando avea
veduta un’erba in una piaggia amena;
fosse dittamo, o fosse panacea,
o non so qual, di tal effetto piena,
che stagna il sangue, e de la piaga rea
leva ogni spasmo e perigliosa pena.
La trovò non lontana, e quella colta,
dove lasciato avea Medor, diè volta.


Ma poi che con le erbe ha guarito la ferita, man mano che Medoro, ospitato anche lui
dai pastori, riacquista colorito e bellezza, ecco che, per la prima volta senza
l’intervento d’incantesimi, Angelica si sente innamorare. La maliarda che aveva
guardato dall’alto in basso i più audaci capitani degli opposti eserciti, da Orlando a
Sacripante, da Ferraù a Rinaldo, finisce per perdere la testa per un soldato semplice
di fanteria. Forse, a rassicurarla è l’aspetto solido e tranquillo di questo ragazzotto
moro dalla testa bionda, così diverso dai suoi corteggiatori abituali sempre carichi di
tensione e aggressività e ansia di primeggiare.


XXVIII
Assai più larga piaga e più profonda
nel cor sentì da non veduto strale,
che da’ begli occhi e da la testa bionda
di Medoro aventò l’Arcier c’ha l’ale.
Arder si sente, e sempre il fuoco abonda;
e più cura l’altrui che ‘l proprio male:
di sé non cura, e non è ad altro intenta,
ch’a risanar chi lei fere e tormenta.
XXIX
La sua piaga più s’apre e più incrudisce,
quanto più l’altra si ristringe e salda.
Il giovine si sana: ella languisce
di nuova febbre, or agghiacciata, or calda.
Di giorno in giorno in lui beltà fiorisce:
la misera si strugge, come falda
strugger di nieve intempestiva suole,
ch’in loco aprico abbia scoperta il sole.
XXX
Se di disio non vuol morir, bisogna
che senza indugio ella se stessa aiti:
e ben le par che di quel ch’essa agogna,
non sia tempo aspettar ch’altri la ‘nviti.
Dunque, rotto ogni freno di vergogna,
la lingua ebbe non men che gli occhi arditi:
e di quel colpo domandò mercede,
che, forse non sapendo, esso le diede.


La verità è che prima d’aver incontrato Medoro, Angelica non avrebbe mai saputo
immaginare un marito ideale. E ora che l’ha trovato non se lo lascia scappare. In
quattro e quattr’otto, lì tra i pastori, se lo sposa, e decide di portarlo con sé in Oriente
e farlo incoronare imperatore del Catai

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