ANALISI METRICA LAVANDARE

ANALISI METRICA LAVANDARE

-DI GIOVANNI PASCOLI-


Commento

Poesia scritta nel 1881 inserita nella raccolta Myricae. Composta attraverso scelte lessicali semplici ed un registro a tratti popolare, contadino (ancor più marcato nell’ultima strofa, tratta da un canto popolare). La poesia si apre nella prima strofa con la rappresentazione, tratteggiata quasi ad acquarello di un comune paesaggio agricolo. Nella seconda strofa, come se il poeta fosse stato prima concentrato su ciò che vedeva e solo in un secondo momento (congiunzione E… in capo al verso quattro) avesse spostato l’attenzione ai suoni, all’immagine iniziale si aggiunge movimento, una nota di vita, un elemento vitale immediatamente riconosciuto come lo “sciabordare delle lavandare”. Infine, negli ultimi quattro versi, ci troviamo al completamento del passaggio dalla natura all’uomo o, meglio, alla donna, con il canto, o il lamento?, che chiude la poesia. Ma anche il campo, arato per metà, attraverso questo canto, acquisisce una dimensione umana, che tuttavia si caratterizza per assenza, come già si poteva presagire (“senza buoi”). Per sottrazione e non per addizione. E questa dimensione umana dona il significato simbolico a tutta la poesia. Le donne cantano una storia di abbandono (o emigrazione, fornendo anche una possibilità di interpretazione di tipo sociale) e lo struggimento e la speranza (di ritorno) che ne consegue. Tuttavia, volendo andare oltre e svolgere completamente il significato simbolico insito nella poesia, si deve prendere in considerazione l’elemento terra, ovvero: fertilità, maternità, anche carnalità. La terra arata per metà, come un rapporto carnale, materiale, sensuale tra l’uomo e la donna, non completato ma interrotto prima che desse i suoi frutti.


Analisi metrica

Lavandare è un madrigale composto da due terzine e una quartina di endecasillabi endecasillabi. Lo schema metrico è: ABA.CBC.DEDE.
Rima assonanzata tra settimo e nono verso (frasca/rimasta).
Presenza di rime interne rime interne tra terzo e quarto verso (dimenticato/cadenzato), e nel quinto verso (sciabordare/lavandare).
Enjabement tra secondo e terzo verso (che pare/dimenticato), tra quarto e quinto verso (viene/lo sciabordare).


Analisi retorica

Presenza di allitterazione:
in r: nero, resta, aratro, pare, vapor, leggiero, gora, sciabordare, lavandare, frasca, torni, partisti, rimasta, aratro;
in s: resta, senza (v. 2);
in f: tonfi, soffia, frasca (vv. 6-7);
in v: vento, nevica (v. 7);
in t: tu torni tuo (v. 8)
in m: rimasta, come, mezzo, maggese (vv. 9-10).

Anafora: mezzo/ mezzo (v. 1).
Anastrofe: “cadenzato dalla gora viene” (v. 4).
Onomatopea: sciabordare (v. 5).
Sinestesia: “tonfi spessi” (v. 6).
Chiasmo: “tonfi spessi e lunghe cantilene” (v. 6), “Il vento soffia e nevica la frasca” (v.7).
Metafora: “nevica la frasca” (v.7).
Similitudine: “Come l’aratro in mezzo alla maggese” (v. 10).

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