ANALISI LA SEPOLTURA LACRIMATA

ANALISI LA SEPOLTURA LACRIMATA

-12 NOVEMBRE-


Jeri giorno di festa abbiamo con solennità trapiantato i pini delle vicine collinette sul monte rimpetto la chiesa. Mio padre pure tentava di fecondare quello sterile monticello; ma i cipressi ch’esso vi pose non hanno mai potuto allignare, e i pini sono ancor giovinetti. Assistito io da parecchi lavoratori ho coronato la vetta, onde casca l’acqua, di cinque pioppi, ombreggiando la costa orientale di un folto boschetto che sarà il primo salutato dal Sole quando splendidamente comparirà dalle Cime de’ monti. E jeri appunto il Sole più sereno del solito riscaldava l’aria irrigidita dalla nebbia del morente autunno. Le villanelle vennero sul mezzodì co’ loro grembiuli di festa intrecciando i giuochi e le danze di canzonette e di brindisi. Tale di esse era la sposa novella, tale la figliuola, e tal altra la innamorata di alcuno de’ lavoratori; e tu sai che i nostri contadini sogliono, allorché si trapianta, convertire la fatica in piacere, credendo per antica tradizione de’ loro avi e bisavi che senza il giolito de’ bicchieri gli alberi non possano mettere salda radice nella terra straniera. – Frattanto io mi vagheggiava nel lontano avvenire un pari giorno di verno quando canuto mi trarrò passo passo sul mio bastoncello a confortarmi a’ raggi del Sole, sì caro a’ vecchi: salutando, mentre usciranno dalla chiesa, i curvi villani già miei compagni ne’ dì che la gioventù rinvigoriva le nostre membra; e compiacendomi delle frutta che, benché tarde, avranno prodotti gli alberi piantati dal padre mio. Conterò allora con fioca voce le nostre umili storie a’ miei e a’ tuoi nepotini, o a quei di Teresa che mi scherzeranno dattorno. E quando le ossa mie fredde dormiranno sotto quel boschetto alloramai ricco ed ombroso, forse nelle sere d’estate al patetico susurrar delle fronde si uniranno i sospiri degli antichi padri della villa, i quali al suono della campana de’ morti pregheranno pace allo spirito dell’uomo dabbene e raccomanderanno la sua memoria ai lor figli. E se talvolta lo stanco mietitore verrà a ristorarsi dall’arsura di giugno, esclamerà guardando la mia fossa: Egli egli innalzò queste fresche ombre ospitali! – O illusioni! e chi non ha patria, come può dire lascierò qua o là le mie ceneri?

 

25 maggio

……….Eppur mi conforto nella speranza di essere compianto. Su l’aurora della vita io cercherò forse invano il resto della mia età che mi verrà rapito dalle mie passioni e dalle mie sventure; ma la mia sepoltura sarà bagnata dalle tue lagrime, dalle lagrime di quella fanciulla celeste. E chi mai cede a una eterna obblivione questa cara e travagliata esistenza? Chi mai vide per l’ultima volta i raggi del Sole, chi salutò la Natura per sempre, chi abbandonò i suoi diletti, le sue speranze, i suoi inganni, i suoi stessi dolori senza lasciar dietro a sé un desiderio, un sospiro, uno sguardo? Le persone a noi care che ci sopravvivono, sono parte di noi. I nostri occhi morenti chiedono altrui qualche stilla di pianto, e il nostro cuore ama che il recente cadavere sia sostenuto da braccia amorose, e cerca un petto dove trasfondere l’ultimo nostro respiro. Geme la Natura perfin nella tomba, e il suo gemito vince il silenzio e l’oscurità della morte.

M’affaccio al balcone ora che la immensa luce del Sole si va spegnendo, e le tenebre rapiscono all’universo que’ raggi languidi che balenano su l’orizzonte; e nella opacità del mondo malinconico e taciturno contemplo la immagine della Distruzione divoratrice di tutte le cose. Poi giro gli occhi sulle macchie de’ pini piantati dal padre mio su quel colle presso la porta della parrocchia, e travedo biancheggiare fra le frondi agitate da’ venti la pietra della mia fossa. E mi par di vederti venir con mia madre, a benedire, o perdonar non foss’altro alle ceneri dell’infelice figliuolo. E predico a me, consolandomi: Forse Teresa verrà solitaria su l’alba a rattristarsi dolcemente su le mie antiche memorie, e a dirmi un altro addio. No! la morte non è dolorosa. Che se taluno metterà le mani nella mia sepoltura e scompiglierà il mio scheletro per trarre dalla notte in cui giaceranno, le mie ardenti passioni, le mie opinioni, i miei delitti – forse; non mi difendere, Lorenzo; rispondi soltanto: Era uomo, e infelice.

L’illusione della sopravvivenza nel ricordo dei vivi. I due passi offrono un esempio di quella ricerca di valori positivi che, al di là del nichilismo disperato, è già presente nell’Ortis. La morte non è più vista come annullamento totale, come risposta puramente negativa ad una situazione storica senza via d’uscita: essa consente la sopravvivenza, un legame con il mondo dei vivi, attraverso il ricordo affettuoso e il compianto delle persone care; inoltre l’esule, lo sradicato, il senza patria, può trovare, riposando nella «terra de’ padri», un approdo sicuro, un terreno solido e confortante: la terra è come un «grembo materno» (l’espressione comparirà nei Sepolcri) che lo accoglie, risarcendolo dall’impossibilità di un inserimento in un nucleo familiare e in un tessuto sociale.

Tutto ciò è solo un’illusione, e Jacopo ne è consapevole: ma proprio l’illusione può consentire di vivere ed operare. Se sul piano della storia è impossibile superare l’ostacolo di una situazione bloccata che spinge alla disperazione nichilistica, esso può essere aggirato regredendo sul piano delle illusioni e dei miti. La sepoltura lacrimata è il primo di questi miti elaborati da Foscolo come risposta attiva alla delusione storica, che potrebbe portarlo all’inerzia, alla rassegnazione passiva e persino all’impotenza creativa. È una strada che nell’Ortis rimane interrotta, solo potenziale, poiché il nichilismo ha il sopravvento, ma troverà ampi sviluppi nei sonetti e soprattutto nei Sepolcri.

L’insoddisfazione nei confronti del materialismo. È importante fare ancora un’osservazione: l’idea della morte come annullamento totale, come «Distruzione divoratrice di tutte le cose», a cui si contrappone l’illusione della sopravvivenza, è un’eredità del materialismo settecentesco, che è la cultura in cui Foscolo si è formato. La scelta dell’illusione esprime un’insoddisfazione nei confronti di quella cultura, il bisogno di altre certezze che plachino il senso di inquietudine e smarrimento dinanzi alla precarietà dell’esistenza umana. Anche questo motivo sarà ripreso nei Sepolcri.