analisi della Novella dell’usignolo
Giovanni Boccaccio
1) In questa novella si parla di frate Cipolla, un uomo che, nonostante non fu mai istruito, era conosciuto da tutti come un grande parlatore e un maestro di retorica. Giunge a Certaldo con lo scopo di ricevere doni e denaro dai fedeli per il suo ordine per ottenere un maggiore consenso fra i contadini del paese, sprovveduti e ingenui, porta con sé una piuma di pappagallo, ma dice alla folla che questa è la penna dell’arcangelo Gabriele. Due suoi amici, molto astuti, decidono di fargli uno scherzo e, approfittando dell’assenza del frate e della distrazione del suo fante Guccio Imbratta, aprono il cofanetto e sostituiscono la piuma con del carbone. Quando frate Cipolla si trova tra la folla ed apre il cofanetto si accorge della beffa ma non si perde d’animo e fa credere alla gente che ha scambiato il cofanetto della penna dell’arcangelo con quello del carbone con cui fu arso San Lorenzo, riscuotendo molto successo. Alla fine frate Cipolla riesce a cavarsela e i suoi due amici gli svelano lo scherzo che hanno voluto fargli.
2) La novella di Tancredi e Ghismunda presenta differenze rilevanti nella novella dell’usignolo, non solo per questo riguarda l’amore, ma anche per i personaggi, i caratteri, l’ambiente e il contesto storico in cui la novella si individua.
Per quanto riguarda i personaggi amati dalle due donne, c’è una differenza tra Guiscardo e Ricciardo: mentre il primo infatti appartiene a una classe sociale bassa, Ricciardo usava andare nella casa di Lizio anche prima di conoscere Caterina e questo fa pensare che doveva essere un borghese (Boccaccio scrive infatti che è “ricco”). Sono molto diversi anche i padri delle donne: mentre Tancredi, una volta scoperta la tresca, decide di uccidere Guiscardo poiché la sua ideologia, tipica dei nobili, è nemica dell’amore tra ceti diversi, Lizio non si mostra iracondo e decide di cercare una soluzione che concili l’amore della figlia con gli interessi della famiglia che, appartenente alla classe della nobiltà, ormai in quel periodo in decadenza, cerca un appiglio nella borghesia mercantile per rientrare nella vita politica della città. E’ La mentalità dei padri a decidere l’esito della novella: infatti nella novella di Tancredi e Ghismunda si assiste a un amore tragico (è collocata nella quarta giornata), mentre in quelle dell’usignolo si assiste a un amore a lieto fine (La novella è collocata nella quinta giornata). Differenze si trovano anche tra le due amanti: Ghismunda, alla scoperta da parte del padre della tresca con Guiscardo, si dimostra una donna forte e decide di non sottomettersi al padre (durante il dialogo tra i due lo chiama “Tancredi”, non utilizzando il solito appellativo di padre), anzi lo attacca per difendere il suo amore e Guiscardo, minacciandolo di uccidersi se egli ucciderà il suo amato; Caterina invece, quando il padre scopre la tresca, si mette a piangere e, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, non prega il padre perché abbia pietà di loro, ma prega l’amato perché faccia tutto quello che dice di fare suo padre.