ANALISI DEL TESTO LA PATENTE

ANALISI DEL TESTO LA PATENTE


-Nella novella “la patente” scritta da Pirandello e successivamente raccolta in “Novelle per un anno”, tratta la storia del giudice D’Andrea e di Rosario Chiarchiaro, un impiegato licenziato a causa del sospetto di essere uno iettatore. L’uomo ha sporto denuncia presso la magistratura contro due giovani, che al suo passaggio avrebbero fatto il classico gesto di superstizione popolare delle “corna” per allontanare il malaugurio. Il giudice D’Andrea si trova allora di fronte ad un caso paradossale, dato che, in quanto esponente della legge, non può certo credere all’esistenza della sfortuna né può tutelare in alcun modo gli interessi di Chiarchiaro che, a causa delle malelingue del paese, oltre ad aver perso il posto di lavoro, non riesce a far sposare le figlie ed è costretto a tenere segregata in casa l’intera famiglia. La situazione si complica quando Chiarchiaro è convocato in tribunale per dare la sua versione dell’accaduto, infatti anziché difendersi o ritirare la denuncia, il protagonista, vestitosi da autentico menagramo, reclama con forza e convinzione di andare a processo, e anzi di poter ottenere una “patente” del suo status di portasfortuna. Il brano si conclude con il giudice D’Andrea che, sconcertato e sconfitto, non può far altro che fare di Rosario Chiàrchiaro un impiegato comunale, stipendiato perché non causi il malocchio al resto della cittadinanza.

Questa novella, come molte altre opere di Pirandello, rappresenta il dramma dell’uomo costretto in un’immagine nella quale gli altri lo hanno calato. Il tema costante e fondamentale per l’autore è infatti quello dell’impossibilità dell’individuo di avere un’identità; l’uomo non è uno, ma è tanti quante sono le sue relazioni con gli altri, infatti è costretto in una “maschera” che gli altri gli attribuiscono. Oltre al tema centrale della “maschera” vi sono anche altri temi molto significativi come “il giudizio superficiale fatto in base a ciò che appare e non a ciò che si è” e “la vita fatta di apparenze”. Ciò che amalgama molto bene questi tre temi è l’umorismo, infatti è tipico della narrativa di Pirandello creare situazioni bizzarre ed umoristiche. Inoltre queste situazioni, al di là del sorriso, mettono a nudo pessimisticamente tutta la pena di vivere del personaggio. Il contrasto tra apparenza comica e tragicità di fondo rende Chiarchiaro un personaggio non comico ma umoristico, testimoniando quel sentimento che Pirandello definì “sentimento del contrario”. Si tratta di un modo particolare di osservare la vita, integrando la realtà come appare con la riflessione su quello che si nasconde dietro le apparenze. La riflessione consente di osservare contemporaneamente la realtà da un punto di vista diverso, di vederne il suo contrario, cioè il suo aspetto nascosto: un atteggiamento ridicolo, per esempio, può essere letto come il risultato di una sofferenza, o in un sentimento tragico possiamo vedere l’aspetto ridicolo. Infatti come dice lo stesso Pirandello, “una vecchia signora coi capelli ritinti, orribilmente truccata e con abiti da ragazza, suscita il sorriso (comicità), ma se scatta il sentimento del contrario (umorismo) e rifletto sul fatto che forse quella signora si abbiglia così solo per trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, allora partecipo al dolore del personaggio e ne provo pietà”.