AMERICAN TROOPS LANDING AT SALERNO

AMERICAN TROOPS LANDING AT SALERNO

AMERICAN TROOPS LANDING AT SALERNO

TESTO PIU’ ARCHIVIO IMMAGINI.

IL PIANO DELLO SBARCO Nelle prime ore del mattino di giovedì 9 settembre 1943 le circa 450 imbarcazioni destinate all’operazione Avalanche si riunirono al largo delle coste campane. Erano salpate parte della Sicilia e parte da Tripoli, Orano e Biserta, alcune fin dal 5 settembre. La flotta era stata avvistata e in parte attaccata da alcuni aerei tedeschi, e dunque Kesselring era sull’avviso di uno sbarco imminente, anche se permaneva l’incertezza intorno alla località prescelta per lo sbarco. Tutte le unità tedesche erano in stato di allerta, ma non erano certamente in grado di difendere ogni possibile punto di sbarco. La forza d’invasione era costituita dalla Quinta Armata americana, comandata dal generale americano Mark Wayne Clark, e comprendeva il 10° Corpo d’armata britannico, comandato dal generale Richard L. McCreery 12 , e il 6° Corpo d’armata statunitense, comandato dal generale Ernest J. Dawley 13 .

I mezzi da sbarco erano scarsi perché molti erano già stati inviati il Inghilterra per la preparazione dell’operazione Overlord 14 , lo sbarco in Normandia. La prima ondata dello sbarco a Salerno fu perciò limitata alla 46ª e 56ªdivisione di fanteria inglese e alla 36ª divisione di fanteria americana. Vi erano poi 3 battaglioni di Ranger americani e 2 unità di Commando inglesi. In riserva immediata, pronta a sbarcare, fu tenuta la 45ª divisione di fanteria americana. Il 10° Corpo, a sinistra, doveva far sbarcare le sue due divisioni fianco a fianco a sud di Salerno. I Ranger americani e i Commando britannici sarebbero sbarcati a ovest di Salerno per proteggere il fianco sinistro dello schieramento impossessandosi dei passaggi nella montuosa penisola di Sorrento, operazione che avrebbe facilitato l’avanzata della forza d’invasione oltre la piana di Salerno, proteggendola da contrattacchi provenienti da nord. Cinque giorni dopo lo sbarco il 10° Corpo doveva essere raggiunto dalla 7ª divisione corazzate, così rinforzato, dirigersi a nord e avanzate subito in direzione di Napoli.

Sulla destra, dopo lo sbarco della 36ª divisione, la 45ª l’avrebbe seguita non appena la disponibilità dei mezzi da sbarco lo avesse consentito. La 34ªe la 3ªdivisione di fanteria e la 1ªdivisione corazzata americana sarebbero dovute sbarcare a Napoli, che Clark era convinto di conquistare entro il 23 settembre. L’82ª divisione aviotrasportata doveva rimanere in Sicilia come riserva generale, dato che l’idea di lanciarla su Roma per aiutare gli italiani contro i tedeschi dopo la firma dell’armistizio era stata cancellata. Il completamento del piano prevedeva infine il congiungimento della Quinta Armata con l’Ottava Armata di Montgomery che stava avanzando dalla Calabria.


LO SBARCO E LA BATTAGLIA DI SALERNO

I Ranger sbarcarono alle 3,10 del mattino del 9 settembre 1943, senza nessun contrasto, e si mossero rapidamente verso gli obiettivi loro assegnati. Contemporaneamente i Commando si impossessarono del centro abitato di Salerno incontrando solo una leggera resistenza. Alle 3,30 il 10° Corpo sbarcò sotto la protezione di un possente bombardamento navale, ma le sue truppe dovettero aprirsi la via verso l’interno combattendo.

Gli inesperti texani della 36ª divisione americana misero anche loro piede sulle spiagge alla stessa ora, senza però copertura di fuoco, contando sul solo fattore sorpresa. Benché la prima ondata subisse pesanti perdite, alle 6,10 tutte e sei le ondate della divisione erano sbarcate. Gli attacchi della Luftwaffe, che erano stati tempestivi, diminuirono d’intensità verso l’alba, allorchè si fece sentire l’azione dei velivoli alleati provenienti dalla Sicilia. La reazione tedesca fu dura ma frammentaria. Quindici carri della 16ª divisione Panzer compirono il primo significativo contrattacco contro le teste di sbarco alle sette del mattino, ma furono respinti dal fuoco combinato delle artiglierie navali, dei pezzi anticarro dell’artiglieria e della fanteria e dell’azione dei guastatori. Il fuoco dell’artiglieria e dei mortai tedeschi, oltre a continue incursioni di carri e fanteria, riuscì però a scombussolare il deflusso delle forze alleate sulla spiaggia. Lo sbarco delle unità corazzate fu notevolmente ritardato e quando avvenne fu totalmente disorganizzato. In mezzo a un’indescrivibile confusione, tuttavia, le forze americane riuscirono a muoversi dalle spiagge verso l’interno. I tedeschi contrattaccarono con grande energia per tutto il giorno, ma con reparti di piccola entità, e le truppe della Quinta Armata riuscirono a respingerli a consolidare le proprie posizioni. Rinforzi, truppe dei servizi e materiali cominciarono finalmente a riversarsi sulle spiagge.

Al calar delle tenebre, il 10° Corpo si trovava quasi 5 chilometri all’interno verso l’aeroporto di Montecorvino. Alla sua destra, il 6° Corpo americano, che una volta superati gli ostacoli iniziali aveva incontrato scarsa resistenza, era avanzato di circa 8 chilometri. Separati dal corso del fiume Sele, i due Corpi d’armata agivano indipendentemente, quasi senza contatti. Tuttavia, al termine del primo giorno. Le cose sembravano procedere bene per gli Alleati. Più a sud intanto, le forze tedesche si ritiravano ordinatamente di fronte all’Ottava Armata di Montgomery. Kesselring non si lasciò impressionare dallo sbarco a Salerno e incaricò il generale Vietinghoff di contenere le teste di sbarco quanto bastava perché giungessero le unità tedesche provenienti da sud. Vietinghoff affidò quindi tale compito alla 16ªdivisione Panzer, che il 10 settembre fu concentrata contro il 10° Corpo inglese e ne bloccò ogni ulteriore progresso. L’Ottava Armata era lontana ancora 190 chilometri e per di più Montgomery aveva deciso proprio il 9 settembre di arrestare l’avanzata per due giorni, allo scopo di far riposare e rifornire adeguatamente le truppe, ma concedendo così ai tedeschi tempo prezioso per organizzare un contrattacco a Salerno. Il 10 settembre il generale Clark visitò il fronte di entrambi i Corpi d’armata: i progressi del 6° Corpo potevano considerarsi nel complesso soddisfacenti, ma la resistenza incontrata dagli inglesi e gli 11 chilometri che separavano le due masse alleate erano motivo di preoccupazione.

Clark fece allora restringere la zona di competenza del 10° Corpo, in modo che al momento opportuno esso potesse effettuare un attacco in direzione nord e puntare su Napoli. Dall’altra parte, il 6° Corpo dovette spostare il proprio settore di sei chilometri e mezzo a nord e schierare due reggimenti della 45ª divisione nella nuova zona del fronte. Il 12 settembre il generale Clark pose finalmente il proprio quartier generale a terra. Se il cambiamento nelle competenze dei de Corpi d’armata facilitava le operazioni di McCreery, estendeva invece la linea del corpo di Dawley fino al limite, obbligandolo a impiegare sul fronte tutte le riserve. Il 13 settembre la 36ªdivisione occupava un fronte di oltre 56 chilometri, ben al di sopra di quanto una divisione a pieno organico fosse in grado di difendere in quelle condizioni tattiche. Il 13 settembre il generale Vietinghoff lanciò un contrattacco in piena regola. La divisione Hermann Göring e la 15ªPanzergrenadier attaccarono il fronte del 10° Corpo, mentre elementi della 16ª e 26ª Panzer e della 29ª Panzergrenadier si lanciarono contro il 6° Corpo. Nel pomeriggio del 13 settembre i tedeschi ruppero le linee americane, annientando un battaglione della 36ªdivisione e minacciando le spalle dello schieramento.

La situazione si fece così critica che Clark ordinò al suo stato maggiore di pianificare un’evacuazione delle truppe per sbarcarle poi nel settore sull’altra riva del Sele. Tuttavia gli americani riuscirono a imbastire una valida resistenza lungo le rive del torrente Calore, mentre i reparti anticarro riversavano tutto il fuoco sui Panzer nemici. Durante la notte gli attacchi tedeschi diminuirono d’intensità, e gli Alleati cominciarono a riordinarsi. Con l’Ottava Armata che avanzava a velocità di lumaca, l’unica grande unità in grado di raggiungere abbastanza in fretta la zona dei combattimenti era l’82ªdivisione aviotrasportata, della quale Clark richiese l’invio lo stesso 13 settembre. Nella notte fra il 13 e il 14 settembre, 1300 paracadutisti americani effettuarono un lancio perfetto sulle teste di sbarco e andarono immediatamente a rinforzare le posizioni della scossa 36ª divisione. Per tutta la giornata del 14 settembre i tedeschi attaccarono l’intero fronte alleato, cercandone il punto debole per sfondare, ma i loro sforzi si rilevarono infruttuosi. Bombardieri pesanti alleati, momentaneamente dirottati dai loro obiettivi in Germania, gettarono il loro micidiale carico sulle unità tedesche, le linee d rifornimento e le aree di concentramento. Lo stesso giorno la 7ª divisione corazzata inglese cominciò a sbarcare nel settore del 10° Corpo, mentre l’ultimo reggimento della 45ª divisione, il 180°, si schierò in riserva dietro le linee del 6° Corpo. la notte tra il 14 e il 15 settembre altri 2100 paracadutisti dell’82ªdivisione e si lanciarono sulle spiagge per irrobustire la difesa. Ma già a sera del 14 settembre, con adeguati rifornimenti sbarcati e con rinforzi in arrivo, la crisi era stata superata. Il 15 settembre, considerando che l’Ottava Armata era lontana ancora 80 chilometri. Kesselring ordinò un ultimo sforzo contro le teste di ponte. Il 15 e il 16 i tedeschi attaccarono ancora coraggiosamente, ma alla fine apparve chiaro che ormai gli Alleati non potevano più essere ricacciati in mare. Kesselring ordinò allora di effettuare azioni di contenimento che proteggessero l’ordinato ripiegamento verso nord. Con forze esigue aveva costretto gli angloamericani a restare sulla difensiva per otto interi giorni, malgrado la loro superiorità aerea e l’appoggio delle potenti artiglierie della flotta da guerra: sapeva di poter ripetere questa manovra e aveva dimostrato come si poteva combattere una guerra difensiva nell’Italia centrale.

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