AMBASCERIA AD ACHILLE LIBRO 9

AMBASCERIA AD ACHILLE LIBRO 9

AMBASCERIA AD ACHILLE LIBRO 9


Angosciato per le sorti della guerra, Agamennone riunisce gli Anziani degli Achei (i “gherontes” in greco) ossia i guerrieri che si distinguono sia per l’ età sia per la loro autorevolezza. Spinto da Nestore, il più anziano guerriero greco, Agamennone ammette il suo errore e si dichiara disposto a rimediare, offrendo ad Achille, se tornerà a combattere, non solo Briseide, ma una lunga serie di doni principeschi: promette addirittura di dargli in sposa una delle sue figlie al ritorno in patria.
Viene perciò organizzata un’ ambasceria ad Achille, che è guidata da Fenice, il vecchio istitutore di Achille; a lui seguono Odisseo e Aiace Telamonio.
Giunti alle navi dei Mirmidoni, gli ambasciatori sorprendono Achille mentre suona la cetra cantando le imprese gloriose degli eroi; di fronte a lui, l’ amico Patroclo lo ascolta in silenzio. Dopo il banchetto, prende la parola Odisseo, che in un discorso lungo ed elaborato elenca i doni promessi dall’ Atride e si sforza di convincere Achille a placarsi, facendo leva sul ricordo del padre Peleo, sulla situazione difficile dell’ esercito Acheo e sulla sua gloria.

-Le due sorti di Achille (Libro IX v.388-420)
Il discorso di Achille a (libro 9-vv308-vv429) porta alle estreme conseguenze le considerazioni proposte dall’ eroe nel primo canto e conduce perciò ad una radicalizzazione del conflitto con Agamennone.
Nel canto nono, Agamennone non è presentato soltanto come un vile, ma è accusato anche di aver inflitto ad Achille la stessa umiliazione per cui cerca vendetta a Troia: come Paride ha rapito la moglie di Menelao, così egli ha sottratto la donna ad Achille. Come Agamennone, Achille esige perciò di riscattare il suo onore ferito, e non bastano i doni. La riparazione può avvenire solo attraverso la completa umiliazione dell’avversario, anche a prezzo della sconfitta dell’ esercito greco.
Ma Achille, nella sua indignazione, si spinge ancora oltre e rinnega persino la morale eroica: se il suo valore e il suo impegno assiduo in battaglia non sono bastati a conservargli l’onore, è meglio pensare a custodire il bene prezioso e fragile della vita. L’attaccamento alla vita di Achille è sincero, proprio perché sa bene di essere destinato a una morte prematura; meno convinta è la sua rinuncia all’ onore, ma Achille è così esasperato che si prepara a metterla in atto tornando in patria.
Questa decisione estrema cambia solo quando intervengono Fenice e Aiace, che si appellano alla sua amicizia: dopo le parole di Fenice, che lo ama come un padre, Achille si dimostra più incerto sulla scelta di tornare in patria; dopo il discorso breve e schietto di Aiace, Achille, pur lamentandosi di essere stato trattato da Agamennone come “uno straniero privo di timè (in greco)”, dà la sua risposta definitiva: non tornerà a Ftia, ma entrerà in battaglia solo quando Ettore “giungerà alle tende e alle navi dei Mirmidoni”.
La promessa sarà mantenuta: Achille combatterà non “per le donne degli altri”, ma per tutelare se stesso e i suoi, ossia per vendicare l’ amico Patroclo. In questo modo la guerra non riguarderà nemici che gli sono indifferenti, come diceva nel primo canto, ma sarà divenuta una questione privata.

AMBASCERIA AD ACHILLE LIBRO 9

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