ALL AMICA RISANATA ANALISI

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Tra Arcadia e Neoclassicismo. L’ode si colloca nel solco della lirica arcadica: ad essa rimandano sia il carattere di poesia d’occasione, fondata sull’ omaggio galante alla bella donna, sia le strofe di versi brevi ed agili. Tuttavia, al di là di questi legami, Foscolo non sceglie la via della facile cantabilità e della limpidezza arcadica, ma piuttosto quella di un Neoclassicismo sostenuto ed aulico. La poesia sembra voler rivaleggiare con la scultura e la pittura, delineando immagini intensamente visive e plastiche, caratterizzate da un’armonia composta di linee e di volumi. Neoclassico è anche lo sforzo costante di nobilitare ogni aspetto della realtà quotidiana attraverso un lessico estremamente elevato l’«egro taalamo», «inclito studio», «novelli numeri» ecc.) ed un largo impiego di figure retoriche, oppure attraverso il travestimento grecizzante (I monili sono opera di «scalpelli achei», le scarpette da ballo sono «candidi coturni», la stanza da letto «arcani lari»).

Il discorso filosofico. In realtà l’ode aspira ad essere ben più che un componimento galante d’occasione: Foscolo, attraverso l’uso di quelle forme, vuole condurre un ambizioso discorso filosofico sul significato e sul valore della bellezza. Un indizio in questo senso si ha già ai versi 9-12, in cui si insiste sull’efficacia rasserenatrice della bellezza sugli animi degli uomini portati a «vaneggiare»: con questo siamo subito avvertiti che la bellezza fisica non è che una manifestazione della Bellezza ideale. Essa evoca un mondo di superiore armonia contro il caos di passioni e di conflitti che caratterizza la realtà umana, e per questo possiede un’efficacia purificatrice.

La riflessione si sviluppa poi pienamente nella seconda parte, dove si insiste sulla funzione eternatrice della bellezza. Foscolo fonda il suo discorso su una lettura razionalistica del mito greco: Artemide, Bellona, Venere non erano che donne mortali, ma la fama le ha consacrate come dee immortali.

L’ eternità della bellezza è quindi, da questo punto di vista, un’illusione; ma Foscolo pone l’accento proprio sull’illusione contro la conoscenza razionale: ciò che conta, per lui, è che la bellezza abbia consacrato nella memoria quelle donne famose, vincendo i limiti mortali.

Ciò che consente alla bellezza l’eternità nella fama è il canto dei poeti; così, nelle ultime due strofe, il discorso sulla funzione della bellezza si prolunga nel discorso sulla funzione della poesia. Altrove Foscolo attribuirà al poeta un compito civile e politico, quello di conservare le grandi memorie del passato e di stimolare le virtù patriottiche. Qui la dimensione civile è lasciata in secondo piano: il compito del poeta è assicurare l’eternità alla bellezza; solo attraverso il suo canto la bellezza può esercitare la sua facoltà di rendere eterne le cose contingenti.

La grecità non è un paradiso perduto. Foscolo propone se stesso come esempio di tale compito del poeta: egli è colui che può far rivivere nella presente cultura italiana spirito dell’antica poesia greca, perché è greco di nascita ed è ispirato dall’ «aer sacro» della sua terra. Foscolo quindi ritiene che la grecità non sia un paradiso di bellezza ed armonia definitivamente perduto: esso può ancora esser fatto rivivere in forme attuali. Co suoi «inni» egli potrà trasfigurare la bella donna in una dea, come i poeti greci hanno trasfigurato in dee Artemide, Bellona e Venere.

Come si vede, quella che potrebbe apparire un’iperbole galante, rispondente alle convenzioni della poesia d’occasione, si rivela invece il veicolo di una riflessione di ben più vasta portata. Foscolo sente fortemente il motivo della precarietà delle cose umane, del tempo che le trasforma incessantemente, della distruzione che sempre incombe su di esse. È un motivo che scaturisce dalla sua cultura materialistica settecentesca, che concepisce la la realtà come un ciclo di distruzione e trasformazione perenne della materia. Ma, come si constatato nell’Ortis, Foscolo è insoddisfatto di questo orizzonte culturale e sente il bisogno di individuare valori assoluti che diano saldi fondamenti all’ esistenza. A questa esigenza risponde appunto il mito della bellezza: essa ha la funzione di vincere il tempo e le forze distruttrici che operano nel mondo umano, il compito di assicurare eternità alle cose.