ALBATROS

ALBATROS

di Charles Baudelaire


Parafrasi:
Spesso, per divertirsi, i marinai catturano un albatro, uno di quegli imponenti uccelli di mare che seguono, con lentezza compagni di viaggio, le navi in volo sugli aspri abissi. Il re del cielo! Non fanno in tempo a posarlo sul ponte che subito, goffo, impacciato, comincia a portarsi dietro le ali grandi e bianche come se fossero remi. Povero viaggiatore alato, com’è fiacco e sgraziato – e ridicolo e brutto, lui poco fa così bello! Uno gli mette la pipa nel becco, un altro, zoppicando, fa il verso allo sgraziato che volava. Il Poeta è come lui, principe delle nuvole che sta nella parte più alta del cielo e ride di quelli che tentano di colpirlo. In terra, fra grida di scherno, solo, con le sue ali da gigante non riesce a camminare.

Analisi e Commento:
Il senso di disagio provocato dalla violenta trasformazione socio-economica dell”800 si è manifestato in due diverse poetiche nell’opera di Baudelaire. La prima, quella del simbolismo, è generata da un forte desiderio di ritrovare quel forte legame tra le società pre-industriali e la natura. Sono poste in risalto le analogie tra uomo e natura e accostati i diversi messaggi sensoriali provenienti dal mondo naturale, espressi attraverso la figura retorica della sinestesia. La seconda, l’allegorismo, deriva dal tentativo di sottolineare il profondo distacco della vita rispetto alla nuova realtà industriale, proponendo al lettore spunti di riflessione che richiedono un’attività razionale per essere compresi.

Egli paragona sé stesso (e il poeta in generale) all‘albatro, quell‘uccello che è magnifico ed elegante in volo, ma sgraziato e goffo quando tenta di muoversi a terra. Sí, perché ogni poeta si sente forte e potente mentre compone, peró dalle persone “normali“ viene lasciato in disparte e deriso (“…è il Poeta che, avvezzo alla tempesta, si ride dell‘arciere: ma esiliato sulla terra, fra scherni, camminare non puó per le sue ali di gigante“).