Achille fa strazio del cadavere di Ettore XXII vv 395-411
Achille, dopo aver spogliato delle armi il nemico, ordina agli achei di avanzare verso la città, per vedere se i Troiani siano disposti ad arrendersi o vogliano ancora resistere. Ricordandosi che Patroclo è ancora insepolto, decide di trasportare il cadavere di Ettore alle navi.
vv 395-400
“Disse e meditò ignominia contro Ettore glorioso:
gli forò i tendini dietro ai due piedi,
mi passò due corregge di cuoio,
dalla caviglia al calcagno,
lo legò al cocchio, lasciando strasciconi la testa,
e balzato al cocchio, alte levando le nobili armi,
frustò per andare: vogliosi i cavalli volarono”.
Il corpo, trascinato solleva una nuvola di polvere, i capelli si scompigliano e si insudiciano.
Vedendo l’orrendo spettacolo, Ecuba, madre di Ettore, leva alte grida, cui fanno eco tutti i Troiani, compreso Priamo.
vv 410-411
“sembrava che tutta intera Ilio ricca di poggi
da capo a fondo si consumasse nel fuoco”.
Questo brano rappresenta Ettore come un eroe profondamente umano nel quale si alternano differenti stati d’animo; Achille, al contrario, è dominato da un solo sentimento: l’odio verso colui che ha ucciso Patroclo e che perciò merita la morte e lo sfregio del cadavere.
Il Pelide quindi manifesta passioni “elementari” e sentimenti sempre eccessivi.