A MIA MOGLI PARAFRASI ANALISI E COMMENTO

A MIA MOGLI PARAFRASI ANALISI E COMMENTO

DI UMBERTO SABA


PARAFRASI

Tu sei come una giovane bianca pollastra, ti si arruffano i capelli come le piume di una gallina che nel bere china il collo e nel mangiare raspa la terra. Tuttavia nell’andare hai un lento passo di regina che cammina sull’erba robusta e superficiale. Ciò è migliore che nel maschio, così come tutte le cose migliori di esso, più intime, più dolci che si avvicinano al divino. Tutto questo è a mio giudizio, poiché nessuna come te si avvicina alle cose serene della natura, nessuna come te è degna di ritrovarsi nella bianca pollastra e nella gravida giovenca. Quando la sera reca il sonno nei pollai, le gallinelle mettono voci che ricordano le tue dolcissime querele quando ti lamenti un poco dei tuoi mali; nessuno ci aveva sinora fatto udire con tali orecchi la voce serale dei pollai. Tu sei come una gravida giovenca, materna ma ancora festosa e giovanile, senza la gravità che è consueta a quegli animali. Così come una giovenca se la lisci, volge il collo così come una rosa tinge tenera la sua carne; invece se la incontri e la odi mentre muggisce, quel suono ti è tanto lamentoso che le strappi l’erba di bocca per farle un dono. In tal modo ti offro il mio dono quando sei triste.Tu sei come una cagna dal collo lungo, che ha sempre tanta dolcezza negl’occhi ma ferocia nel cuore. Proprio per questo sembra una santa ai piedi del padrone, una santa nel quale arde un fervore indomabile simile a quello che Dio ha in serbo per te. In casa o per via ti segue e mostra i candidissimi denti a chiunque osi avvicinarti. E’ il suo amore che soffre di gelosia. Tu sei come la timida e paurosa coniglia, che, quando non le viene recato ciò che attende, si rannicchia nella sua angusta gabbia cercando angoli bui. Chi potrebbe mai far soffrire una coniglia, così pavida e mansueta? Chi potrebbe far soffrire te così simile a lei? Tu sei come la rondine che ritorna in primavera ma che riparte in autunno. Questo hai in comune alla rondine, le movenze leggere; e questo a me, che mi sentivo vecchio nell’animo, annunciasti col tuo arrivo una nuova primavera. Tu sei come la formica laboriosa. Di lei parla la nonna al bimbo che l’accompagna, quando escono a fare una passeggiata in campagna. Ora dunque ritrovo tutto ciò che è del tuo amore nell’ape e in tutti le femmine degli animali sereni che si avvicinano al divino e in nessun’ altra donna.


Analisi L’immagine femminile

Nella prima strofa la moglie del poeta è come una bianca pollastra arruffata, dal lento tuo passo di regina e dalla voce sommessa. L’ inconsueto paragone accenna anche alla nobiltà delle femmine degli animali, che avvicinano a Dio, perché hanno le virtù tipiche della sensibilità cristiana (dolcezza, fedeltà, devozione). Nella seconda strofa la moglie è come una giovane mucca gravida, simbolo di maternità gioiosa, che suscita tenerezza e che il poeta sente il bisogno di accarezzare (se la lisci…carne) e consolare nei momenti di sofferenza. E’ qui evidente l’allusione a quando la moglie aspettava una figlia, che nacque nel 1910. Nella terza strofa la moglie è come una cagna dagli occhi dolcissimi, animata da intenso amore e da sensuale femminilità, fedele e devota nell’intimità, ma ferocemente gelosa del suo padrone. Nella quarta strofa la moglie è timida e paurosa, ma dotata di amore materno come una coniglia, che per riscaldare la tana dei propri piccoli si strappa di dosso il pelo. Nella quinta strofa la moglie ha la grazia leggera della rondine, simbolo della primavera e della rinascita della natura, capace di infondere nel poeta l’amore per la vita; diversamente dalla rondine, la moglie non ha l’abitudine di andarsene via, ed è fedele. Nella sesta strofa la moglie è definita laboriosa e previdente come una formica e un’ape. In chiusura ritorna un verso della prima strofa, che sottolinea la dimensione religiosa della poesia: gli animali sono visti come espressione della grandezza di Dio (tutte / le femmine di tutti / i sereni animali /che avvicinano a Dio). In definitiva i parallelismi che il poeta realizza fra il mondo degli animali e gli aspetti caratteriali della moglie sono volti ad esaltare le virtù di quest’ultima, dotata appunto di tenerezza, fedeltà, fertilità, previdenza, grazia e amore materno. Tutte queste virtù, in piena coerenza con la poetica di Saba, risultano più significative perché messe
in relazione con la semplicità, la purezza, l’incontaminata spontaneità delle creature animali, a diretto contatto con Dio.


Commento

La donna di Saba fa riflettere sulle figure femminili di altri autori, come Laura di Petrarca, nella quale il poeta opera distinguendo la sua dama, la sua figura femminile protagonista, da tutte le gentili donne create fino a quel momento. Laura è tramite di una conoscenza di sé, dei propri limiti e insieme della propria, sia pur non eterna, ricchezza espansiva: la sua bellezza trasparente, morbida e luminosa, comprende in sé la natura delle stagioni più belle. Per il “dolce stil novo” la donna era vista in un piano spirituale, come mezzo per la salvezza. Essa infatti non era più caratterizzata dai capelli biondi e il viso chiaro. ma da delle nuove caratteristiche che la rendevano somigliante ad un angelo. Il tema della donna angelo si sviluppa, ella viene infatti considerata il mezzo per arrivare a Dio, un modo di elevarsi. Un’altra particolarità era che la donna non veniva mai nominata, né descritta ma era circondata da un alone di mistero, era una perfetta sconosciuta. E’ doveroso naturalmente fare riferimento alla figura quasi evangelica della Beatrice di Dante che viene definita, nel sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare”, in un modo straordinario, cioè come una “cosa venuta / di cielo in terra a miracol mostrare”. “Cosa” è il termine dell’indefinibile, e le parole di Dante indicano che Beatrice fu, insieme, una donna realmente vissuta, una creatura celeste, un riflesso dell’ansia di ascesa spirituale e di purificazione del poeta. Beatrice donna appartiene alla sfera privata della vita di Dante, alla sua giovinezza fiorentina, agli anni della maturazione umana e poetica. La donna di Leopardi (A Silvia), per quanto idealizzata e importante per l’autore, finisce per vedere schiacciata la sua identità in nome di ciò di cui essa si deve far portatrice secondo le scelte dell’autore. Per il sincero dispiacere di Leopardi per la precoce morte di Silvia, non si può comunque parlare di una vera analisi dell’universo femminile. Più vicino agli anni di Saba è D’Annunzio, nella sua vita c’è un continuo sfilare di donne fatali “sintetiche”, cioè sintesi dell’esperienza sensuale di tutte le epoche (Pamphila è la più celebre ed esemplare, desiderata dal poeta per la sua sensualità immorale e impura). D’Annunzio prende dal Decadentismo europeo il tema della superiorità femminile e lo fa suo, l’uomo è debole, fragile, sottomesso la donna lo domina.