A MIA MADRE DI EUGENIO MONTALE

A MIA MADRE DI EUGENIO MONTALE

-È una poesia scritta alla fine del 1942, l’anno della morte della madre. Elle resterà viva per la forza che il ricordo di lei conserva nei vivi. Montale confronta la sua ideologia con quella della madre, convinta dell’esistenza di un’anima e dell’aldilà.


Ora che il coro delle coturnici
ti blandisce nel sonno eterno, rotta

felice schiera in fuga verso i clivi

vendemmiati del Mesco, or che la lotta

dei viventi piú infuria, se tu cedi

come un’ombra la spoglia(e non è un’ombra,

o gentile, non è ciò che tu credi)

chi ti proteggerà? La strada sgombra

non è una via, solo due mani, un volto,

quelle mani, quel volto, il gesto d’una

vita che non è un’altra ma se stessa,

solo questo ti pone nell’eliso

folto d’anime e voci in cui tu vivi;

e la domanda che tu lasci è anch’essa

un gesto tuo, all’ombra delle croci.

Eugenio Montale, La bufera e altro, Parte I. Finisterre)


Annotazioni

1. coturnici: uccelli della famiglia dei fagiani, dalle belle piume cinerine, collare nero, becco e gambe rosse. Il «coro» è il canto degli uccelli.

2. ti blandisce: ti conforta, quasi addolcendoti il sonno della morte.

3-4. felice … Mesco: mutevole e gioiosa schiera in fuga verso i pendii del Mesco (promontorio delle Cinque Terre) dove si è fatta la vendemmia (siamo dunque in autunno).

4-5. or che … infuria: ora che la guerra (la seconda guerra mondiale) piú infuria.

5-6. se tu cedi … la spoglia: se tu abbandoni il tuo corpo come se fosse un’ombra («spoglia»: nella religiosità popolare della madre il corpo è solo una veste dello spirito).

6-7. e non è … credi: e non è un’ombra, o gentile, non è ciò che tu credi, l’ombra di una realtà piú vera, lo spirito.

8. chi ti proteggerà?: chi difenderà il tuo ricordo?

8-13. La strada sgombra … vivi: la strada sgombra (dal peso della materia) non è la via della salvezza: solo due mani, un volto, le tue mani, il tuo volto, il gesto concreto di una vita che vale di per sé (non è in funzione di un’altra esistenza), solo questo ti pone nel paradiso della memoria, lo spazio spirituale dei defunti in cui continui a vivere. L’Elisio o Eliso era la dimora serena delle anime dei pagani; qui indica lo spazio intimo della memoria, dove sopravvive il ricordo dei cari defunti.

14-15. e la domanda … croci: e la domanda che tu lasci è anch’essa un tuo gesto, fa parte della tua personalità, all’ombra delle croci, nel cimitero. Il poeta non ci dice quale sia questa domanda-preghiera della madre: forse di non preoccuparsi del suo corpo, forse di credere nella sopravvivenza dell’anima.


Metro: due strofe di sette e sei versi, seguite da un distico; endecasillabi con rime e assonanze.

Datazione: la poesia, datata «1942», venne pubblicata in «Letteratura», VII, Firenze, gennaio-aprile 1943. La madre di Montale, Giuseppina Ricci, morí a Monterosso nel novembre del 1942.

Fonti: Eugenio MONTALE, L’opera in versi. Edizione critica a cura di Rosanna Bettarini e Gianfranco Contini, Torino 1980; Eugenio MONTALE, Poesie. A cura di Angelo Marchese, Milano, Arnoldo Mondadori Scuola, 1991, pp. 158-159; Eugenio MONTALE, Finisterre (versi del 1940-42). A cura di Dante Isella, Torino, Einaudi, 2003.

 


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