Le opere secondarie di Virgilio
Virgilio scrisse, oltre al suo capolavoro l’Eneide, anche altre opere :
Bucoliche (Bucolica): composte in due o tre anni tra il 42 e il 39 a.C. a Napoli, sono una raccolta di dieci ecloghe di stile perlopiù bucolico e che seguono il modello del poeta siciliano Teocrito. La quarta ecloga è dedicata a Pollione, la sesta a Varo, e la decima a Gallo: tre potenti governatori della provincia cisalpina presso cui il poeta sperava di trovare favore per rientrare in possesso delle proprie terre perdute durante l’esproprio.
Georgiche (Georgicon): composte a Napoli in sette anni (tra il 36 a.C. ed il 29 a.C.) e suddivise in quattro libri. È un poema didascalico sul lavoro dei campi, sull’arboricoltura (in particolare della vite e dell’olivo), sull’allevamento e sull’apicoltura come metafora di un’ideale società umana.
Ciascun libro presenta una digressione: il primo sulla morte di Cesare, il secondo con un elogio all’Italia, il terzo sulla peste. Il poema si conclude con l’esposizione del mito di
Aristeo. In realtà, nella prima stesura delle Georgiche, la conclusione del IV libro era Mdedicata a Cornelio Gallo ma, caduto questi in disgrazia presso Augusto, gli venne
ordinato di concludere l’opera in modo diverso. L’opera fu dedicata a Mecenate. Si tratta sicuramente di uno dei più grandi capolavori della letteratura latina e l’espressione più alta dell’autentica e vera poesia virgiliana. I modelli qui seguiti sono Esiodo e Varrone.