I FRANCHI E L’IMPERO CAROLINGIO

I FRANCHI E L’IMPERO CAROLINGIO

Popolazione formatasi nella prima metà del III secolo dall’unione di diverse tribù germaniche. Comparsi intorno al 235 sulla riva orientale del basso Reno, compirono incursioni nelle province romane Germania e Belgica, apparendo ai romani come dei giganti dai capelli rossi e dai lunghi baffi (i capelli lunghi erano invece portati solo dai membri delle famiglie dei capi), abili combattenti a piedi e specializzati nel lancio della scure a doppio taglio. Sconfitti da Aureliano, nel IV secolo furono ammessi nell’esercito romano come ausiliari e nel 357 quelli stabilitisi a occidente della Mosa ebbero da Giuliano l’Apostata lo statuto di foederati. Essi furono allora chiamati con il nome di franchi salii, mentre quelli rimasti sulla riva destra del Reno furono chiamati franchi ripuari. Alleati di Ezio ai Campi catalaunici contro Attila(451), entro la fine del V secolo avevano fatto della Renania e del Belgio settentrionale regioni interamente germanizzate. I franchi ripuari si impossessarono di Colonia e Treviri, mentre i salii (Merovingi) arrivarono fino alla Loira. Sotto il re Clodoveo questi eliminarono i resti dell’esercito romano in Gallia (486), sconfissero sul Reno gli alemanni (496) e cominciarono a penetrare nella Gallia visigotica. Con il battesimo di Clodoveo (498) poterono godere dell’appoggio dei vescovi della Gallia e condurre la guerra contro i visigoti ariani anche in nome della religione. Annessa la Gallia visigotica dopo la battaglia di Vouillé (507), Clodoveo riuscì prima di morire a imporre la sua autorità anche sui ripuari. I Merovingi gestirono il potere fino alla metà dell’VIII secolo d.C., quando furono esautorati dai “maestri di palazzo”, veri e propri primi ministri dei due regni franchi di Austrasia e Neustria. Questi maestri di palazzo appartenevano alla dinastia dei Pipinidi o dei Carolingi (dai nomi dei fondatori, Pipino il Breve e Carlo Magno), e godettero di enorme prestigio a causa del loro grande seguito militare ottenuto tramite il legame vassallatico-beneficiario (forma di rapporto personale costituito dalla sottomissione di un uomo libero a un signore, a cui venivano assicurati fedeltà e appoggio militare in cambio di protezione e di un beneficio, consistente in una rendita, il più delle volte fondiaria) e del prestigio conseguito sconfiggendo gli Arabi a Poitiers nel 732 d.C. Merito dei Carolingi fu la creazione di un impero europeo la cui formazione politico-territoriale fu realizzata da Carlo Magno e dai suoi figli e legittimata nell’anno 800 dall’incoronazione imperiale da parte del papa. Giunse a comprendere i territori in seguito occupati da Francia, Svizzera, Austria, Germania occidentale, Italia centrosettentrionale e Catalogna, e inoltre, in qualità di tributari, le tribù slave fra Elba e Oder, la regione mediodanubiana in precedenza controllata dagli avari e la Croazia. Peculiarità del regno di Carlo furono la costruzione di un apparato burocratico centrale e il consolidamento della struttura amministrativa locale, articolando il territorio in comitati e, dove maggiori erano le esigenze militari, in marche, gli uni e le altre controllati dalle visite periodiche dei missi dominici. Questa riorganizzazione non arrivò mai a una perfetta suddivisione del regno in circoscrizioni affidate a ufficiali pubblici ma, sviluppando processi già avviati in precedenza, realizzò un precario equilibrio tra le esigenze centrali e la volontà di potere delle grandi famiglie aristocratiche, che trovarono nell’assunzione di incarichi pubblici uno strumento di potenziamento dinastico.

Alla morte del fratello Carlomanno (771), Carlo incorporò anche i suoi domini, costrinse alla fuga i suoi figli e si fece acclamare unico re dei franchi. Nello stesso anno ripudiò la moglie Ermengarda, figlia del re dei longobardi Desiderio, e sposò la nobile sveva Ildegarda. Nel 773, su sollecitazione di papa Adriano I, scese in Italia contro i longobardi e assediò, prima a Pavia e poi a Verona, il re Desiderio e suo figlio Adelchi. Nel giugno del 774, sempre con il sostegno della Chiesa, fece prigioniero Desiderio e annetté alla corona anche il regno longobardo. Nel 776 sconfisse il duca del Friuli; nel 780 intervenne, di nuovo su richiesta del papa, contro Arechi, duca di Benevento e genero di Desiderio, che godeva dell’appoggio bizantino, e lo sconfisse definitivamente nel 787. Contemporaneamente agli interventi nell’Italia longobarda condusse numerose campagne diplomatiche e militari. Attuò sanguinose campagne militari contro i sassoni che nell’804 vennero forzatamente cristianizzati. Fra il 787 e il 793 combatté contro i bavari fino alla sconfitta del loro re Tassilone III. Gli avari investiti dagli eserciti franchi fra 791 e 796, furono in parte dispersi e in parte sottomessi e convertiti al cristianesimo. Minor successo ebbero le spedizioni verso nord, contro danesi e normanni, e verso sud, contro gli arabi di Spagna. Qui, dopo alcuni successi iniziali (778), Carlo fu sconfitto a Saragozza e a Roncisvalle e solo nell’801 il figlio Ludovico, re d’Aquitania, poté concludere una pace con l’emirato di Cordoba e provvedere alla creazione di una marca ispanica. Il grande impero costruito da Carlo fu consacrato alla fine del secolo, quando papa Leone III, minacciato da una congiura nobiliare, gli chiese protezione, lo accolse a Roma con i più alti onori e nella notte di Natale dell’anno 800 lo incoronò imperatore. L’opera di rafforzamento e di consolidamento dell’impero continuò negli anni successivi. In particolare, la ricostruzione di un impero d’Occidente rese problematici i rapporti con l’impero bizantino sfociati in una guerra che si concluse soltanto nell’812 con un accordo di pace. Ma le preoccupazioni maggiori di Carlo Magno si rivolsero all’organizzazione delle strutture del potere, all’amministrazione e gestione dell’impero e all’omogeneizzazione dei diversi territori. Egli provvide alle esigenze di questa politica spostandosi continuamente, con tutta la sua corte, dall’una all’altra zona dell’impero. In ambito economico cercò, anche attraverso una riforma monetaria che incentivò la circolazione della moneta d’argento, di rivitalizzare il commercio. Sul piano politico e su quello del controllo sociale fece leva sulla potente aristocrazia terriera laica ed ecclesiastica e sul rapporto vassallatico-beneficiario che stabiliva una complessa rete di legami personali. Si trattava di un sistema destinato a realizzare una sorta di compenetrazione tra ordinamento pubblico e strutture vassallatico-beneficiarie, per cui divenne abituale la concezione che la carica pubblica fosse essa stessa un beneficio, anziché un servizio da compensare con un beneficio, cioè con la concessione di beni. Particolarmente attivo fu nella promozione delle arti e della cultura letteraria, filosofica e scientifica, al punto che si è parlato, per gli anni del suo regno, di una vera e propria rinascita carolingia. Essa si appoggiò non tanto ai centri urbani, quanto a istituzioni ecclesiastiche, soprattutto monasteri (spesso sedi di celebri scriptoria e luoghi di istruzione per i figli dei nobili). Parteciparono a quest’opera di diffusione della cultura intellettuali provenienti da diverse parti dell’impero, che furono spesso anche consiglieri del sovrano, considerati più tardi membri di una cosiddetta schola palatina (fra gli altri il diacono sassone Alcuino, Paolo Diacono, il poeta visigoto Teodulfo, il teologo di origine italiana Paolino, il franco Eginardo). Destinato a restare per secoli simbolo dell’unità dei cristiani e dell’Europa e simbolo della lotta contro gli infedeli, Carlo Magno poté trasmettere il suo potere al figlio Ludovico I il Pio che gli succedette come unico imperatore nell’814.

Sotto i successori di Carlo Magno, morto nell’814, pur mantenendosi l’unicità del titolo imperiale, da un lato le spartizioni tra i rami della famiglia e alcune differenze etniche diedero vita a diversi regni: occidentale, centrale e orientale (trattato di Verdun, 843), dall’altro i funzionari locali e i grandi latifondisti poterono sfruttare l’indebolimento del potere centrale per attuare i propri progetti di rafforzamento signorile. Esponenti della famiglia carolingia mantennero, non continuativamente, il controllo dei diversi regni. Il ramo imperiale di Lotario I si estinse già con Ludovico II nell’875, quello derivato da Ludovico il Germanico si estinse nel 911, quello francese derivato da Carlo il Calvo fu definitivamente deposto da Ugo Capeto (987).