10 AGOSTO PARAFRASI

10 AGOSTO PARAFRASI


La poesia 10 agosto è stata scritta dal poeta italiano Giovanni Pascoli e rientra nella
raccolta poetica Myricae composta nel 1891. Il tema del componimento è il ricordo
della giornata del 10 agosto 1867, notte di San Lorenzo, in cui rievoca la morte del
padre. La poesia è composta da 6 quartine di decasillabi e novenari per un totale di

24 versi. Lo schema rimico è ABAB CDCD.


Passiamo ora alla riattualizzazione della poesia:
San Lorenzo, io so il motivo per cui un così grande numero di stelle s’incendia e
precipita dal cielo perché un pianto così grande risplende nella volta celeste. Una
rondine tornava al nido: la uccisero e cadde tra i rovi spinosi; aveva nel becco un
insetto che rappresentava il cibo per i suoi piccoli. Adesso ella con le ali aperte come
se fosse crocifissa, che porge quell’insetto verso la volta celeste; i suoi piccoli sono
all’oscuro, che aspettano, che cinguettano sempre più fievolmente. Anche un padre
torna a casa sua: lo uccisero, diede il suo perdono e rimase negli occhi spalancati la
volontà di emettere un grido; recava come regalo due bambole.
Lì, nella casa solitaria aspettano lui, attendono inutilmente; lui fermo, stupefatto
rivolge le bambole verso il firmamento. E tu, cielo, immenso ed eterno dall’alto dei
mondi sereni riversa stelle come se piangessi su questa terra oscura a causa del
male. I temi principali sono il dolore per la perdita del padre dell’autore e l’ingiustizia
che pervade il mondo intero con il desiderio di purificazione rappresentato dalla
pioggia di stelle nel giorno di San Lorenzo. Predominano colori cupi, privi di luce per
accentuare lo stato d’animo provato dall’autore in un momento così buio. L’autore
utilizza principalmente il tempo presente per evidenziare con esso quanto, la
tragedia vissuta anni prima, sia per lui attualissima. È presente l’allitterazione della
lettera “l” (verso 2), “r” (verso 5), “p” (verso 12). Vi è la presenza dell’apostrofe “San
Lorenzo” (verso 1) e “cielo” (verso 21).
Sono presenti le figure dell’anafora ora-ora (versi 9 e 17) e dell’iterazione della
parola “che” nella terza strofa. Vengono attribuite azioni umane alla rondine e al
cielo individuando la personificazione. È presente al verso 9 la figura retorica della
similitudine “come in croce” accomunando il padre dell’autore alla figura di Cristo in
croce. Al verso 15 vi è una sinestesia: “negli aperti occhi un grido”. Sono presenti
diverse metafore: nido (verso 13), di un pianto di stelle (verso 23), atomo opaco del
male (verso 24). Ci sono degli enjambements: tanto-di stelle (v. 1-2) tende-quel
verme (v. 9-10) addita- la bambole (v. 19-20) mondi-sereni (v. 21-22) inondi-
quest’atomo (v. 23-24). Sono presenti molti casi di sinalefe.
Il campo semantico prevalente è costituito da termini dell’ambiente naturale (cielo,
stelle), del mondo animale (rondine, verme) e vegetale (spini).